Quando si dice il sistema italiano. Abbiamo appena pubblicato un pezzo sulla cura Stamine registrando la violenza dell’apparato burocratico contro le cure alternative (in questo caso compassionevoli) che ci tocca intervenire nuovamente per segnalare un’altra preoccupante crociata in atto per rendere ardua e pressoché inapplicabile nel nostro paese la normativa europea sulle medicine omeopatiche e tradizionali.
In Francia e in Germania, come già detto a proposito della cura Stamine, l’introduzione di questi ‘nuovi’ farmaci non ha destato particolari preoccupazione (le prime registrazioni risalgono ad almeno 15 anni fa) e anzi da tempo queste cure sono accettate tranquillamente dai relativi servizi sanitari che le hanno comprese tra quelle almeno in parte mutuabili.
In Italia no, la procedura è stata rallentata e ostacolata in tutti i modi e ora sono state messe in campo tutte le armi della burocrazia italiota, inventando metodologie applicative estremamente complicate in tempi ristretti insieme con addebiti pecuniari in grado di mettere in seria difficoltà le aziende che le producono. In sostanza l’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco), dopo aver ritardato l’introduzione della direttiva europea si è risvegliata a fine 2013, imponendo alle aziende del settore non solo aumenti esorbitanti delle tariffe che gravano sui farmaci (tre volte superiori a quelle adottate in Francia), ma anche la presentazione a tambur battente – visto che tutto dovrà concludersi entro il 2015 – di laboriosi dossier concepiti sulla base di quelli in uso per le medicine allopatiche. Il che può far nascere il sospetto che in Aifa di omeopatia e di medicinali antroposofici non siano molto pratici. Si tratta infatti di preparati estremamente personalizzati con metodiche accuratamente messe a punto per un uso individualizzato e la normativa prevista potrebbe costringere le piccole imprese del settore a chiudere bottega, obbligando di conseguenza gli italiani a rivolgersi alle farmacie estere.
E questo proprio quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha appena pubblicato un rapporto (The WHO Traditional Medicine Strategy 2014-2023) che prende in considerazione le medicine tradizionali vere e proprie come quelle cinese, ayurvedica e Unani e le medicine non convenzionali tra cui omeopatia, antroposofia, naturopatia, osteopatia e chiropratica e indica le strategie utili a “supportare gli Stati membri nello sviluppo di politiche fattive e di piani di azione che rafforzino il ruolo delle medicine tradizionali e complementari nel garantire la salute della popolazione”. A muovere l’Oms è stato senza dubbio il numero sempre crescente di cittadini che in tutto il mondo rifiutano i ritrovati della medicina uffciale – giudicati esclusivamente mirati all’eliminazione del sintomo senza alcuna preoccupazione per la salute complessiva dell’organismo – e scelgono terapie meno invasive e sopratutto finalizzate al recupero completo del benessere. Tanto per appoggiarsi su qualche dato, si stima che oggi in Europa oltre cento milioni di persone utilizzino abitualmentee le medicine tradizionali e non convenzionali mentre altri milioni vengono curate con questi approcci diagnostici e terapeutici in Africa, Asia, Australia e Nord America.
Nello specifico italiano gli utenti di questo settore si aggirano attorno ai dieci milioni, e allora per questo insieme di ragioni ci pare doveroso sostenere l’iniziativa portata avanti dal periodico Terra nuova, che ha lanciato una raccolta di firme destinata a sensibilizzare tutti gli ambiti istituzionali. Il tavolo con il governo è aperto e la mobilitazione degli interessati non potrà che essere positiva.
Per chi volesse sottoscrivere on-line il sito di riferimento è: www.terranuovaedizioni.it che pubblica anche i moduli per sottoscrivere la petizione in forma cartacea.