Mr. Handbag è un non più giovane imprenditore e dirige un’industria tessile.
Una mattina, alzatosi di buona lena, decide di presentarsi ai suoi dipendenti per un annuncio importante.
Di fronte agli operai, Mr. Handbag dapprima li elogia per il lavoro svolto; dopodichè si dilunga su come il periodo di crisi imponga una cambio di passo da parte dell’azienda: dal nuovo anno quindi saranno prodotti non i tradizionali maglioni in cachemire che tanto lustro hanno dato all’azienda, ma giacche di velluto.
“Il mercato lo chiede!” esclama teatralmente chiudendo l’intervento.
Gli operai, uomini e donne, si guardano sbigottiti.
Hanno l’impressione che Mr. Handbag abbia pronunciato quelle parole come posseduto da un’entità superiore, oppure sotto dettatura.
A Mrs. Coach, ascoltato il discorso, incomincia a ribollire il sangue.
“Per quale motivo – pensa – il capo non mi ha detto nulla di questo cambio di strategia?”.
È la responsabile della produzione ma nessuno con lei ha concordato nulla di nulla.
“Mr. Handbag, ho bisogno di parlarle con urgenza!”
“Ma certamente, mia cara Mary. Posso sapere cosa la turba?”
“Mi turba la mancanza di comunicazione, mi turba che lei possa prendere iniziative di tale portata senza minimamente condividerle, mi turba…”
“Che ne direbbe di continuare a parlare di fronte ad una buona cena e due calici di champagne francese?…”
Com’è come non è, la mattina seguente Mr. Handbag si presenta al Settore Produzione con un sorriso a trentadue denti (metà dei quali posticci) e annuncia di avere scherzato.
“Che volete… le mie giornate sono così noiose… talvolta ho bisogno di prendermi gioco di qualcuno…”
Da dietro il vetro dell’ufficio, la sagoma di Mrs. Coach si disegna in controluce.
Da sotto non riescono a vedere, ma i suoi occhi brillano di soddisfazione.
E brilla l’anello di brillanti che porta all’anulare della mano sinistra.
Sulla scrivania un biglietto: “Grazie, mia cara Mary, per la serata indimenticabile”.