Sergio Vazzoler: “La comunicazione è coinvolgimento. Imprese e politica imparino ad usarla in positivo!”

Vazzoler 1Sergio Vazzoler è un alessandrino “ex giovane’ e ‘da esportazione’ che, raggiunta (ma da pochissimo!) la boa dei quarant’anni, ha deciso di provare a dare una mano anche al tessuto economico sociale del territorio. “Alessandria è casa mia, ci sono cresciuto, ci vivo, ho tanti amici: e anche se il mio lavoro si svolge in gran parte altrove è vero che, da qualche tempo, sto cercando di impegnarmi di più anche qui, in varie direzioni”. Comunicatore professionista (da diversi anni anche consigliere nazionale Ferpi, la federazione di rappresentanza degli operatori del settore), Vazzoler ha cominciato ad occuparsi di comunicazione negli anni universitari, e non si è più fermato. Ha accumulato in 15 anni una serie di importanti esperienze professionali come consulente in relazioni pubbliche e comunicazione istituzionale per organizzazioni pubbliche e private, con una speciale focalizzazione, soprattutto negli ultimi anni, nell’area ambientale. Oggi è senior partner di Amapòla (papavero, in spagnolo), agenzia di comunicazione con sedi a Milano, Torino e Genova (e Alessandria è ‘al centro’ del famoso, vecchio triangolo industriale), e un focus particolare sulle attività e le metodologie per comunicare la sostenibilità. Da non molto, infine, Vazzoler è anche membro del comitato scientifico di Fima, la Federazione italiana dei media ambientali. Fine delle qualifiche, o comunque ci fermiamo qui: ci servivano però per inquadrare alcuni dei temi che, con Sergio, abbiamo provato ad affrontare nel corso di una chiacchierata informale, approfittando di qualche giorno di pausa natalizia. A partire, appunto, dalla comunicazione legata alla sostenibilità ambientale di grandi progetti legati all’economia del nostro territorio (il terzo valico e il polo chimico, per citarne due soltanto), per arrivare ai processi di comunicazione (e di coinvolgimento/consultazione) dei cittadini rispetto alle scelte di gestione della ‘cosa pubblica’, fino a come è stato comunicato e vissuto il ‘dissesto’ del comune capoluogo.

Sergio, da comunicatore ambientale e politico ti occupi, professionalmente, di due settori che fanno sempre più rima con crisi: per un professionista della comunicazione questo cosa significa?
Vuol dire essenzialmente cercare sempre nuove strade per far capire, ai tuoi committenti pubblici e privati in primo luogo, e poi al pubblico finale che vuoi raggiungere (attraverso determinati canali di trasmissione del messaggio) che la comunicazione non è l’orpello finale, la ciliegina sulla torta che arriva alla fine del processo, o appunto l’estintore che cerchi di utilizzare nell’emergenza per spegnere o attenuare l’incendio. Ma deve essere, nei settori che hai citato e di cui mi occupo in particolare, un elemento costitutivo e fondante di un processo.

Concretamente, che significa?Parlamento vuoto
Ti faccio un caso concretissimo: a Roma, in Parlamento, è in corso un percorso legislativo che speriamo possa vedere nel 2014 il suo atto conclusivo: ossia una legge che regolamenti, anche nel nostro Paese come succede ad esempio in Francia, il dibattito pubblico, e gli dia peso e valore specifico. Qualcosa di simile esiste già dal 2013 in Toscana,  che su questo fronte è davvero all’avanguardia. Lì, per qualsiasi progetto o opera, non importa se pubblica o privata, di valore complessivo superiore ai 50 milioni di euro, si sono stabilite modalità precise di comunicazione, partecipazione e dibattito, che consentiranno alla cittadinanza non solo di essere informata a priori su progetti, ricadute, conseguenze e quant’altro, ma anche di esprimere, con determinate modalità e regole, la propria posizione al riguardo.

Terzo Valico nuovaIl pensiero corre subito, a casa nostra, a questioni delicatissime: dal Terzo Valico al polo chimico di Spinetta e relativa bonifica, per citarne due soltanto...
Esattamente. La vicenda del Terzo Valico, in particolare, è un classico esempio di processo, ormai avviato da tempi peraltro lunghissimi, in cui un adeguato ricorso ad una informazione/comunicazione trasparente e partecipata avrebbe consentito (e consentirebbe: guardiamo sempre avanti, è l’unico modo per risolvere le questioni senza ‘avvitarci’ sul passato) una gestione certamente più rapida, ma soprattutto meno contorta, e meno contestata. Il che, naturalmente, non significa che sia sufficiente comunicate meglio per mettere sempre tutti d’accordo. Però su progetti e scelte che impattano pesantemente su un territorio, e sulla sua comunità, è assolutamente indispensabile che il processo decisionale sia pubblico, e ampiamente condiviso.

Mentre in Italia, e casa nostra non fa eccezione, l’impressione è sempreLupi Terzo Valico vignetta stata: le decisioni le prendono poche persone, in segrete stanze, e in nome di interessi non propriamente collettivi…
E purtroppo è spesso stato davvero così, anche se ormai la cultura del complotto a tutti costi, e dello sfascio, ha generato una disillusione persino eccessiva. Come se non si potesse mai fare nulla di corretto e di trasparente, in nessun contesto, e non è così. Ma, per restare al Terzo Valico, la trasparenza è fondamentale, come anche l’articolazione del processo decisionale. Il fatto che si sia parlato da subito, ad esempio, di opere compensative, stabilite peraltro dalla politica e senza nessuna consultazione della cittadinanza, è stato un errore a tutto campo. A partire dall’aspetto mediatico e di comunicazione: se c’è compensazione, è già implicito che c’è danno…e se c’è danno, allora chiariamo bene di che danno si tratta, e per chi, e se e come può essere compensato.

Ma all’estero come fanno?
Mi viene in mente un recente esempio in Germania, relativo all’ampliamento dell’aeroporto di Francoforte. Un’opera importante, da tutti i punti di vista. Con interessi in campo fortemente contrapposti, e non conciliabili senza che ognuna delle parti fosse disposta a rinunciare a qualcosa. C’erano in campo gli interessi imprenditoriali di chi diceva: “senza ampliamento perdiamo competitività”, e quelli degli abitanti di un territorio che ribadivano “sì, ma con aerei che ci decollano sopra la testa giorno e notte noi qui non viviamo più, il valore degli immobili crolla”, e via dicendo. In Italia, ci saremmo fermati subito, punto e basta. Lì è partito il confronto pubblico, basato su regole certe. E il progetto è andato avanti, ma fissando regole, paletti, e certamente anche compensazioni, ma appunto ad hoc, indirizzate a chi davvero avrebbe subito danni e disagi.

Letta Napolitano_2E da noi c’è un problema ulteriore: le istituzioni, da Roma in giù, hanno un ‘leggerissimo’ calo di credibilità….
Appunto: non abbiamo mai vissuto, dalla nascita della Repubblica ad oggi, un periodo storico in cui ‘i politici’ come categoria, siano stati così poco credibili. E anche questo, peraltro, è sbagliato, perché i politici non sono tutti uguali. Ci sono i furbi, i disonesti, gli improvvisati. Ma c’è anche gente competente, che sa di cosa parla, e che oltretutto sempre più spesso non fa di professione solo il politico, o lo fa per un tempo limitato. Ma proprio per questo, e partendo dal presupposto che la crisi economica che stiamo vivendo non è congiunturale, ma strutturale, occorre trovare nuove modalità di partecipazione, confronto, comunicazione.

Guardiamo ancora a quel che succede a casa nostra Sergio. Tu sei, nonAdesso! Matteo Renzi per le primarie del Partito Democratico da ora, un sostenitore di Renzi, e hai dato una mano anche professionale, negli ultimi due anni, al centro sinistra alessandrino. Che oggi è tutt’altro che immune da quella crisi di credibilità di cui parlavi ora. Cosa hanno sbagliato, e cosa potrebbero fare di diverso?
Partiamo da Renzi, ok? Lo seguo (ma solo come addetto ai lavori ed elettore di centro sinistra, non ho mai lavorato per lui) da parecchi anni, da quando era presidente della Provincia di Firenze. Non poteva non colpire, fin da allora, un approccio comunicativo assolutamente innovativo, rispetto ai canoni classici della sinistra. Approccio che gli ha consentito di ‘uscire dal recinto’, e di attrarre tanti elettori non tradizionalmente di sinistra, ma al contempo gli ha creato anche non pochi grattacapi. Solo un anno fa, teniamolo presente, Renzi perse le primarie con Bersani, con tutte le conseguenze che conosciamo per il Paese. Ma proprio lì, la sera stessa della sconfitta, Matteo fece secondo me il suo discorso più bello, più maturo. Senza ‘rompere, ma anche preannunciando che avrebbe rilanciato, e senza minimamente negare di essere un ambizioso, anche a livello personale. Questo è un elemento che, a sinistra, è sempre stato demonizzato, mascherato, tenuto sotto traccia, in nome di interessi collettivi, o di partito. Ma la società italiana è cambiata, anche quella di centro sinistra, e Renzi sa interpretarla in maniera moderna, contemporanea. Ma anche lui, secondo me, ha un limite serio con cui confrontarsi.

Quale?
I ragazzi nati dagli anni Ottanta in poi. Una e più generazioni che neanche Renzi, come del resto tutti gli altri politici, ha ancora saputo raggiungere. E parliamo di giovani che hanno ormai codici e strumenti di comunicazione e relazione molto diversi dai precedenti, e un rapporto con la partecipazione alla vita di comunità in costante evoluzione, e da costruire. La politica tradizionale mi pare che ancora non sia riuscita a coinvolgerli, a parlare il loro linguaggio.

Che è quello della Rete….
Sì, con tutte le sue potenzialità, ma anche i limiti, le distorsioni, i pericoli. Per chi fa comunicazione di mestiere, poi, è un terreno potenzialmente fertile, ma infido. Il dibattito porterebbe lontano: ma basti pensare al recente ‘scandalo’ della diffusione tramite internet e social delle foto hard di ragazzine minorenni per capire che quello del web è un mondo meraviglioso, ma che occorre saper conoscere, e utilizzare. Lo dico anche, sul fronte dei media e della comunicazione, pensando che spesso aziende ed enti pubblici ne fanno un utilizzo arcaico, e avrebbero certamente bisogno di percorsi di formazione molto solidi e strutturati. Perché su Internet ci si può anche far male.

Comune Alessandria seraMa torniamo su Alessandra Sergio, a partire da Palazzo Rosso….
Giusto, altro capitolo delicatissimo. Mi chiedevi del centro sinistra, del modus operandi della giunta Rossa. Certamente si sono dovuti confrontare con emergenze continue, credo sia sotto gli occhi di tutti. E tuttavia i prossimi mesi saranno decisivi, per passare a quel coinvolgimento e a quel confronto trasparente e diretto con la città, che fino ad oggi è mancato. Come riuscirci, è certamente un tema che non possiamo esaurire ora, in due battute. Credo che l’ingresso in giunta di due figure come Matteo Ferraris e Mauro Cattaneo (che sono anche due miei amici, inutile negarlo) possa condurre certamente nella direzione di maggior partecipazione e trasparenza, attraverso l’implementazione di una serie di processi e procedure in parte già avviate (penso agli open data, e ai ragazzi giovanissimi, quelli nati negli anni Ottanta appunto, che stanno gestendo il progetto), o all’impatto di associazioni come Ventiventi, che non potrà che aumentare.

E poi c’è il Pisu: forse l’unico progetto concreto e già finanziato, con cuiPonte Meyer intervenire in maniera strutturale su un pezzo di città…
Esattamente. Al netto dalle polemiche pregresse, la realizzazione del nuovo ponte, ma anche la realizzazione di una serie di opere pubbliche che cambieranno radicalmente il volto di un paio di quartieri cittadini, rappresenta una carta importante da giocare, non solo sul piano della valorizzazione urbanistica, ma proprio per cercare di creare le condizioni, al contempo, per rivitalizzare Alessandria sul piano economico, delle botteghe artigianali e della piccole attività produttive. Non basta, naturalmente. Ma è un primo passo, e anche lì l’importanza della comunicazione chiara su quanto si sta facendo, con quali risorse e con quali obiettivi è assolutamente fondamentale.

Ettore Grassano