Negli ultimi tempi i “falsi invalidi”, ma soprattutto i “falsi ciechi” occupano spesso le cronache locali e nazionali. Non sempre, però, le affermazioni che vengono fatte a tale proposito corrispondono al vero.
Conoscere come chi vede poco o nulla vive la propria autonomia aiutandosi con vari ausili, ed alcuni accorgimenti, può servire a non farlo passare per falso cieco. Spesso leggiamo sui giornali, o sentiamo nei servizi radio o tv, affermazioni che dimostrano quanto poco siano conosciute le capacità di noi ciechi ed ipovedenti.
Alcuni esempi rendono bene l’idea di quanto sto dicendo: affermazioni quali: “il falso cieco apre il cancello di casa con disinvoltura e senza bisogno di alcun aiuto…” oppure: “l’inquisito usava un I-Phone ed aveva un profilo su Facebook”: o, ancora, “la signora si muoveva con disinvoltura sul terrazzo di casa, spolverando la ringhiera o stendendo i panni…”, come se queste azioni fossero prove del loro agire scorretto, come se una persona cieca non possa o non sia in grado di muoversi agevolmente nei luoghi che conosce o di utilizzare un pc o un I-Pad, o fare molte altre cose.
Vorrei cercare di spiegare molto sinteticamente come chi vede poco o nulla può vivere in autonomia usando diversi accorgimenti, prendendo ad esempio alcune situazioni:
Mentre per chi vede bene è un’azione normale utilizzare i mezzi pubblici, per noi che abbiamo difficoltà visive le cose sono diverse. Una volta individuata la fermata siamo costretti a fermare il mezzo in arrivo per sapere se è quello che ci necessita. Alcuni di noi usano un monocolo per cercare di leggere il numero e gli orari, altri appiccicano il naso alla tabella muniti di lente di ingrandimento.
I non vedenti sono facilmente identificabili, in quanto muniti di bastone bianco od accompagnati dal loro cane guida, gli autisti si fermano dinanzi a loro, aprono le porte e li avvisano della linea di percorrenza.
Purtroppo in molte città i mezzi di trasporto non sono dotati di comunicatore di prossima fermata, ciò ci costringe ad una maggiore attenzione per individuare il nostro punto di discesa. In caso di necessità, comunque, si può sempre chiedere l’informazione.
Scesi alla fermata giusta iniziamo lo slalom sul marciapiede per evitare svariati ostacoli, gente che va in bicicletta o in motorino o che parcheggia gli stessi in modo selvaggio, pavimentazione sconnessa, lavori in corso, pali e paletti vari non accuratamente segnalati, fioriere, dehors, tende da sole posizionate troppo basse davanti alle vetrine, ecc. ecc…
Spesso gli ipovedenti, per orgoglio o per vergogna, tendono a mascherare i loro limiti, pertanto chi li incontra non si accorge che hanno bisogno di una mano. Capita, così, che alla richiesta del nome di una via o del numero che appare sul display di un’elimina-code ci si senta rispondere, magari in malo modo: “Sta scritto lì”!
In molti ambienti, come ospedali o pubblici uffici, è un problema anche il prendere un caffè ai distributori automatici. I nomi delle bevande sono scritti a caratteri troppo piccoli o a basso contrasto cromatico, per non parlare dei distributori di acqua e merendine, dove bisogna digitare un codice su un tastierino numerico. Dotare i distributori di etichette in Braille forse è chiedere troppo, anzi, ora anche la nuova tecnologia del touch-screen, persino per gli ascensori, è una ulteriore complicazione!
Le maggiori difficoltà nel muoversi in città nella stagione invernale si hanno a causa della combinazione tra scarsità di luce naturale, lampioni accesi e abbagliamento da fanali. La pioggia confonde i rumori disorientandoci, la neve e la nebbia annullano ogni nostro abituale punto di riferimento.
A tutto ciò dobbiamo aggiungere le difficoltà che si incontrano quando ci si reca in un ufficio pubblico, a fare la spesa in un supermercato o in banca.
In questi ultimi anni la tecnologia ci aiuta parecchio. Su molti telefonini e pc è possibile installare programmi vocali o ingrandenti che ci permettono di accedere al web, alla posta elettronica, agli sms e ai vari social network. Addirittura, tramite dispositivi GPS e navigatori satellitari parlanti siamo in grado di rilevare la nostra posizione per strada e di raggiungere un luogo prestabilito.
Anche per lo svago e lo sport possiamo avvalerci di diversi supporti, come ad esempio carte da gioco scritte in Braille, apposite scacchiere in rilievo, palloni sonori per calcio, showdown (una specie di ping pong per non vedenti). Anche sciare, fare vela, scherma, andare in tandem sono attività fattibili, ovviamente se accompagnati da guide esperte.
L’autonomia personale la si può apprendere frequentando corsi di mobilità e orientamento, organizzati dall’UICI o dall’I.Ri.Fo.R. che insegnano come muoversi nelle strade sfruttando i nostri sensi ed usando il bastone bianco. Esistono poi corsi di autonomia domestica per la gestione della casa. Anche qui disponiamo di strumenti parlanti o acustici, alcuni dei quali, purtroppo, piuttosto costosi: bilance, termometri, timer, dispositivi che individuano i colori, sensori che rilevano la presenza di luci accese o fuoriuscite di gas. Ma, quando non ci possono aiutare gli ausili o altri strumenti, entrano in gioco l’abitudine e la manualità che ci permettono di compiere azioni apparentemente troppo impegnative o pericolose.
Questa è la realtà nella quale ci muoviamo e operiamo quotidianamente, sfruttando le tecnologie che il progresso ci offre, ma soprattutto ci mettiamo in gioco usando le nostre risorse personali, l’intuito e la buona volontà.
Esprimiamo la più ferma condanna verso chi si finge cieco per godere di ciò che non gli spetta, sottraendo preziose risorse ai veri disabili e mettendo in dubbio la credibilità della nostra categoria. Altresì raccomandiamo alle commissioni mediche la massima attenzione nel riconoscimento dello stato di cecità parziale o assoluta con relativi benefici economici.
La concessione delle indennità di accompagnamento, delle indennità speciali, o le pensioni concesse ai ciechi civili sono regolamentate dalla legge 138 del 2001 che tiene conto non solo del residuo, ma anche dell’ampiezza del campo visivo. Questo significa che chi ha un visus abbastanza buono, riesce a leggere il giornale, nonostante nel suo campo visivo rientrino solo un paio di parole alla volta. Non possedere una visuale totale di ciò che ci circonda ci costringe a muovere continuamente la testa per vedere quello che ci sta attorno, ma ciò nonostante in molti casi andiamo ad urtare tutto ciò che non rientra nel nostro ristretto campo visivo, con conseguenti lividi ed ammaccature!
Fortunatamente non è più il tempo in cui le persone portatrici di disabilità erano ospitate in istituti o rimanevano in casa accuditi dalle loro famiglie. Ora, abbiamo coscienza di quali siano le nostre capacità, di quello che possiamo realmente fare e dei compiti che possiamo svolgere: studiamo, lavoriamo, viaggiamo, ci divertiamo e ci impegniamo nel sociale soprattutto per far migliorare le condizioni delle nostre categorie.
In tutti i capoluoghi di provincia esiste una sezione dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti in grado di fornire tutte le eventuali informazioni. In Alessandria è funzionante un centro di Ipovisione presso il quale chi ha seri problemi di vista può prenotare una visita per farsi consigliare gli ausili più idonei.
Mi auguro che queste poche righe possano in certo qual modo fare chiarezza di alcune situazioni che, se enfatizzate, creano una luce distorta sulla categoria dei ciechi e degli ipovedenti.
*Presidente Unione Italiana Ciechi ed Ipovedenti – Alessandria