Salute, sicurezza e aziende ‘a infortunio zero taroccato’ [Controvento]

Camera del Lavorodi Ettore Grassano

C’è stato anche un momento di suspence ieri pomeriggio, quando Silvana Tiberti (segretaria provinciale della Cgil) e il prof. Salvatore Rizzello (direttore del dipartimento politico-giuridico-economico dell’Ateneo Avogadro) hanno presentato il progetto congiunto che, nei prossimi 12 mesi, vedrà impegnato un team multidisciplinare di ricercatori universitari ed esperti della Camera del Lavoro sul tema, delicatissimo, della salute e della sicurezza negli ambienti di lavoro.

Ed è stato quando Silvana Tiberti ha sottolineato: “ci sono anche grandi aziende, in provincia, che della logica ‘infortuni zero’ hanno fatto un brand, un marchio da sbandierare. Peccato che sia spesso un brand falso, artefatto”. Non importa a chi si riferisse: importa purtroppo che spesso, soprattutto quando la priorità dei lavoratori diventa conservare il lavoro ad ogni costo (come spesso succede oggi), si è disposti anche a negare di essersi ammalati o fatti male in azienda, a quanto pare. E le statistiche migliorano anche così, a volte.

Ecco perché un progetto come quello messo in pista da Camera del Lavoro e Università (i risultati dovrebbero essere disponibili tra un anno, nella primavera del 2015) diventa un’esperienza innovativa, da seguire con grande attenzione. Si tenterà la mappatura completa del mondo del lavoro del territorio provinciale (“quantitativa e qualitativa”, come ha ricordato Salvatore Rizzello, che sarà responsabile scientifico della ricerca), visto attraverso la duplice lente degli infortuni (compresi quelli mortali: 36 negli ultimi 5 anni), ma anche e soprattutto delle malattie.

Ed è questo secondo aspetto, in realtà, il terreno più ‘friabile’ e meno esplorato: basti pensare che sul tema ci sono tutt’ora in corso processi che fanno riferimento a fatti di qualche decennio fa!

“Anche noi del sindacato”, ha riconosciuto con onestà intellettuale Silvana Tiberti, “non possiamo tirarci del tutto fuori dal discorso delle responsabilità rispetto ad una visione in cui a volte, pur di creare lavoro, si evita di andare a fondo sul fronte delle malattie, e soprattutto della prevenzione delle stesse, come degli infortuni. E se è vero che nella contrattazione di secondo livello oramai con la crisi si parla soltanto più di ammortizzatori sociali, va detto che anche prima il tema della salute e della sicurezza non è quasi mai stato al centro dell’attenzione, o comunque meno del necessario”.

Ora la combattiva segretaria della Cgil (alla vigilia, tra l’altro, di un congresso che si annuncia non facile) decide di giocare anche questa carta, e di puntare sulla sensibilizzazione dei lavoratori. La seguiranno?