Naturalmente tutti i sondaggi e le classifiche, positive o negative, vanno prese per quel che sono, senza troppa enfasi. Ma rappresentano campanelli d’allarme.
E piazzarsi maglia nera, ossia sindaco meno gradito d’Italia tra le città capoluogo, a pari merito con Taranto, non può che fare riflettere Rita Rossa, e tutto il suo staff.
Quel che gli alessandrini pensano oggi del loro sindaco, e dei loro amministratori, è del resto ‘palbabile’ da tempo girando per la città e nei sobborghi, e non servivano le trombe del Sole 24Ore per sentirlo. Bastava, e basta, un minimo di sensibilità, e di dialogo diretto con le persone.
E non è vero che la ‘colpa’ sia tutta del dissesto, e quindi di chi ha preceduto l’attuale ‘timoniera’ in sala di comando, e magari del destino cinico e baro.
Di più: la situazione di oggi, gennaio 2014, è il frutto non solo delle tasse e dei balzelli (che ci sono anche altrove: mica penserete che Pavia, il cui giovane sindaco di centro destra Cattaneo è ‘maglia rosa’ della classifica del Sole, faccia pagare ai contribuenti tasse tanto inferiori alle nostre, vero?), ma soprattutto dell’assoluta incapacità di proposta, e di azione, dei primi 18 mesi di mandato.
Rita Rossa, da quando è entrata nel Palazzo, è rimasta in mezzo al guado, sia sul fronte interno, che su quello esterno.
Per fronte interno intendiamo, naturalmente, la gestione di Palazzo Rosso e delle partecipate. Dove il sindaco è riuscito ad arrivare ben oltre ai ‘ferri corti’ con i sindacati, senza al contempo neanche realizzare quella ‘riorganizzazione’ del sistema in ottica liberista (tatcheriana sarebbe dire troppo) che peraltro in una città ‘parastatale’ come Alessandria popolarità ne avrebbe portata poca, almeno nel breve. Insomma, sul fronte interno, 18 mesi dopo, sembrano tutti scontenti o quasi, ex amici della Triplice inclusi. Anzi, loro forse più di altri. La botte è vuota, e la moglie sobria e pure un po’ incazzata, diciamo così.
Ma è il fronte esterno, ossia il rapporto coi cittadini, quello che mostra il vero volto del fallimento (di tappa, naturalmente: c’è tempo per rimediare) del centro sinistra alessandrino. E, del resto, a bocciare Rita Rossa attraverso i rilevamenti commissionati dal Sole 24 Ore sono stati 800 cittadini, scelti a caso. I quali, evidentemente, esprimono in questo modo il disagio di vivere in una città che si sta spegnendo, e i cui amministratori, come un disco rotto, ripetono da 18 mesi: “non ci sono soldi, ma valorizzeremo le idee”, e poi non ne tirano fuori mezza, e men che meno la realizzano.
E poi, signori amministratori, la prima linea delle idee e della progettualità oggi più che mai è la vita quotidiana. Ed è lì che il vostro consenso evapora: il commercio cittadino muore, e voi lanciate proclami su ‘tavoli di lavoro’ che non portano mai da nessuna parte. Le strade della città (per tacere dei sobborghi) sono devastate, le attività sociali e culturali inesistenti, i luoghi di aggregazione anche, se si esclude la ex Taglieria del Pelo, ormai ultimo baluardo fisico di socialità cittadina. Pubblica, si intende.
E poi, e anzi soprattutto, i ragazzi. Alessandria ha un’università che rappresenta un capitale umano (ci si passi il termine forse sgradevole, di moda in queste settimane grazie al bel film di Virzì) straordinario per intelligenza, vitalità, potenzialità. Eppure loro per primi, gli studenti dell’Avogadro, ci dicono: “va beh, l’ateneo è ottimo, il rapporto con i docenti da 10 e lode, ma la città è un deserto di proposte, di opportunità, di occasioni”. Chiuso Palazzo Borsalino insomma, e chiusa la sede di Scienze agli Orti, rimane il nulla. La sera tutti davanti la tv, e nel week end all’Outlet, o in altri simili ‘non luoghi’, come andava di moda definirli anni fa. Prima che diventassero il fulcro della nostra triste ‘post socialità”.
Questa è Alessandria oggi, ed è ovvio che il capro espiatorio sia il sindaco. Che, naturalmente, miracoli non può farne, ma che deve in un contesto simile saper ingranare una marcia in più, e trainare la città.
Fino ad oggi questo non è successo, e gli alessandrini lo hanno detto chiaramente, attraverso la classifica del Sole 24Ore. Ma domani? In realtà le elezioni comunali sono lontane, e a meno di exit strategy personali (di elezioni di vario genere e natura parliamo presto, promesso),c’è tempo per rimboccarsi le maniche, e cominciare a fare, davvero. Se succederà, gli alessandrini se ne accorgeranno, e potrebbero anche parzialmente ricredersi. O almeno concedere l’onore delle armi. Perché concludere un mandato in maglia nera sarebbe terribile, e non solo per il sindaco: per tutta la città.