Laureata in Scienze Politiche, Cristiana De Giglio è impiegata comunale e giornalista pubblicista. Oltre al burlesque, ama la danza, i musical, la sua città, i rabaton, il bunet, i cannoli di Zoccola, il gelato di Cercenà e il dialetto alessandrino. Figlia e nipote d’arte (il padre e lo zio sono stati i fondatori della mitica Radio Cosmo), Cristiana ha avuto la possibilità di conoscere molti artisti del mondo dello spettacolo, che le hanno trasmesso la passione per il palcoscenico. La sua frase preferita è di Charlie Chaplin: “Un giorno senza sorriso è un giorno sprecato”.
1) Cristiana, come salta in mente a una ragazza di Alessandria di fare il burlesque?
L’amore per la danza mi accompagna da tutta la vita, ho iniziato a 5 anni con la danza classica e poi con la modern jazz. Non posso vivere senza perché fa bene al fisico e allo spirito. Inoltre sono sempre stata affascinata dalla moda, dalla musica degli anni 30 e 40. Avevo sentito parlare tanto di burlesque e ho deciso, circa tre anni fa, di recarmi al Salon Parisien a Milano per vedere uno spettacolo vero in un locale tipico e noto in tutt’Italia in questo settore. Sono stata affascinata dall’atmosfera, i lustrini, i boa, le guêpière, la musica, le persone che frequentavano quel locale, lo staff della Voodoo Deluxe e così ho deciso di frequentare corsi di burlesque proprio a Milano. In seguito ho frequentato stage con artiste famose come Polly Rae, Amber Topaz, Dirty Martini, Lou Lou Deville e altre, seguendole anche al Summer Jamboree, il festival a tema che si svolge a Senigallia in agosto.
2) Che cosa ti ha attratto maggiormente, di questa arte?
Il burlesque mi ha affascinato subito. E’ uno spettacolo in cui la donna è protagonista assoluta, con la sua femminilità, una certa ironia, con musiche stupende e coinvolgenti, costumi meravigliosi, l’esaltazione del tease ovvero il creare in un act un ballo o un’espressione utilizzando guanti, vestaglia, ventagli, boa, corsetti, reggicalze, calze e sfilare pian piano il tutto con atteggiamento charmant oppure divertente. In effetti, burlesque deriva dalla burla che all’epoca vittoriana irrideva gli aristocratici e gradatamente l’ironia è passata alla protagonista dell’act o a un gioco anche con il pubblico. Tengo a precisare che non si tratta di uno strip-tease, che è uno spettacolo del tutto diverso.
3) Gli alessandrini come rispondono ai tuoi spettacoli? Sono veramente così “grigi” come a volte li si descrive?
Non è stato facile iniziare in una cittadina di provincia e chiusa come Alessandria, ma con la simpatia, l’eleganza e la scenografia stile Moulin Rouge o Cabaret ho cercato a piccole dosi di abituare la gente a questa arte. La famiglia, gli amici, il fidanzato, i locali, come lo Zogra, ci hanno sempre sostenute, osando e offrendoci la disponibilità a provare ed esibirci. Col tempo il burlesque si è fatto conoscere, e le persone hanno capito che siamo ballerine, performer, ragazze che interpretano personaggi o caratteri come ad esempio Jessica Rabbit, la marinaretta, la cameriera, l’infermiera, la diva, e così via, anche se comunque non tutti condividono e apprezzano questo tipo di spettacolo.
Quest’anno ci siamo esibite in media due o tre volte al mese, quindi non possiamo lamentarci. In zona ormai le Sweet Dolls sono abbastanza conosciute e hanno partecipato a eventi come la chiusura del Salone Nautico di Genova sul veliero “La Signora del Vento”, la Madonnina dei Centauri, feste a tema rockabilly al Don, serate allo Zettel, eventi cittadini di Acqui e di Novi, il capodanno al teatro di Tortona, apertura dei concerti di Izzy and the Catastrophics, dei Riservato, Howlin’ Lou, Shary Band, ecc. Anche i giornalisti, i titolari dei locali, i fotografi ci hanno sostenute: abbiamo organizzato e siamo state protagoniste di mostre fotografiche, sfilate pin up, abbiamo coinvolto amiche che hanno messo a disposizione trucco, parrucco, lingerie, cura della persona, tutto per migliorare il nostro benessere e per interagire con realtà legate da sempre alla femminilità. Ora penso che anche la grigia Alessandria si sia abituata a conoscerci, infatti ci chiamano anche per feste di compleanno, addio al celibato e sono occasioni molto divertenti per gli uomini, ma anche per le donne…
4) E’ vero che hai organizzato una vera e propria scuola di burlesque? Chi sono le tue allieve-tipo?
Da un paio di anni tengo incontri di burlesque e portamento per curare ed esaltare la femminilità, la grazia, l’armonia nel camminare sui tacchi, a muoversi in vari contesti, a seguire una musica più lenta o più ritmata con passi di danza e di burlesque, a creare brevi coreografie, a curare l’abbigliamento, il trucco, gli accessori, ecc. E’ un mondo molto stimolate e interessante, anche se viene ritenuto a volte frivolo e sciocco, ma quando ne fai parte non puoi più farne a meno e in ogni caso chi frequenta i corsi si diverte e arriva alle prime lezioni magari poco curata e finisce super accessoriata di vestiti, guanti, boa, un bel sorriso, un aumento esponenziale dell’autostima e della sicurezza in se stessa e tanta voglia di esibirsi, imparare sempre più e affrontare il pubblico e il palcoscenico.
E’ una grande soddisfazione trasmettere tutto questo a ragazze di Alessandria e provincia e io le considero coraggiose già solo nel presentarsi alla lezione di prova. Ogni anno frequentano una decina di ragazze; non sono poche, l’età è tra i 30 e i 50 con una certa sensualità e femminilità già consolidata, solo da mettere in atto e da gestire con armonia e disinvoltura. In ogni caso avendo imparato molto alle lezioni a Milano e durante i miei anni di corsi di danza posso dire che sono soddisfatta e che non smetto però di aggiornarmi e migliorare sempre più. Un’altra caratteristica interessante del burlesque è che ogni donna, alta, bassa, magra, formosa, può partecipare e imparare a suo modo ad esprimere la propria femminilità sorridendo e giocando con se stessa e con coloro con i quali si rapporta.
5) Che cosa auguri, a te stessa e ad Alessandria, per il 2014?
Per il 2014 spero che questa avventura con il burlesque continui così gioiosamente come nei due anni precedenti e di aver successo anche con il nuovo corso di Fit Burlesque che terrò presso la palestra Aquaelibrium. Il Fit Burlesque, di cui sono istruttrice diplomata e autorizzata, è molto divertente; si tratta di un allenamento fitness con passi di danza jazz, burlesque, aerobica con un ritmo sostenuto per consumare tante calorie ma mantenendo sempre un atteggiamento femminile e sexy. Lo stretching lo facciamo con la musica di Jessica Rabbit o di Fever…
Per quanto riguarda la mia povera città non vedo molta luce in fondo al tunnel di questa crisi, ma spero che pian piano, come quando abbiamo dimostrato di essere forti durante l’alluvione del ’94, anche questa volta riusciremo a riprenderci e vedere la cara “Lisondria” di un tempo.