Francesco Margaria, classe 1963, attualmente lavora all’Amag come addetto alla bollettazione delle utenze per il servizio idrico integrato. Curioso di natura, ama l’arte ed è un grande appassionato di sport, che pratica assiduamente nel tempo libero. Nel 1981, lavorando a una pressa, Francesco ha perso la mano destra. Non si è scoraggiato, aiutato in questo soprattutto dalla sua famiglia, ed è ripartito da una protesi. Oggi è anche vicepresidente provinciale del Fand (Federazione Associazioni Nazionali Disabili) di Alessandria, e ha una bella storia da raccontare. Buona lettura!
1) Francesco, a un certo punto della tua vita hai perso l’avambraccio destro. Ci puoi raccontare come?
Nel 1981 lavoravo in una piccola officina per laminati, e per aumentare la produzione erano state rimosse alcune sicurezze previste per il macchinario su cui operavo. Ho lasciato per un attimo sul piano di lavoro la mano destra, che è rimasta schiacciata da una pressa e successivamente amputata al “terzo medio” (ossia a metà) dell’avambraccio destro.
2) Come hai vissuto la menomazione?
Fortunatamente, se posso dire così, tutto questo è avvenuto in un periodo in cui ero giovane… avevo solo 18 anni, e il trauma è stato in qualche modo “attenuato” da una certa incoscienza giovanile. Mi sono reso conto dopo, nel tempo, di quello che mi era successo. Ma non mi sono perso d’animo.
3) A un certo punto hai scoperto che poteva esserci un rimedio… che cosa è accaduto?
L’Inail (ndr: Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro), che interviene negli infortuni sul lavoro sia per l’aspetto sanitario che per l’aspetto riabilitativo e protesico, mi ha indirizzato all’officina ortopedica di Vigorso di Budrio. Là mi hanno dato prima una protesi estetica, poi una protesi mioelettrica, che prende i comandi dai muscoli. L’ho tenuta fino a qualche giorno fa, quando è arrivato Michelangelo…
4) Michelangelo? Sarebbe a dire?
Il mese scorso, a gennaio, a Vigorso mi è stata fornita una protesi poliarticolata, chiamata appunto “Michelangelo“. Questa protesi, come la mioelettrica, è mossa dalla tensione di alcuni fasci muscolari, ma in più mi dà la possibilità di muovere il pollice per poter avere una presa laterale, che prima non avevo. Consente anche un ulteriore movimento del polso e una posizione in fase di riposo molto più naturale di prima. Nel periodo di addestramento all’uso, la gamma di possibilità con questa nuova mano mi ha fatto percepire ancora di più che Michelangelo era la mia mano! Ma guarda, sinceramente tutte le protesi che ho avuto sono state le mie mani. Non le ho mai percepite come un corpo estraneo.
5) Che cosa vuol dire per te adesso avere entrambe le mani? Che cosa provi, e che cosa consigli a chi si trova in situazioni simili alla tua?
Per me, adesso, vuol dire aumentare le mie capacità operative. Provo una grande soddisfazione ad avere queste possibilità, e una gratitudine per chi ha inventato questa protesi. A chi si trova nelle mie condizioni, consiglio di non abbattersi mai, anche se il trauma è molto forte. Devo dire che ho trovato sulla mia strada degli “attori pubblici” che funzionano veramente bene. Penso, per esempio, al Centro Protesi Inail di Vigorso di Budrio, a cui si sono rivolti anche Alex Zanardi e Roberto La Barbera. E’ una realtà meravigliosa, con professionisti di altissimo livello, sia umano che “tecnologico”. Ci dobbiamo sentire orgogliosi di loro, perché sono i più bravi in tutta Europa. E si vede!