Nicola Mecca, patron della Casa di Babette a Rosignano Monferrato, si definisce senza troppi giri di parole “un appassionato”. Meridionale di origine, più precisamente lucano, ama moltissimo la sua famiglia. Gli piacciono gli sport di squadra, basket in primis, e non sopporta Facebook. Gli amici, pochi ma buoni, preferisce frequentarli di persona.
1) Nicola, a un certo punto della tua esistenza hai deciso di cambiare vita e di aprire a Rosignano Monferrato la locanda A casa di Babette. Che cosa ti ha spinto a fare questo passo?
La pazzia direbbe qualcuno, ma in realtà è ben altro. Ho già avuto modo di affrontare nella mia vita diversi cambiamenti radicali, tutti dettati dal desiderio di mettermi in gioco in qualcosa in cui credo, e che ritengo di poter fare. Questa ultima “metamorfosi” rispecchia molto la mia personalità… dice di come sono fatto io. Non è la ristorazione di per sé che mi ha spinto a lanciarmi in questa avventura. Mi ha invece affascinato la possibilità di mostrare ai miei clienti un modo di intendere il gusto come forza, passione e territorio. A casa di Babette non nasce a tavolino, anzi… a tavolino i conti dicevano di lasciar perdere.
2) Ci puoi spiegare meglio la filosofia del tuo locale, “A casa di Babette”?
Guarda, l’idea è semplice: far stare bene le persone. Sembra una ovvietà, ma è un aspetto molto trascurato. Far stare bene, tra l’altro, in tutti i sensi, non solo dal punto di vista culinario. Del resto, una delle frasi scritte nel locale più apprezzate e che abbiamo riportato anche sul sito è la seguente: si entra come ospiti e si esce come amici.
Da un punto di vista enogastronomico, il nostro è l’unico locale in Italia che abbina lo champagne ai piatti delle tradizioni, spesso rivisitati dallo chef. Gli champagne non sono quelli che potresti trovare ovunque, ma sono quelli che in 15 anni abbiamo selezionato prima per noi, e poi per gli altri. Tutti i prodotti sono frutto della nostra ricerca e di tutti conosciamo e stimiamo i produttori. Sono piccoli vigneron, che realizzano solo ed esclusivamente con le loro uve uno champagne di grande qualità artigianale. E io mi emoziono ancora quando stringo la mano ad uno di loro, e dalla mano capisco che è lui l’artefice del suo prodotto. Insomma, non siamo la classica champagnerie dove si dà più importanza alla forma che alla sostanza. A me interessa il contenuto, che “racconto” mentre servo.
3) Hai ricevuto diversi riconoscimenti per la tua attività, tra cui il Bib Gourmand della Guida Michelin. Ci spieghi bene che cosa significa?
E’ un bellissimo riconoscimento, per i tempi che stiamo vivendo. Il significato è: ottimo rapporto qualità-prezzo. E’ il simbolo che dice “guarda che li si sta bene e si spende il giusto, rispetto a quanto ti propongono”. Da Babette trovi champagne con una forbice di prezzo tra i 22 e i 65 euro e il prezzo più alto in questo caso sono le bottiglie Magnum, ossia quelle da un litro e mezzo. Il prezzo del servizio e della vendita è identico perché il servizio non lo facciamo pagare. All’inizio la gente mi chiedeva se era vero champagne, quasi incredula per il prezzo richiesto.
Proprio qui sta la nostra scommessa: poter bere champagne a tutto pasto senza rinunciare ad una rata del mutuo. Quando vengono i produttori francesi da noi, anche loro rimangono stupiti dei prezzi dei loro vini. Più bassi che in Francia, tant’è che un giornalista parlava di noi dicendo che “per bere champagne bisogna andare nel Monferrato”.
4) Qual è stata la soddisfazione più grande, da quando sei il patron della Casa di Babette?
Poter realizzare qualcosa insieme ad altri. Penso alle persone che sono in società con me… ognuna di loro ha messo e continua a mettere un pezzo di sé. Poi, riallacciandomi all’articolo citato prima, poter realizzare qualcosa nel Monferrato, per dare la possibilità a chi arriva da me di scoprire il mondo che amo attraverso il piatto e i consigli che do. In sintesi, poter servire (sì, hai capito bene, servire). Ritengo ci sia della sacralità nell’ospite che arriva. Non sai che grande soddisfazione ho nel servire il cliente e ricevere come commiato un bel grazie e a presto. Oppure una critica che fai subito tua e inizi a analizzarla per non farla cadere, scoprendo che a quella critica devi dire grazie.
5) Nel dicembre 2013 hai inaugurato a Casale Monferrato Doppio Zero, la prima pizzeria d’Italia con abbinamento pizza-champagne. Come sta andando questo esperimento?
E’ ancora presto per dirlo… non facciamo ancora il complimese! Ma il buongiorno è interessante, come il progetto culturale che sta dietro. La pizza, il vero piatto italiano nel mondo, è oggi il più bistrattato e usato. La pizza invece come tutte le cose di valore ha bisogno di tempo. Ecco, con Doppio Zero (sottotitolo: storie di farine e lieviti), la pizza arriva nel piatto e nella tua pancia dopo aver sviluppato una lievitazione lunga che ti permette di digerirla, con ingredienti di prim’ordine, che rispettano la stagionalità. Per questo non vi è nulla preso dai vasetti, ma solo cose fresche lavorate in cucina e utilizzate come ingrediente… tutto per farti stare bene. Ma qui rischio di ripetermi. L’unica cosa che vorrei aggiungere sulla pizzeria è che è una storia, e come in tutte le storie ogni giorno si aggiunge qualcosa di diverso. Da ultimo, aggiungo che l’abbinamento pizza-champagne è a dir poco spettacolare!