Fulvio Cervini lunedì ospite di Inventario Medievale

SONY DSCRiprendono lunedì prossimo gli appuntamenti del ciclo “Inventario medievale” che la Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria sta proponendo a un pubblico vasto e appassionato nei primi due mesi del nuovo anno. Ospite questa volta sarà il prof. Fulvio Cervini, docente dell’Università di Firenze e molto noto in città per avervi esercitato l’attività di funzionario della Soprintendenza per i Beni Storici e Artistici.

Cervini si soffermerà sulla parabola dell’arte medievale in città, un tema poco frequentato ma ricco di fascino e interesse. Alessandria è una delle poche città medievali italiane a non avere un’origine romana, e uno dei pochi centri sorti nel XII secolo con dichiarate ambizioni urbane (tanto che divenne presto sede vescovile e fu subito assediata dal Barbarossa). Essa dovette quindi costruirsi non solo una fisionomia di città, ma anche una cultura architettonica e figurativa che fin dalle origini si caratterizzava per un forte policentrismo, orientato soprattutto verso Milano e Genova, ma attento a elaborare soluzioni peculiari e originali. Un processo che si sviluppa fino a tutto il Quattrocento, e definisce una sorta di “via alessandrina” al “gotico di pianura”, evidenziandone la funzione di cerniera tra diversi orientamenti culturali. Prova ne siano quanto sappiamo della Cattedrale di San Pietro, e, ora, del Broletto comunale (ovvero Palatium Vetus); il gotico iperrestaurato di Santa Maria del Carmine e Santa Maria di Castello; il gotico monumentale dell’architettura degli ordini mendicanti e in particolare del San Francesco, ora dissimulato nell’ex ospedale militare; la sala degli Umiliati; gli affreschi arturiani della torre di Frugarolo; e gli arredi superstiti della Cattedrale, tra cui spicca il monumentale Crocifisso migrato a Casale al principio del Quattrocento. Ma quella fisionomia è difficile da ricostruire proprio perché Alessandria ha lacerato e quasi disintegrato la sua immagine medievale, soprattutto tra Settecento e primo Novecento, fino a renderla quasi irriconoscibile. Ma essa agisce tuttora sottotraccia; e come documenta il caso straordinario del Palatium Vetus, attende solo di essere interrogata e assimilata da una comunità consapevole delle proprie risorse culturali e identitarie.

Fulvio Cervini è nato a Sanremo nel 1964. Insegna Storia dell’arte medievale e Tutela dei beni culturali all’Università di Firenze, dove dirige anche la Scuola di Specializzazione in Beni storico-artistici. Si è formato nelle Università di Firenze e Roma “la Sapienza”, e alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Ma anche e soprattutto sul campo: prima come giornalista, insegnante, precario dei beni culturali; quindi, dal 1999 al 2005, come funzionario storico dell’arte presso la Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte, dove si è occupato di tutela territoriale nelle province di Alessandria e Verbania e ha diretto l’Armeria Reale di Torino. Dal 2003 al 2005 ha insegnato Storia comparata dell’arte dei paesi europei all’Università di Pisa. Tra le sue pubblicazioni, I portali della cattedrale di Genova e il gotico europeo (Firenze, 1993), Il Candelabro Trivulzio (Cinisello Balsamo, 2000); Liguria Romanica (Milano, 2002); Tesi e malintesi. Piccolo dizionario ad uso dei laureandi (Pisa, 2012). Con Carla Enrica Spantigati, ha curato il catalogo della Pinacoteca dei Cappuccini a Voltaggio e una monografia su Santa Croce a Bosco Marengo, entrambi editi dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria. Con Daniele Sanguineti, la mostra di Maragliano a Ovada (2005).