Sono pienamente consapevole che con quanto sto per scrivere mi farò un sacco di nemici, ma tant’è, procedo. Parliamo di Alta Velocità, un tema capace di provocare litigi nelle migliori famiglie, porre fine a solide unioni di coppia e di cancellare storiche amicizie, tanto ormai le opinioni si sono radicalizzate e fatte assolute.
Io credo che dovremmo provare un sentimento di profonda ed eterna gratitudine per coloro che hanno inventato e costruito la rete a grande velocità che innerva la nostra bellissima Europa e la nostra bellissima Italia. Milioni di persone si spostano ogni giorno grazie ai treni superveloci, coprendo lunghe e lunghissime distanze in tempi prima neppure immaginabili. E lo fanno spesso a prezzi irrisori, grazie alle liberalizzazioni e alla possibilità di concorrenza, e lo fanno non impattando sulla salute e sull’ambiente evitando di immettere nell’atmosfera tonnellate di Co2.
Senza l’alta velocità, moltissimi lavoratori non potrebbero percorrere la tratta Milano–Roma in giornata e rientrare la sera a casa. Vi assicuro non c’è nulla di più bello, dopo una lunga e faticosa giornata di viaggio, che tornare dalla propria famiglia, senza essere costretti in una squallida e solitaria stanza di albergo a fare zapping davanti a un minuscolo schermo tv. Provato di persona e vi assicuro, l’A/R in giornata funziona.
Senza l’alta velocità, le nuove generazioni di lavoratori sparse per l’Europa non potrebbero spostarsi senza sosta da una metropoli all’altra, come richiesto dai ritmi lavorativi sempre più intensi e sempre più all’insegna di una forte mobilità transazionale. Ho colleghi italiani, inglesi e francesi che ogni giorno, per raggiungere sedi di convegni, di ricerca, o di didattica si spostano per centinaia di chilometri. Oggi Parigi, domani Londra, dopodomani Amsterdam. E viaggiano tutti con il treno, divenuto più conveniente rispetto all’aereo sia grazie ai prezzi low cost (basta ingegnarsi un po’ con il sistema delle offerte delle varie compagnie), sia per la comodità di arrivare direttamente nel cuore della città senza dover prevedere ulteriori spostamenti dall’aeroporto.
A fronte di queste mie osservazioni entusiastiche, gli amici detrattori dell’Alta Velocità provano spesso a smontarmi con un: “E i pendolari allora? Non hanno diritto di viaggiare anche loro su treni che funzionino?”. Ma certo, rispondo io. Il problema è proprio questo: un Paese avanzato come il nostro deve poter disporre sia di una rete efficiente a grande vitesse, sia di un sistema di trasporto locale pendolare dignitoso. Un binomio possibile e necessario, non una scelta obbligata.
L’obiezione che mi viene mossa a questo punto del ragionamento è: “Ma in Italia costruire nuove reti ferroviarie significa appalti truccati e mafia”. Rispondo io: ma il nostro Paese è destinato a saltare l’appuntamento con una seria modernizzazione perché c’è la mafia? Io non voglio la mafia e pretendo la modernizzazione. Mi rifiuto di concepire un Paese che rinuncia a se stesso per lasciar posto alla mafia. Peccato che la lotta alla criminalità organizzata non sembra essere la priorità nell’agenda della politica italiana.