Psiup: storia e limiti del ‘partito provvisorio’

Psiup copertina librodi Cecilia Bergaglio

Un piccolo partito fatto di tante periferie e dalla vita brevissima, ma collettore di spinte culturali e politiche di respiro europeo e, soprattutto, anticipatore di quei movimenti sociali e collettivi che animeranno la stagione della mobilitazione studentesca e dell’autunno caldo. Aldo Agosti, storico emerito dell’università di Torino, ha rispolverato la definizione del Partito socialista di unità proletaria come di un partito provvisorio, scrivendone la storia per Laterza (Il partito provvisorio, Storia del Psiup nel lungo Sessantotto italiano, Laterza, pp.304, euro 25).

Una ricerca scientifica di cui si sentiva la mancanza nel vasto panorama della storia dei partiti politici italiani e condotta in gran parte su documentazione inedita, ovvero l’archivio del partito depositato presso la Fondazione Istituto Antonio Gramsci di Roma. Una lettura piacevolissima in cui Agosti, come da sempre ci ha abituati, rende in maniera straordinariamente efficace ogni genere di sfumatura interpretativa.

Giovedì scorso in tanti hanno assistito alla presentazione dell’opera svoltasi nella Sala Consiglio di Palazzo Ghilini, non solo in segno di omaggio a uno dei più grandi storici italiani, ma anche perché la storia dello Psiup è un pezzo della storia di Alessandria. Dopo gli onori di casa da parte di Carla Nespolo, presidente dell’Istituto per la storia della Resistenza in provincia di Alessandria promotore dell’iniziativa, Aldo Agosti è stato introdotto da due ex militanti protagonisti della stagione psiuppina di Alessandria, Franco Livorsi e Giorgio Canestri.

Un tardo pomeriggio ricco di riflessioni e di spunti, di quelli che, nel piccolo della nostra provincia, vorresti vivere più spesso. Dagli interventi sono emerse le contraddizioni di fondo che hanno minato dalla base le possibilità di sopravvivenza dello Psiup, in cui di fatto hanno convissuto l’opposizione radicale al centrosinistra e il filosovietismo dei due massimi dirigenti nazionali, Tullio Vecchietti e Dario Valori, lo spirito di contestazione al sistema e la ricezione di cospicui finanziamenti da parte dell’Unione Sovietica. Un partito che ha però saputo realizzare compiutamente l’incontro di operai e di intellettuali e che, soprattutto, è stato protagonista dell’unica stagione riformista di questo Paese immobile, contribuendo, tra le altre cose, alla realizzazione dello Statuto dei Lavoratori, al diritto di famiglia, alla legge sul divorzio e alla nascita delle Regioni.

Affascinante, oltre che assolutamente fondata, l’interpretazione di Agosti che intravvede l’inizio della fine dello Psiup in quel lontano 21 agosto 1969, quando esso si schiera a favore dell’invasione sovietica di Praga. Una “reticente equidistanza”, come la definisce Agosti, fatale e che trova espressione in quella sfortunatissima frase passata alla storia, inserita all’interno del comunicato diramato dal partito il giorno seguente: “l’invasione non risolve, ma aggrava”.