La cronaca savonese di questi giorni si fa forte delle gesta di alcuni ragazzi di 15/16 anni che festeggiano l’inizio del nuovo anno in maniera bizzarra.
Frequentano alcune attrazioni del luna park e, contravvenendo alle normali misure di sicurezza, non si allacciano le cinture rischiando la vita nel cosiddetto “giro della morte”.
Una giornalista del Secolo XIX ha ripreso e documentato la “bravata”; ma cosa sarebbe accaduto se uno di questi ragazzi si fosse sfracellato al suolo o nel meccanismo della giostra?
Avanzo ipotesi.
I media si sarebbero avventati sull’episodio e le trasmissioni più becere avrebbero riempito i palinsesti per settimane.
Gli amici e i parenti del dipartito avrebbero cantato il de profundis ripetendo litanie quali “era così una brava persona” o “non meritava una fine del genere”.
I politici avrebbero impugnato l’emergenza sociale e brandito emendamenti a questa o quella legge preventiva.
Eccetera eccetera.
Non sono ipotesi così difficili da ipotizzare, vero?
Avanzo pensieri.
Viene da pensare quale meccanismo si inneschi nel cervello di ragazzini che, in barba alle regole e minacciando i gestori delle attrazioni, affidano la loro incolumità al caso.
Viene da pensare se abbiano una famiglia che si occupi di loro e ne abbia cura. E una scuola.
Viene da pensare come affrontino le diverse ore del giorno e della notte; come si rapportino con le altre persone; quale valore diano al tempo, al denaro e al futuro.
Viene da pensare che non sia possibile che questi giovani abbiano una vita normale che passi inosservata agli amici, ai vicini di casa e alle istituzioni.
Sfrucugliando sul web è facile osservare che questi o simili giochi pericolosi sono all’ordine del giorno in tutta Italia e nel mondo. Dal balconing in avanti siamo saturi da almeno un ventennio.
Alcune tribù africane decretano da secoli il momento di passaggio all’età adulta sottoponendo il giovane a prove di coraggio. Ricordo documentari che negli anni Settanta mi facevano venire la pelle d’oca.
Questi giochi pericolosi moderni possono essere considerati , alla stessa stregua, iniziatici?
Penso di no.
La gioventù bruciata di oggi, differentemente da quella di jamesdeaniana memoria, è vigliacca.
Non conosce le regole quindi non può contravvenire ad esse, agisce solo con il consenso di un branco di “eguali”, si spaventa di fronte alla solitudine perché disarmata di fronte alla difficoltà, non riesce a costruirsi un pericolo e lo trova già confezionato.
Un tempo gli atteggiamenti spericolati avevano lo scopo di misurare il proprio coraggio andando verso la possibile morte, oggi esiste un’aggravante che fa discutere i Soloni della psicologia e della sociologia da salotto: l’esibizione.
Se è vero che il coraggio di vivere è la misura di un adulto sano, il rischio della morte rappresenta l’altra faccia della medaglia.
Ma sempre per un ideale.
E l’ideale non esiste senza cultura. E senza prerogativa di un domani.