Un po’ siamo abituati, o forse rassegnati, ma ormai certe notizie lasciano il tempo che trovano. Magari pensiamo che siano singolarità da compatire del tipo “non ti curar di lor ma guarda e passa”, eppure il loro costante ripresentarsi all’attenzione dovrebbe un pochino allarmare, come allarmano i radi goccioloni che preannunciano un terribile acquazzone. Viene anche da chiedersi ‘ma da dove spuntano queste persone capaci di gesti così innovativi?’, ‘dove si sono formate?’, come hanno fatto a inglobare nel loro intimo le certezze che le guidano nel loro curioso agire?’
Nell’ultima settimana per esempio mi hanno impressionato due esternazioni avvenute una in Italia (Emilia Romagna) e l’altra in Germania. Sono di segno diverso e tuttavia complementari perché rispondono a ottiche di riferimento di nuovo conio che con estrema leggerezza si sbarazzano di un sistema di valori e di convivenza che si è formato in qualche migliaio d’anni, con i contributi di culture e religioni diverse, a favore della nouvelle vague del politicamente corretto che fin da lontano puzza di ipocrisia e di pensiero debole (e non mi riferisco a Vattimo).
Cominciamo da casa nostra. Un insegnante di religione ha ritenuto doveroso fare osservazione a una sua allieva che al passare di una autoambulanza della Croce rossa si era fatta un rapido segno della croce motivando il suo intervento spiegando che quel gesto avrebbe potuto offendere persone di altre religioni e invitandola nelle future occasioni a scegliere gesti meno caratterizzati religiosamente, limitandosi per esempio a toccare ferro.
E oplà, il gioco è fatto, anche farsi il segno della croce diventa politicamente scorretto. Magari la prossima volta si metterà in discussione lo stesso simbolo della Croce rossa, la cui esibizione in tutto il mondo su autoambulanze, treni, tende, ospedali, potrebbe essere considerata offensiva da qualche altra sensibilissima coscienza religiosa. E poi magari potrebbe succedere che la stessa uscita in massa dei cattolici dalla messa venga intesa come una arroganza minaccia, una esibizione intimidatrice di forza crociata. Cosa bisognerà fare? Uscire a piccoli gruppi dalle porte laterali? E dei malati che vanno a Lourdes cosa ne faremo? Anche in questo caso potremmo suggerire di scaglionare le partenze evitando lo spettacolo di interi treni carichi di fedeli che qualche altra anima sensibile potrebbe ritenere una offensiva esibizione di fede cristiana? Chiudiamola qui, ma non posso impedirmi di sorprendermi vedendo che l’ondata del politicamente corretto sia arrivata così presto a investire un simbolo universale come quello della croce.
L’altra notizia, dicevo, viene dalla Svezia e si colloca nel filone assai florido del presunto razzismo. La nota ditta tedesca di dolciumi Haribo, produce tra l’altro una serie di caramelle di liquirizia, nere, certo, denominata ‘Skipper mix’ riproducenti antiche maschere africane e asiatiche. Ebbene in Svezia e in Danimarca questo prodotto è stato accusato di intenzioni razziste (chissà da quale vociante associazione) e il responsabile locale della ditta il signor Ola Dagliden, ha deciso di sospenderne la vendita perché “bisogna ascoltare la voce dei consumatori”.
Ma qui si innesta anche un fatto culturale. Quelle maschere, almeno quelle africane, si rifanno in qualche modo alle grandi mostre di arte africana che si svolsero più di un secolo fa a Parigi e poi in altre capitali in Europa e in America. Ebbene il contatto con queste forme d’arte capaci di comunicare forti emozioni estetiche anche se prodotte con tecniche primitive ebbe una profonda influenza su tutta la pittura occidentale, influenzando direttamente artisti come Cézanne, Klee, Picasso e Modigliani.
Basterebbe pensare a Picasso oppure citare Paul Gaugin che prima di partire per Tahiti lanciò la lapidaria sentenza «la verità è nell’arte primitiva», per capire l’importanza del fenomeno, ma cosa volete che ne sappiano di questi straordinari incroci di civiltà gli ignoranti maghetti del politicamente corretto!