Ho appreso dai mezzi di informazione che il Mc Donald’s della stazione ferroviaria di Alessandria ha chiuso la sua attività per un calo drastico del fatturato. La chiusura di un esercizio non fa più notizia e tanto meno la fa ad Alessandria, città sempre più colpita dalla crisi del commercio. Come in ognuno di questi casi, l’attenzione si concentra soprattutto sui lavoratori ai quali va la mia solidarietà e il mio augurio di trovare presto un nuovo impiego.
Tuttavia, la chiusura di un McDonald’s suscita qualche riflessione in più per ciò che esso rappresenta: un mondo tanto amato quanto contestato, un mondo che appare allegro, colorato, rassicurante, amichevole ma non per chi in quel mondo ha voluto addentrarsi un po’ più a fondo.
Il McWorld è proprio un intero “mondo” che non si basa sul solo cibo ma su un modus vivendi che ha incantato e continua a incantare una larga fetta di pubblico.
La chiusura del McDonald’s della stazione di Alessandria mi fa tornare indietro al triennio 2008-2011, quando lavoravo allo IAT (informazione accoglienza turistica) Porta del Piemonte proprio in quella stazione. Non sono mai entrata in quel locale e non ho mai mangiato e bevuto nulla proveniente da quel locale come da nessun altro locale di McDonald’s quindi sono la persona meno indicata a dare giudizi sulla qualità di cibo e servizio. So solo che la letteratura enogastronomica non è particolarmente tenera nei confronti dei fast food in generale. E non lo sono neppure la sociologia e la psicologia che si sono occupate ampiamente del caso.
Il McDonald’s della stazione di Alessandria era la meta di pendolari, viaggiatori, turisti e, a proposito di questi ultimi, ricordo che per tre anni ho visto i turisti dell’AutoZug arrivare e partire i Lunedì e i Sabato, incamminarsi in fila come formichine verso l’entrata del locale, sedersi a quei tavoli e, quando non c’era più posto, prendere i sacchetti e venire a mangiare allo IAT. Come biasimarli? In quella disastrosa e semideserta stazione, il McDonad’s era il solo luogo di ristoro e lo IAT un miracolo di accoglienza. Lo IAT era collocato tra due fuochi, la sala giochi e il McDonald’s, ma resisteva e ha resistito fino all’esternalizzazione (e alla successiva chiusura) dell’ufficio. Per un po’ ha resistito anche la libreria ma ha chiuso anch’essa dopo una breve attività: sono rimasti il tabaccaio, il giornalaio e un negozio di giochi per pc. Per tre anni i locali della stazione sono stati quasi tutti drammaticamente vuoti tra lo stupore dei turisti, soprattutto quelli stranieri. Non frequento più la stazione di Alessandria dal 2011 ma spero che qualcosa sia migliorato, soprattutto spero che presto riapra un locale di ristorazione che possa dare un’immagine di Alessandria migliore di quanto la dia McDonald’s che, nonostante il suo successo, deve anch’esso fare i conti con la McChiusura sempre in agguato e determinata non solo dalla crisi ma anche da un possibile risveglio delle coscienze. Credo che McDonald’s abbia questa consapevolezza radicata in sé al punto da rivolgersi sempre di più al pubblico infantile.
I bambini sono il bersaglio preferito della pubblicità di McDonald’s che coi bambini ci sa proprio fare, toccando facilmente i loro cinque sensi: i colori vivaci e brillanti prendono la vista, i motivetti e i ritornelli catturano l’udito, gli esaltatori di sapidità dei cibi conquistano l’olfatto e purtroppo anche il gusto, gli innumerevoli gadgets sono un divertimento per il tatto. Una volta attirati i bambini, il gioco è fatto perché arrivano i genitori, ovviamente a spendere. Un pezzo forte di McDonald’s è proprio dato dalle feste dei bambini, specie quelle di compleanno, del McCompleanno. E’ una prerogativa di McDonald’s mettere quel “Mc” davanti a tutto ciò che sforna, non solo da mangiare. Il McCompleanno non viene organizzato dalla famiglia, neppure dal bambino che non si deve affatto scervellare a fare i biglietti d’invito, inventare i giochi, la caccia al tesoro con tutti i pacchettini… e nessun genitore deve occuparsi di cibo, di bevande: ci pensa il buon Mc e soprattutto ci pensano le sue McAnimatrici (alcune davvero brave e pazienti) a divertire tutti quanti. E’ un quadretto che piace a molti McGenitori che ne sono felici perché il prezzo che si paga a bambino è davvero basso. Non importa la qualità del cibo o il messaggio che se ne trae: si spende poco e i McBambini sono contenti. Il prezzo basso è una sorta di “investimento” per creare un buon vivaio di clienti per gli anni a venire. E non passa inosservato che Walt Disney, multinazionale produttrice non solo di film ma di indumenti, calzature, giocattoli, pupazzi, gadgets, DVD… ha ottime relazioni commerciali con McDonald’s: i personaggi Disney sono presenti nel McWorld in ogni modo e maniera e nel DisneyWorld si trovano impronte significative di McDonald’s. Tutti insieme appassionatamente nel McDisneyWorld. Si sa, gli affari sono affari e pare che tutto abbia un prezzo, anche l’educazione dei bambini.
Contro McDonald’s sono state fatte innumerevoli campagne di denuncia e di boicottaggio: per la qualità del cibo, lo sterminio di milioni di animali, la distruzione di foreste, l’inquinamento dell’ambiente, lo sfruttamento dei dipendenti, la pubblicità ingannevole. Nonostante ciò, in tutto il mondo, aeroporti, stazioni, università, centri commerciali e spesso anche centri storici offrono il McServizio. A partire agli anni Ottanta si è visto il proliferare dei fast food al punto da renderli una realtà ben consolidata, ma io direi di tenere d’occhio anche le sporadiche McChiusure perché, nel gioco del domino, la fine inizia con la caduta di una tessera.
Paola Re – Tortona (AL)