Sono piccoli, ma se si arrabbiano….[Controvento]

Cissaca_sede_centraledi Ettore Grassano

Ci sono due soggetti che, nel dibattito pubblico (con annesse polemiche, giustificazioni, silenzi imbarazzati) sulle conseguenze del dissesto/disastro del comune di Alessandria, rischiano sempre di fare la parte di Cenerentola, o di sparire in un cono d’ombra, e sono i piccoli comuni, e le cooperative.

Di queste ultime abbiamo già parlato di recente, ma torneremo a farlo presto. Anche perché il presidente del Cissaca (nella foto) Mauro Buzzi ha ribadito che il Consorzio socio assistenziale è nuovamente con le spalle al muro (ma ci sarebbero anche espressioni più colorite, volendo far riferimento ad altre parti anatomiche), dal momento che la Regione Piemonte non ha ancora versato un euro dei circa 4 milioni dovuti per il 2013, e il comune di Alessandria è di nuovo inadempiente dal marzo 2013 (per circa 2,8 milioni del 2013, mentre recuperare da Palazzo Rosso gli altri 8 milioni antecedenti al 2012 sarà per il Cissaca impresa improba). Ergo, le cooperative lavorano, si fanno il mazzo in prima linea assistendo minori, anziani e portatori di handicap fisici e psichici, e non vengono pagate. Se vi pare che si possa continuare così! E francamente i ragionamenti di Buzzi sulla possibilità di ricorrere, in futuro, all’aiuto di Fondazioni private o donazioni di singoli cittadini appaiono un po’ fumosi, e un po’inquietanti. Significa che Regione e Comune di Alessandria stanno preventivando un’insolvenza strutturale, o un progressivo disimpegno? Ripetiamolo ancora: è inaccettabile che lo Stato (nelle sue varie articolazioni territoriali) pretenda di affidare l’erogazione di servizi essenziali per la comunità a privati, quali sono le cooperative, e che poi, oltre a ‘strozzarle’ sul fronte delle gare di appalto, non le paghi pronta cassa!

Seconda Cenerentola: gli altri comuni dell’Alessandrino. Leggetevi da soli l’elenco completo, sul sito del Cissaca.
Sono piccole comunità mediamente sane e ben amministrate, e che pagano regolarmente le loro quote al Consorzio, come ad Amag e ad Aral/Amiu. E però sono anche, queste comunità di cittadini (di serie B?) costantemente in apprensione, e costrette a subire decisioni e fallimenti che passano sopra le loro teste. E, come se non bastasse, che fa lo Stato centrale? A smontare la macchina pubblica vuole partire da lì, dai piccoli comuni rei di ben funzionare.

Insomma, situazione complicata, con i soggetti citati (cooperative e piccoli ‘campanili’) pronti a ‘dissotterrare’ l’ascia di guerra. A partire, oggi, dal cda di Amag, per poi passare pare per un’attesa assemblea dei sindaci del Cissaca. Dulcis in fundo, dietro l’angolo incombe l’enorme ‘grana’ dei rifiuti. Ma facciamo, naturalmente, un passo alla volta.