Poste, Enav (la società che gestisce il traffico aereo), Eni, Stm (microchip), Sace (assicurazione del credito) Fincantieri, Cdp Reti (holdind di investimento), Tag (gasdotto internazionale) Grandi Stazioni (controllate al 60% da Ferrovie).
Questa la ricetta del premier Letta e della sua maggioranza: vendere (o probabilmente svendere: e vedremo a chi) i gioielli di famiglia, per continuare a pagare i costi, insostenibili, della macchina pubblica: 830 milardi di euro l’anno, ossia più della metà del Pil. E poi? Che fa in genere una famiglia dopo aver svenduto tutto per mantenere uno stile di vita eccessivo? In genere, si sfalda definitivamente. Ma il parallelo tra Stato e famiglia, lo sappiamo bene, è un giochino sterile. La realtà è che anche in fasi come questa c’è sempre chi ci guadagna, e parecchio. Ma alle spalle di tutti gli altri.
Chi ha voglia di provare ad immaginare che ne sarà dell’Italia fra 3-5 anni? Provate a pensare al Paese (e ad Alessandria, naturalmente) del 2007-2008, e alla realtà di oggi. Finora siamo scivolati lentamente, ma a noi il piano pare sempre più inclinato. E i timonieri ipocriti, perchè non la raccontano giusta. Per niente.