Tutti quelli che alla fine degli anni Settanta erano bambini si ricordano di lei (insieme al leprotto Milcaro) nel programma “Anni Verdi”, in onda su TeleRadioCity dal lunedì al sabato. C’era ancora la tv dei ragazzi, e “la Giusy” era una delle regine incontrastate del pomeriggio televisivo dedicato ai più piccoli. Oggi Giusy Lercari abita in un paesino della nostra provincia e si occupa di arredare case e di antiquariato. Ama l’arte, la natura e gli animali, e per ora sta bene così, lontano dai riflettori. Con grande disponibilità ha comunque accettato di rispondere alle nostre cinque domande, regalandoci cinque gradevolissime risposte e una piccola sorpresa finale… Buona lettura!
1) Giusy, tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta hai dominato i palinsesti con Anni Verdi, in compagnia del mitico leprotto Milcaro. Che cosa ti è rimasto di quella esperienza così travolgente e, dal punto di vista televisivo, irripetibile?
Sono stati gli anni più belli della mia vita! Un’esperienza fantastica, che mi ha regalato splendidi rapporti umani che durano ancora oggi.
2) A quel tempo avevi la sensazione di fare qualcosa di memorabile, che sarebbe rimasto nell’immaginario di molti?
Guarda, sapevo che stavo facendo qualcosa di bello, ma mai e poi mi sarei immaginata un successo di quella portata. Nel periodo di Anni Verdi mi arrivavano anche cinquecento lettere al giorno, e gli sponsor facevano a gara per comparire in trasmissione. Parlo di aziende importanti, come Aiazzone, Loacker e Barilla.
3) Come funzionava la trasmissione? Improvvisavate, o c’era un copione preciso da rispettare?
C’era una scaletta, evidentemente, ma poi facevamo tutto da soli con i mezzi tecnici dell’epoca, che non erano certamente quelli di oggi! Eravamo, come dire, dei pionieri di tutto quello che si è visto successivamente in tv.
Il nostro segreto era che noi ci divertivamo veramente, e divertendoci facevamo divertire gli altri. Mi ricordo che una volta Milcaro arrivò in trasmissione veramente in ritardo, e io gli feci una bella ramanzina in diretta [ndr: io me la ricordo, quella puntata! Povero Milcaro…]. A casa pensavano che fosse tutto uno scherzo, ma a me le scatole giravano davvero! Eravamo noi stessi, semplicemente, e questo la gente che ci guardava lo percepiva.
4) Ci puoi raccontare un aneddoto significativo di quel periodo?
Ce ne sarebbero moltissimi, di aneddoti. Mi ricordo che una volta Giorgio Aiazzone invitò me e Milcaro nel suo mobilificio a Biella per fare autografi e distribuire ai bambini la mascotte del leprotto. Ebbene, pensavamo di vedere sì e no un centinaio di persone, e invece la città rimase completamente bloccata per l’afflusso esagerato di persone che volevano incontrarci! Poi ricordo anche alcune lettere di bambini che mi chiedevano di portare i loro messaggi a Candy Candy o a Heidi, dal momento che erano lì con me nella stessa “scatola”… Che meraviglia!
5) Sono in tanti a chiederselo, e dunque te lo chiedo anch’io: perché non hai continuato a fare televisione?
A un certo punto, per motivi strettamente personali ho dovuto “chiudere”. Mi sono ritirata all’apice della popolarità e oggi, ripensandoci, credo sia stato meglio così. Voglia di rientrare al momento non ne ho, malgrado mi abbiano chiesto, e ancora mi chiedano, di partecipare a questo o a quell’evento. Sono contenta di aver vissuto così intensamente un periodo irripetibile nella storia della televisione privata italiana, e per adesso mi basta. Ma sai, le porte non si chiudono mai definitivamente… chissà, magari la prossima intervista la intitoleremo “Il ritorno di Giusy”!