La pianura del Po casalese: itinerario fra chiese, castelli, opere d’arte

pomaro chiesa parrocchialea cura di Fabrizio Capra

Il secondo viaggio che ci apprestiamo a intraprendere alla scoperta degli angoli più suggestivi della nostra provincia (qui la prima tappa, dedicata alla Val Lemme) si snoda nella pianura casalese che da Valenza costeggia il Po fino a Casale Monferrato.

Arrivando dalla città orafa, la prima tappa è

POMARO MONFERRATO

piccolo borgo di origine medievale che sorge su un poggio a ridosso dell’imponente castello, e proprio al castello è legata tutta la storia del paese. Il nome deriva o da Pomarium (termine di origine medievale, “terra fertile”) o da Poemerium cioè luogo esterno alla città nel senso di luogo di confine distaccato dal centro.

Il Castello (foto sopra), la cui costruzione è attribuita agli Aleramici, risale al XII secolo, più volte distrutto e ricostruito, la forma attuale risale agli inizi del XVIII secolo, tranne le tre torri poligonali posteriori che sono secentesche. Nel 1939 il Ministero della Pubblica Istruzione mette sotto la tutela dello stato la tenuta e il castello di Pomaro, ritenendoli di notevole interesse storico e artistico; dal 1982 il castello e il suo parco sono di proprietà privata ma vengono aperti per ricevimenti, convegni e meeting di prestigio. In prossimità della piazza principale è stato recentemente restaurato il muro difensivo a sud del castello. Questo pregevole manufatto del XII – XIII secolo incorpora l’unica superstite, a pianta circolare, delle sette originarie torri.

Altro notevole edificio è l’antica caserma del corpo di guardia, coeva del muraglione citato.
La chiesa parrocchiale di Santa Sabina ha anch’essa origini antichissime, sorta su impianto di tempio pagano. La facciata, una volta barocca, è stata rifatta in stile neogotico nei primi anni del 1900. Il campanile è in stile romanico-gotico, a forma di torre quadrata non esattamente in asse con la chiesa, diviso in quattro ordini, dei quali il secondo e il terzo recano su ogni lato coppie di monofore, in parte tamponate, mentre la cella campanaria ha coppie di pregevoli bifore e racchiude un concerto di cinque campane. Il piano della chiesa è sollevato di cinque gradini dal livello dell’ampio sagrato alberato. Facciata a salienti, tripartita da lesene e paraste angolari, culminanti con pinnacoli. Vi sono tre porte sormontate da rosoni in cotto; i tre portoni in noce del Settecento sono in stile barocco piemontese; le lunette dipinte sopra i portali presentano il volto di S. Sabina, al centro, e voli di rondini tra arabeschi, del pittore Giulio Cesari. L’interno a tre navate in stile gotico è illuminato da vetrate policrome; le volte sono a crociera con pitture del Maggi in grandi medaglioni raffiguranti scene bibliche. Sulla parete di controfacciata, presso la porta di destra, è visibile un frammento di affresco quattrocentesco raffigurante un santo guerriero.
L’altare maggiore è fatto  in marmi policromi ed è databile su base stilistica attorno al 1720, mentre il ciborio venne donato nel 1881; l’elegante balaustra marmorea è della metà del sec. XVIII. In capo alla navata laterale sinistra è posto l’altare del Rosario, con statua lignea dorata della Madonna del Rosario (sec. XVIII), contornata da 15 tondi coi Misteri. In capo alla navata destra c’è un altare simile al precedente, dedicato al Sacro Cuore. Sulla parete laterale destra della chiesa si aprono due cappelle: la prima è la cappella della Santa Spina, chiusa da una inferriata in ferro battuto. Nella seconda è affissa una pala lignea, con bella cornice dorata, raffigurante la Natività, attribuita a Giuseppe Giovenone (sec. XVI). Nella stessa cappella è situato un grosso concio di arenaria sulle cui due facce principali sono incise scritte che alludono a opere eseguite nel 1303 e nel 1489. Il pulpito ligneo è settecentesco. L’acquasantiera di marmo, situata all’ingresso della chiesa sul lato sinistro, in origine era un fonte battesimale. L’organo meccanico è opera di Carlo Pera (1911).  Sotto la cantoria, alla sinistra della porta d’ingresso centrale, è posto il fonte battesimale. In sacrestia è posta una pala rappresentante la Madonna del Rosario di bottega di Giuseppe Giovenone il Giovane. Inoltre all’interno è custodito un frammento della Santa Spina, proveniente dalla corona di spine posta in capo a Gesù tuttora conservata nella basilica di Notre Dame a Parigi e donata a conclusione della quarta crociata.

La Confraternita di S. Rocco viene usata due volte all’anno: la domenica delle Palme e il 16 agosto, festa di S. Rocco. Di forme barocche, con caratteristica facciata che ha un semplice protiro e coronamento ondulato. Conserva un altare ligneo decorato.

Ci spostiamo, quindi, nella vicina

BOZZOLE

paese interamente compreso nell’area turistica del Parco del Po, che sorge propriobozzole madonna dell argine dirimpetto al castello di Pomaro, sulle sponde del “grande fiume”: e la storia del paese locale è essenzialmente incentrata sulle vicende del fiume e il cui toponimo più che dal poetico “bozolus” (biancospino) ha evidenti origini dai vocaboli barbarici “boza” (pozzanghera) e “vaussol” (guado).

La Chiesa Parrocchiale dedicata alla Visitazione di Maria Vergine è costruita su una chiesa inghiottita dal Po, dedicata a S. Dorotea e alla Madonna del Rosario, risalente a prima del 1559 e che fu eretta a sua volta su una più arcaica costruzione romanica distrutta anch’essa da un’alluvione.  L’edificio è stato ampliato nel 1742. Esterno in mattoni a vista con facciata neoclassica a un ordine; quattro lesene con capitelli ionici sorreggono trabeazione e timpano. Il bel portone ligneo intagliato è sormontato da una lunetta con rilievo raffigurante la Madonna col Bambino; ai lati, entro nicchie, sono poste due statue rappresentanti la Fede e la Speranza. Al corpo centrale sono affiancate due piccole ali con tetto spiovente, che hanno portoncini intagliati di inizio sec. XVIII e due finestrelle. Alla sinistra dell’abside si alza il campanile, a base rettangolare; la cella campanaria ha un concerto di cinque campane.

Interno ad aula unica con presbiterio ed abside; lateralmente si aprono varie cappelle intercomunicanti che costituiscono una sorta di doppia navatella laterale. Presbiterio e abside presentano ampi dipinti murali di Giulio Cesare Mussi (1956). L’altare maggiore marmoreo del 1814 è ornato di un medaglione scolpito a rilievo raffigurante la Visita di Maria a Elisabetta e i Ss. Giuseppe e Gioachino, opera dei fratelli Davide e Angelo Maria Argenti. Coro ligneo realizzato nel 1949 da Nelson Melgara. Su lato sinistro del presbiterio, la sede della presidenza è stata ricavata dal vecchio pulpito ligneo. Preziosa balaustrata in marmi policromi costruita nel 1766 da Antonio Pellagatta sull’esempio di quella della SS. Trinità di Casale. Tra le cappelle laterali di destra citiamo quella dedicata a S. Dorotea, con elegante altare marmoreo realizzato nel 1780 da Michele Sartorelli  e statua lignea dorata di S. Dorotea nella nicchia centrale; in capo al corridoietto di destra si trova una piccola e buia cappella dedicata a S. Giovanni Bosco, in cui, oltre al ritratto del santo, è posta una tela raffigurante l’Addolorata coi Ss. Giovanni Evangelista e Rocco, possibile copia dal Guala di pittore lombardo-piemontese, già nella chiesa della Natività della Vergine. A sinistra nella cappella della Madonna del Rosario si può vedere un altare marmoreo di Michele Sartorelli (1780) analogo a quello di S. Dorotea con statua lignea settecentesca della Madonna del Rosario nella nicchia centrale. L’organo è di Alessandro Collino (1866) ed è sistemato sulla tribuna di controfacciata, sopra la bussola realizzata da Giuseppe Scaglia (1862).

Natività della Vergine, della confraternita omonima, è un piccolo edificio ad aula rettangolare.
L’edicola La Madonna dell’Argine, monumento alto 7 metri, è situata in luogo di riunione e culto particolarmente frequentato. In essa si ricordano una colonna e una statua in marmo di Carrara dell’Immacolata, fatta costruire nel 1858 dai Marchesi Dalla Valle di Pomaro Monferrato e realizzata dallo scultore Pessina di Milano, sul luogo dove era pre-esistente una cappelletta costruita con i resti della parrocchiale distrutta nell’alluvione del 1684, presso l’argine nel punto in cui le acque cominciarono a defluire. La cappelletta resistette all’alluvione del 1857, ma crollò nella primavera successiva.

Torniamo indietro e ci spostiamo a

castello sannazzaro giaroleGIAROLE

Il nome Giarole viene dal latino glarea (ghiaia), in dialetto giàra, gera, geriola.
In origine, prima del mille, gli abitanti si insediarono attorno alla chiesa di San Pietro, ora chiusa nel cimitero, sotto la collina di Pomaro, lungo il torrente Grana. In seguito, dal 1200, dopo la costruzione del castello, gli abitanti di Giarole si  sistemarono attorno al castello dando origne all’attuale borgo di Giarole.
Ed è intorno al Castello Sannazzaro, sicuramente il monumento più importante di questo nostro percorso, che ruota la vita del paese.

Fondato a seguito di un “Diploma” dato a Pavia dall’Imperatore Federico Barbarossa nel 1163 a quattro cavalieri della famiglia Sannazzaro in cui li autorizzava a costruire un castello “…dovunque volessero nei loro possedimenti” (ubicumque voluerint in possessionibus eorum). Il castello, a pianta quadrilaterale irregolare, ha subito trasformazioni e restauri in varie epoche.
L’ala più antica è quella di sud-est prospiciente la trecentesca chiesa di San Giacomo. In questa parte sono ancora ben visibili i resti del ponte levatoio, di una bifora quattrocentesca e di una torre con finestre gotiche rimaneggiate. Le due torri di sud-ovest e di nord est furono probabilmente aggiunte prima del Cinquecento. L’ala sud verso il paese, circondata da un fossato, è stata restaurata nella seconda metà del Settecento, mentre il restauro più importante è stato eseguito negli anni ’50 dell’Ottocento con l’intervento di artisti torinesi quali Paolo Emilio Morgari, Andrea Gastaldi, Bartolomeo Giuliano. In questa fase vennero aggiunte le finestre neogotiche e realizzato un rialzo del lato nord e della torre di vedetta con la sostituzione del tetto a capanna con un tetto a merli ghibellini. Inoltre vennero aggiunti gli affreschi del salone d’ingresso e della sala da ballo, oltre alla decorazione con carta da parati delle camere da letto principali.
Il castello è sempre stato della famiglia Sannazzaro, che a tutt’oggi lo abita, caso estremamente raro in Italia, e ha ospitato in varie epoche personaggi famosi quali i Paleologi, i principi Gonzaga, a metà del Settecento i re di Sardegna, Carlo Emanuele III e il figlio futuro Vittorio Amedeo III, nel 1859 il re d’Italia Vittorio Emanuele II e l’imperatore dei francesi Napoleone III, nel 1911 SAR il principe Emanuele Filiberto di Savoia duca d’Aosta.

Dopo l’ingresso e il cortile interno si accede al grande salone d’ingresso con i suoi affreschi neogotici. Segue la stanza della musica d’impianto barocco e ricca di oggetti e cimeli di famiglia. Salendo per lo scalone principale, anch’esso neogotico si accede all’antisalone e alla sala da ballo. Quest’ultima molto ricca di decorazioni ottocentesca tra cui gli affreschi della volta che ricordano la figura del fantasma, il giovane pittore torinese Grosso che qui morì, vittima della sua arte. A lato della sala da ballo sono poi visitabili quattro camere da letto: la camera a fiori o camera verde, la camera blu o dei pizzi, la camera rosa e la suggestiva camera del baldacchino bianco che prende il nome da un letto francese del Settecento. Si passa poi al guardaroba grande che ancora mantiene il suo utilizzo originale e che ospita una piccola collezione di ferri da stiro di varie epoche. L’ultima stanza visitabile è il salottino della torre di nordovest o salottino cinese. Attraverso le scale della torre principale o torre di vedetta si riscende nel cortile interno. Uscendo è possibile visitare il giardino con un grande parco di impianto Ottocentesco, all’inglese di circa 23mila metri quadri e importanti alberi centenari d’alto fusto (Platani, Ippocastani, Ginko, Noci, Tassi, Pioppi e altre specie), un piccolo frutteto e un ampio gazebo nella parte occidentale dietro le scuderie.

Aperture: nel periodo di Castelli Aperti, tutto l’anno anche per singole persone previo appuntamento, gruppi e scuole tutto l’anno su prenotazione.
Orario: visite guidate dalla proprietà 10,30-12,30; 15,00-18,00 – Turni di visita ogni ora.
Costo biglietto: intero 10,00€; gratuito fino a 12 anni; tariffa scuole 3,00€.

Informazioni: Via Roma 5, 15035 Giarole (AL) – Tel: 014268124 – Fax: 014268124 – Cell : 3351030923
Email: info@castellosannazzaro.it – Web: www.castellosannazzaro.it

La trecentesca chiesa del castello dedicata a San Giacomo, costruita all’esterno della fortificazione, fu la parrocchia del paese fino al 1840, anno in cui venne costruita l’attuale chiesa parrocchiale e conserva quadri e affreschi del cinquecento tra cui una pala datata fine ‘500 di Guglielmo Caccia detto Il Moncalvo dedicata alla “Vergine col Rosario”.
Da visitare anche la parrocchiale Nuova Chiesa di San Pietro i cui lavori di costruzione iniziarono nel 1836.

Nel cimitero del paese sorge la Chiesa di San Pietro, ad aula unica con la facciata del 1100, mentre l’abside a Oriente testimonia lo stile Romanico. Fu la prima parrocchiale ed è visitabile su richiesta in occasione delle manifestazioni di Riso&Rose (maggio), della festa di San Giacomo (luglio) e della festa del mais (primi di Settembre). Per informazioni rivolgersi in Comune (tel.014268123).

Ci lasciamo alle spalle Giarole con il suo Castello per raggiungere

BORGO SAN MARTINO

Borgo San Martino nasce il 20 novembre 1278 per concessione del Marchese Guglielmo VII di Monferrato presso la grangia San Martino.
La visita inizia dalla Chiesa parrocchiale dei SS Quirico e Giulitta, patroni del Paese. In stile romano-gotico, ha subito ampliamenti, restauri, rifacimenti, i maggiori a fine Ottocento.
Piccolo sagrato in ciottoli bianchi e neri. Facciata a doppio saliente rivolta a ovest, in mattoni a vista, tripartita da quattro contrafforti e culminante con cinque pinnacoli in cotto. Il portale centrale ha un arco ogivale incorniciato a frontone con un timpano molto acuto e una lunetta a mosaico risalente agli anni venti del Novecento; due porte laterali sono incorniciate da ampi archi acuti. Al di sopra si aprono un rosone grande centrale e due piccoli laterali. Coronamento ad archetti pensili. Piccoli contrafforti rinforzano anche la parete destra; il lato nord è addossato ad altre costruzioni. Il campanile si eleva sul lato destro dell’abside; è a sezione quadrata, sormontato da una cuspide a cupoletta, di concezione settecentesca. Interno a pianta basilicale in tre navate, di cui quella centrale è larga il doppio delle laterali, più basse; volte a crociera in tre campate con arcate ogivali sorrette da pilastri ottagonali in mattoni a vista; le volte non sono più dipinte a cielo stellato. La luce penetra da 27 finestre. Pavimento in formelle di cemento esagonali; il presbiterio ha pavimentazione a mosaico (1868). Altare maggiore in marmi policromi (1772), elevato su tre gradini; sull’alzata dell’altare sono posti busti argentati di quattro Dottori della Chiesa; il tabernacolo (1939) ha un ricco baldacchino ligneo a conchiglia sorretto da sei colonnine (1747). Intorno al presbiterio e all’abside corre un cornicione sorretto da otto paraste con ornamentazione barocca. La volta del presbiterio è dipinta con una grande raggiera a croce greca attorno all’Agnello; nei quattro pennacchi sono affrescati i simboli degli Evangelisti. Abside semicircolare; pregevole piccolo coro ligneo, intagliato dal laboratorio artigianale di S. Domenico di Casale, in dieci stalli posti a semicerchio intorno ad uno centrale con schienale più elevato. Alla parete di fondo, sotto una ricca corona di stucco, è collocata una grande tela rappresentante il Martirio dei Ss. Quirico e Giulitta, d’autore ignoto. In alto, sulle pareti dell’abside e del presbiterio sono disposte riproduzioni di quadri di Giorgio Alberini (Annunciazione, Visitazione, Circoncisione di Gesù, Presentazione di Gesù al Tempio; gli originali sono nella cappella del Rosario di S. Domenico a Casale). Ai lati del presbiterio, in capo alle navate laterali, si aprono due cappelle con altari marmorei (opera di Realini), dedicate al Sacro Cuore e all’Immacolata; come il presbiterio, sono elevate di due gradini e limitate da balaustre marmoree (1734). Lateralmente alla navata sinistra, rialzato a sua volta di un gradino, corre il “Cappellone” (1884), sorta di quarta navata, fiancheggiata dai vani delle cappelle di S. Francesco d’Assisi (1922) e dell’Addolorata (1895-96), tre confessionali lignei e banchi per i fedeli; nella prima cappella vi sono le statue di S. Francesco (1902) e di S. Antonio da Padova (benedetta nel 1682); nella seconda statue del’Addolorata (1809) e di S. Rita. Presso la porta d’entrata di sinistra è situato il vano del fonte battesimale, chiuso da una cancellata di ferro battuto (1849); il fonte è sovrastato da una tela col Battesimo di Cristo. Sul fianco destro si apre una quinta cappella, dedicata a S. Giovanni Bosco; in due nicchie presso l’altare sono sistemate le statue di S. Giuseppe (1902) e della Madonna Ausiliatrice (1917). Le tavole della Via Crucis sono in stucco dipinto. Presso i primi pilastri sono collocate due acquasantiere di marmo levigato. Vi sono due lapidi sepolcrali datate 1451 e 1585. La bussola centrale è opera di Matteo Castelletti (1864); ai figli dello stesso si devono i lavori d’intaglio sulla porta centrale (1887); le bussole delle porte laterali furono realizzate da Matteo Castelletti, nipote omonimo del precedente (1902). L’organo di 1282 canne, dei fratelli Lingiardi (1864); nella tribuna sono dipinti angeli musicanti. Dal lato destro del coro si accede alla sacrestia costituita da tre locali, che contengono credenzoni e inginocchiatoi di Antonio M. Baziano o Bracciano (1738); gli armadi custodiscono vari reliquiari.

Chiesa S. Maria detta S. Maria della Palma presso il cimitero. Risale al 1600. Nel corso dei restauri del 1970 fu ritrovata la tela raffigurante la Madonna della Palma attualmente esposta sula parete di fondo dell’aula. Alla facciata è addossato un protiro a due arcate (il terzo lato poggia sulla parete di cinta del cimitero). Sopra la porta c’è un dipinto murale (sec. XX) raffigurante Maria col Bambino sorretti da una nuvola su cui si scorgono due rami di palma incrociati. Interno ad aula rettangolare; sulla parete di fondo è posta una grande tela con la Palma nel cui mezzo compare la Madonna col Bambino, venerati da S. Giovanni Battista e S. Giuseppe (sec. XVII).
Tra le stanze di Villa Scarampi, ex collegio S. Carlo sono notevoli il salone delle feste, ora auditorium, la sala verde, la ricca biblioteca, la cappella con stucchi di scuola juvarriana, la stanzetta di Don Bosco.

Cappella marchionale (cappella di don Bosco detta anche delle lacrime): già cappella del Collegio salesiano S. Carlo. Fu edificata nel sec. XVIII con dedica all’Immacolata. Fa parte della villa fatta costruire dal conte Cesare Antonio Ardizzone e poi passata agli Scarampi. La villa fu venduta per cifra ingente nel 1870 dal marchese Ferdinando Scarampi a don Bosco. Facciata scenografica ricca di stucchi. Pianta quadrata, volta a cupola decorata con stucchi e immagini di santi dipinte nei quattro pennacchi. Al piccolo altare è posta la pala con S. Giovanni Bosco attorniato da Domenico Savio e altri allievi di Paolo Giovanni Crida (1954); è ancora conservata sulla parete sinistra una notevole icona dell’Immacolata. Nella cappella è custodito un prezioso registro contenente l’elenco dei padri Salesiani e degli allievi del Collegio dal 1863 ai giorni nostri.

Cappella di S. Carlo (e S. Luigi): grande cappella interna del Collegio S. Carlo. Progetto dell’arch. Vallotti. All’altare maggiore Prima Comunione di S. Luigi somministrata da S. Carlo, di Giuseppe Rollini (1888). Nelle due cappelle laterali vi sono affreschi di Giulio Cesare Mussi (1964) e statue del Sacro Cuore, a destra, e di Maria Ausiliatrice, a sinistra.

Ci addentriamo ora nella pianura che ci porta verso il Po per visitare

TICINETO

Non si sa con esattezza la data di fondazione di Ticineto, ma la tradizione vuole cheticineto vista dall alto anticamente si chiamasse “Villaro” e che sorgesse più a nord dell’attuale paese, verso Frassineto, intorno ad una fattoria romana, di cui si sono trovati i resti solo alcuni decenni fa.
Varie le ipotesi sull’origine del nome: fu il primo Vescovo di Pavia, vissuto intorno al 50 d.C., a convertirne gli abitanti al Cristianesimo e a mutargli il nome in “Ticineto” diminutivo di “Ticinum” antico nome della città di Pavia oppure perché fu colonia dei “Ticinesi”, cioè degli antichi Pavesi o ancora che il nome sarebbe da attribuire al fatto che il territorio di Ticineto era popolato da numerosi alberi di tasso (taxum in latino) da cui “Taxinetum” e poi Ticineto.

Anche a Ticineto iniziamo la visita dalla Chiesa Parrocchiale dell’Assunzione di Maria Vergine. L’esterno è disadorno; tre nicchie in facciata sono state riportate alla luce nei restauri del 1976-79; una conteneva una statua della Madonna, tuttora presente al centro del frontone. Bel portone ligneo scolpito settecentesco. Sul lato ovest, verso la strada, c’è una caratterizzante sequenza di contrafforti. Interno ad aula rettangolare absidata, riccamente decorata da stucchi. Le decorazioni in stucco dell’abside sono del 1706. Sulla volta del coro si conservano affreschi settecenteschi di autore ignoto raffiguranti Cristo risorto coi quattro Evangelisti. L’altare maggiore di marmi policromi venne realizzato nel 1742 da Giacomo Pellagatta coi fratelli Diamante e Giovanni; fu completato ancora dai Pellagatta nel 1749. Il paliotto è affine all’analogo dell’altar maggiore della chiesa di S. Caterina di Casale. Sulla mensa sono posti due piccoli angeli reggicandela dorati, di Gerolamo Lurasco detto Grisone (1737). Di autore ignoto è il coro ligneo settecentesco, sopra cui è collocata una serie di otto grandi statue di stucco. Entro cornici di stucco ci sono tre ovali di Pietro Antonio Amedeo (1707). Al centro dell’abside è posta una tela centinata rappresentante la Vergine Assunta, di autore ignoto, acquistata nel 1709. Ai lati dell’altar maggiore vi sono due grandi altari in stucco con colonne (1698); le parti marmoree sono dei Pellagatta (1749). All’altare di destra, dedicato alla Madonna del Rosario, è posta entro una nicchia una statua lignea dorata della Madonna del Rosario contornata dai Misteri, acquistata nel 1695. All’altare di sinistra, dedicato allo Spirito Santo, è collocata una tela rettangolare dalla cornice sagomata, rappresentante la Pentecoste, di Pier Francesco Guala (1739 circa). Balaustrata marmorea di Pietro Francesco Buzio col nipote Giovan Battista, su disegno di Silvino (1735), completata con una mantovanella dai fratelli Giacomo e Diamante Pellagatta (1749). Nell’aula e nel presbiterio, entro cornici di stucco sempre diverse, sono sistemate quattro tele su ciascun lato; la prima coppia è costituita da due dipinti del 1713 di Pietro Antonio Serra, raffiguranti S. Isidoro e S. Bovo (rispettivamente sulla parete destra e sulla sinistra), con cornici in stucco coeve di Francesco; ancora del 1713 sono S. Teresa e S. Carlo (rispettivamente la seconda tela sulla destra e la seconda a sinistra), di pittore sconosciuto; due tele di Pietro Francesco Guala, datate 1732: S. Francesco da Paola (terza sulla destra), con cornice in stucco eseguita nel 1731 da Paolo Bonavia e S. Michele Arcangelo (terza a sinistra), con cornice in stucco di Ferranti (garzone del precedente); vi sono poi due dipinti di Giovanni Battista Licino del 1733 rappresentanti l’Immacolata col Bambino e i Ss. Francesco e Antonio (quarta tela sulla parete destra) e il Transito di S. Giuseppe (quarta a sinistra); le cornici in stucco sono di Pellegrino. I due confessionali posti ai lati della porta maggiore furono acquistati a Casale nel 1741; altri due confessionali sono opera di Patrizio Mesturini (1833 e 1840). Bussola del 1822. Orchestra del 1821; nel 1847 orchestra e pulpito furono dipinti da Carlo Ceronetti.
Il fonte battesimale e l’acquasantiera marmorei posti all’ingresso della chiesa sono opera di Diamante Pellagatta (1741). Presso il battistero, sulla parete sinistra, si riconosce in un affresco parzialmente coperto dalla tribuna dell’organo l’immagine di S. Giovanni Battista.L’organo di 1600 canne di Tobia Franzetti (1864) è stato riparato nel 1993.
ticineto chiesa annunziataChiesa della SS. Annunziata: sorge su un piccolo rilievo chiamato bric, nella piazza Martiri della Libertà, di fronte alla parrocchiale. Edificio ad aula rettangolare. Bell’altare marmoreo del 1707. Nel coro è posta una tela di Nicolò Musso raffigurante l’Annunciazione (1622). Dopo i restauri terminati nel 1995 sono stati destinati all’Annunziata diversi dipinti di autori ignoti: quadri dei Dodici apostoli del sec. XVIII, Cristo reggente il globo, Cristo alla colonna, Sacra famiglia, Pietà, Santo vescovo, S. Antonio e altro Santo. E’ presente un organo.
Chieda di S. Pietro martire: il campanile eretto nel 1672 è un simbolo del paese. Ha un bell’altare realizzato nel 1698 da Francesco Sala e un coro in noce del 1742. Stucchi del coro di Ferranti (1743). Conserva nel coro un dipinto di Pietro Francesco Guala raffigurante la Madonna col Bambino, S. Pietro martire, S. Siro, S. Giovanni Battista e S. Anna (1744); inoltre un curioso quadro effigiante la Morte del giusto, una statua della Madonna Addolorata e una statua di gesso di S. Pietro martire (protettore di Ticineto). Via Crucis del 1741. Acquasantiera datata 1602.
Oratorio della Madonna della Neve: adiacente a Villa Costanza, nella zona Borgo Nuovo. Oratorio campestre del 1595 (la data è riportata in facciata).

Lasciamo quindi Ticineto per la vicina

VALMACCA

Non potendo contare sull’archivio comunale, andato perduto per cause inspiegabilivalmacca castello municipio negli anni ’20 e non possedendo studi particolareggiati su Valmacca di studiosi locali, esistono varie ipotesi sulla origine del nome: da “Vallis – Macca”: valle (nel senso di una bassura, una conca più  che una valle) del tedesco Macco, come accade in varie regioni d’oltralpe a “Gual” riportandola al termine celto – germanico “guald”,   “Wald” = bosco e pertanto non più a Valle dei Macchi ma a Bosco dei Macchi. La traduzione orale e dialettale di Valmacca risulta essere “Uarmaca” quindi il termine Uar – Var = Fiume, acqua, aprirebbe un’altra ipotesi affascinante.
La sede comunale è ubicata nel castello risalente in parte al Quattrocento ed in parte al Cinquecento, dichiarato monumento nazionale per quanto riguarda il prospetto principale verso la piazza.

La visita parte dalla Chiesa parrocchiale della Natività di Maria Vergine.
La bianca facciata neoclassica con otto semicolonne sorreggenti un grande timpano triangolare ricorda la parigina Madelaine. Interno a tre navate. Gli affreschi delle volte (S. Carlo, S. Ambrogio, S. Siro, S. Evenzio; nell’abside le tre Virtù teologali, S. Pietro, S. Paolo) sono stati ritoccati negli anni quaranta del sec. XX da Gino Cappa. L’altar maggiore marmoreo è sormontato da un grande Crocifisso in ceramica di Luigi Bagna, cui si devono anche le stazioni della Via Crucis bronzee (1966) e la statuetta di S. Giovanni Battista, di rame, posta sopra il fonte battesimale (1982). La mensa di rovere e ulivo dell’altare rivolto al popolo è stata realizzata da Giuseppe Sbrissa (1985). Il coro risale al 1860. Sulla parete sinistra del presbiterio sono poste due tele di Tommaso Saletta (1765): l’Entrata di Gesù in Gerusalemme nella domenica delle palme e l’Ultima cena. Bella balaustrata marmorea (1806). In capo alle piccole navate laterali si aprono due cappelle: a destra la cappella della Madonna del Rosario con statua dorata in una nicchia, contornata da 15 pannelli seicenteschi coi Misteri; a sinistra la cappella di S. Antonio da Padova, con la statua del santo che viene portata in processione per voto fatto in occasione dell’inondazione del 18/5/1926. Sui lati ci sono due altari (del Sacro Cuore, a destra, e dell’Addolorata, a sinistra, datato 1893). Di rilievo sono il pulpito intagliato con statuette dei quattro Evangelisti (fine sec. XVIII) e alcuni confessionali di noce. All’inizio della navatella sinistra si apre una cappella invernale, al cui altarino è posto un rilievo in scagliola di Narciso Càssino (sono raffigurate due sorelle valmacchesi, Maria e Ottavia Bussi, in adorazione della Madonna). Sopra la porta d’ingresso è sistemato l’organo, costruito da Alessandro Mentasti nel 1881. In sacrestia sono notevoli un armadio del sec. XVIII in stile barocco piemontese e due porte scolpite.

Passiamo quindi alla Chiesetta di S. Giorgio eretta nel 1669 nel cortile del castello non si trattava però della chiesa castellana bensì dell’oratorio dell’omonima confraternita: fu abbattuta nel 1229  durante i lavori per la sistemazione e l’ampliamento della piazza e ricostruita in via Dietro Castello.

In via Frassineto possiamo visitare la  Chiesetta della Madonna delle Grazie, oratorio sulla vecchia strada “valmacchina” che conduceva a Casale Monferrato fu costruita verso la metà del XVI secolo.  All’esterno sul lato destro c’è un giardino curato dalle donne del paese, un tempo sede del cimitero dell’abitato. Aula con volta a botte; sulla parete di fondo c’è un dipinto murale con la Madonna delle Grazie e i Ss. Bovo e Defendente, forse di fine XVI – inizio XVII secolo, molto ritoccato; la spalla destra della Madonna ha una macchia che, secondo una leggenda, sarebbe miracolosamente indelebile perché provocata da un sasso scagliato per spregio nel 1640 da un soldato spagnolo: a questo affresco della Vergine cui gli abitanti attribuiscono guarigioni miracolosi e la sua devozione è tuttora viva per le persone che depongono le loro ansie fra le sue mura. L’altare di travertino è di fattura recente.

Valmacca San RoccoUna breve visita la merita anche la Chiesa Parrocchiale di San Rocco nella frazione di Rivalba. Facciata a salienti in stile neoclassico; i corpi laterali sono poco omogenei con la parte centrale più antica. Quattro lesene su alto zoccolo sorreggono trabeazione e timpano. Vi sono tre semplici porte; quella centrale ha un pregevole portoncino ligneo intagliato del 1759; il portoncino fu portato in salvo poco prima che il fiume facesse rovinare la chiesa vecchia. L’entrata centrale è sormontata da un dipinto murale col santo titolare; quelle laterali, più piccole, da finestre a lunetta. Interno a tre navate.

Ci spostiamo quindi a Torre d’Isola vecchissimo agglomerato di case protese sul Po, che fu teatro della guerra contro gli austriaci di cui sono ancora oggi visibili nella torretta i fori delle pallottole. Da qui si può ammirare la confluenza del Sesia nel Po, che in questo tratto raggiunge un’ampiezza del letto di 3,5 Km. Qui il grande fiume si divide in tre canali separati da lussureggianti isole ricche di posti ameni di impareggiabile bellezza.

Ultima tappa di questo percorso

FRASSINETO PO

Partiamo dalla neoclassica Chiesa Parrocchiale di Sant’Ambrogio e SanFrassineto parrocchia sant'ambrogio e giorgio Giorgio: la chiesa attuale venne costruita tra il 1444 e il 1454. Facciata con quattro grandi colonne, due pilastri angolari, capitelli compositi collegati da festoni di frutti e fiori. Il timpano triangolare, sovrastato da due pinnacoli, ha un affresco con la Madonna in gloria fra angeli (fratelli Arduino, 1937). Due riquadri a rilievo presentano i simboli del martirio (spada, catene, tenaglie, graticola), della predicazione e autorità della Chiesa (mitra, pastorale, tiara, triregno, pallio e pedo). La porta maggiore fu costruita nel 1809 dal falegname Francesco Vordino e dal fabbro Michele Rossi. Il massiccio campanile risalente al sec. XV ha un concerto di cinque campane (1965). Pianta a croce latina con tre navate e cupola sulla crociera; lunghezza m 45, larghezza m 25, altezza m 17. La luce entra da 22 finestroni semicircolari con vetrate colorate. Come altar maggiore è stato riportato nel 2009 un grandioso altare piramidale di legno dorato, che già aveva avuto questa funzione fino al 1845, quando fu spostato nella cappella del SS. Crocifisso, subendo negli anni il furto di varie statuette e testine; l’altare consta di due parti stilisticamente divergenti: la parte inferiore a tempietto classico con timpano triangolare e colonnine corinzie corrisponde forse al tabernacolo ligneo donato da mons. Vidoni, realizzato nel 1586-88 da Gian Pietro Sali, mentre la parte superiore, di gusto già barocco, è di scuola valsesiana, ed è databile alla metà del sec. XVII. Sotto la mensa è collocata una statua di Cristo deposto dalla croce. Balaustrata di marmo nero del Belgio, lunga m 20. Nell’abside c’è un ovale affrescato dai fratelli Ivaldi (entro il 1850) con l’Assunta e i Ss. Ambrogio e Giorgio; agli stessi pittori si devono i dipinti sulle volte. Ai lati del presbiterio vi sono affreschi di Giuseppe Lavelli (del 1815-16, periodo in cui probabilmente il pittore lavorava alla villa Mossi): a sinistra S. Ambrogio ferma l’imperatore Teodosio alle porte di Milano, a destra S. Carlo porta l’Eucaristia agli appestati nel lazzaretto. Cappelle laterali, a destra: Ss. Crocifisso, cancello in ferro battuto; sulla parete di fondo sono dipinti angioletti coi simboli della passione. Immacolata, altare di marmo bianco di Carrara e verde di Polcevera (<1930), tela con l’Immacolata (vestita coi colori della bandiera italiana), di Eleuterio Pagliano (1847); S. Carlo, eretta nel 1614-15, altare in stucco lucido, tela raffigurante S. Carlo Borromeo di G. Battista Balduino (1780); Assunta, in capo alla navata; altare di marmo, il tabernacolo col Santissimo proviene dal precedente altare maggiore smantellato nel 2009; tela molto ritoccata raffigurante l’Assunta tra i Ss. Ambrogio e Giorgio, di autore ignoto (inizi sec. XVII). Cappelle di sinistra: battistero, cancellata di ferro battuto, fonte di marmo rosa di Verona, coprifonte ottagonale di legno scolpito del 1619 (due statuette lignee vennero rubate nella seconda metà del sec. XX); affresco di Giuseppe Lavelli, raffigurante il Battesimo di Gesù (1816); S. Bovo, altare identico a quello dell’Immacolata, tela con S. Bovo di Pietro Ivaldi (1849); del Rosario, altare di marmo policromo, Madonna del Rosario, di Orsola Caccia e bottega (1620-40 o 1651); S. Sebastiano, in capo alla navata, altare in scagliola, icona coi Ss. Sebastiano, Antonio Abate e Rocco, di scuola moncalvesca. Presso l’ingresso sono poste due eleganti pile dell’acqua santa in marmo rosso di Verona (sec. XVI). Sono presenti inoltre il pulpito barocco e quattro confessionali di noce. Una statua della Madonna di Lourdes con Bernardette è posta entro una nicchia decorata da Nino Maschera (1929). Organo di 2250 canne (Giuseppe Gandini, 1899). Dal lato sinistro del presbiterio si accede all’ampia sacrestia, costruita nel 1670, che ha mobili in noce originari, un altare in cotto con tela raffigurante la Madonna del Rosario col Bambino e due angioletti, tra i 15 Misteri, S. Domenico, S. Caterina, Carlo V, S. Carlo, Pio V, Maria figlia di Carlo V e altra dama (1581-87), di Pellegrino Tibaldi e Simone Peterzano. Altre tele provengono dalla chiesa di S. Giovanni Evangelista. E’ custodito anche il tesoro della chiesa che comprende pregevoli oggetti sacri (tra cui due busti-reliquiario d’argento delle vergini di S. Orsola, due splendidi reliquiari in ebano con lamina d’argento e una reliquia della S. Croce, lasciati in testamento nel 1624 dal Vidoni), quattro antifonari miniati di cui uno del 1454; statuette lignee attribuite ad Ambrogio Volpi.

Ci trasferiamo quindi a visitare la Chiesa della Madonna degli Angeli: edificata nel 1606 in stile barocco. Facciata scandita da quattro lesene poggianti su un alto zoccolo, con decorazioni neoclassiche; il timpano è sormontato da due pinnacoli con le fiamme. Campanile lombardo con cuspide ottagonale allungata e una sola campana. Interno voltato a botte. L’altare ha colonne tortili e angioletti di stucco, e una pala della prima metà del sec. XVII raffigurante la Madonna Immacolata, circondata da angioletti reggenti simboli mariani e venerata dai Ss. Ambrogio e Giorgio. Bel coro di noce; elegante balaustrata. Sulle pareti laterali sono disposte sei tele di ugual formato (cm 150 x 183) raffiguranti scene della Vita della Vergine, di Giacomo Francesco Cipper, detto Todeschini (<1736). In sacrestia si conserva un dipinto murale seicentesco con l’Ultima cena; un altro dipinto murale ottocentesco raffigura la Crocifissione. Vi sono inoltre un bel mobile di noce e alcune tele: Cristo davanti ad Erode,Cristo davanti a Pilato (sec. XVII), Madonna del Carmelo intercedente per le anime purganti (sec. XIX).

La Chiesa di S. Giovanni Evangelista si trova nella zona centrale del paese, detta il Rollino, sull’area dell’antico teatro dei Gonzaga. Fu costruita nel 1620. Attualmente è chiusa al pubblico e disadorna. Sul fianco sinistro della chiesa, dietro al monumento ai caduti (con statua di Guido Capra, 1959), è murata una lapide con rilievo, opera di Nino Campese (1921). Altare in mattoni e scagliola. Balaustrata marmorea di Diamante Pellagatta (1747).

Palazzo Mossi: si tratta di una costruzione sontuosa e complessa in stile neoclassico, commissionata nel 1812 dal vescovo Vincenzo Maria Mossi all’architetto Agostino Vitoli di Spoleto e presenta preziosi affreschi. In due piani dello storico palazzo è allestito il “Centro di Interpretazione del Paesaggio del Po”, innovativo percorso museale voluto dal Parco del Po vercellese – alessandrino, in cui si dipana la storia millenaria del territorio con espositori multimediali, postazioni video e scenografie. (Il Centro può essere visitato la seconda domenica del mese dalle 14.30 alle 18.00 e la terza domenica del mese dalle ore 10.00 alle ore 13.00 e dalle 14.30 alle 18.00. Durante i giorni feriali le visite sono su prenotazione contattando il Centro Visite del Parco Cascina Belvedere tel. 038484676 oppure centro.visita@parcodelpo-vcal.it

A Palazzo Mossi ha sede, anche, il Villaggio del Libro.

Da vedere il Palazzo Ducale Gonzaga del XVIII sec.
La Chiesetta Rurale di San Rocco è un oratorio alla periferia meridionale del paese. Costruito attorno al 1570 e reso neogotico alla fine del sec. XIX, quando furono tamponati gli spazi compresi tra i pilastri del portico e furono ricavate aperture ad arco acuto. Conserva, tra stucchi settecenteschi, un affresco raffigurante la Madonna col Bambino e S. Rocco, donatore col figlio e due Vescovi, di cui uno decollato, dell’ambito di Giorgio Alberini (inizio XVII secolo).
S. Cristoforo è una chiesetta campestre, posta a est del paese, presso un paleoalveo del Po di probabile cronologia medievale. Di antica costruzione (esisteva già nel 1572) ora resta una piccola aula rettangolare del tutto spoglia con abside semicircolare e volta a botte; facciata finita in cemento, limitata da due paraste angolari e culminante col profilo semicircolare della volta a botte. I fianchi sono in mattoni; vi si aprono due finestrelle sinuose, in parte tamponate.
Frassineto Po dal 2003, su iniziativa dell’editore Claudio Maria Messina e del senatore Angelo Muzio, è un Villaggio del Libro: una vetrina privilegiata per libri fuori catalogo, usati e antichi e un luogo dove, nell’arco di tutto l’anno, si svolge un calendario fitto di appuntamenti, incontri con gli autori, conferenze, rappresentazioni teatrali, mostre d’arte o di fotografia. La sede permanente del Villaggio è ospitata nell’ala est di Palazzo Mossi.

Le specialità della zona sono basate sulla coltivazione di prodotti orticoli, del riso e del mais. Segnaliamo i biscotti di mais prodotti in loco e venduti direttamente nel negozio di alimentari a Giarole, meloni, asparagi e peperoni.
UNA LEGGENDA: IL FANTASMA DEL CASTELLO DI GIAROLE
Nel 1854-57, il conte Giacinto Sannazzaro Natta fece restaurare in stile neogotico (e neorinascimentale) il grande salone d’ingresso, lo scalone principale, la sala da ballo e le principali camere da letto.
Fu in quell’occasione che lavorarono per Giarole alcuni valenti artisti e pittori piemontesi come Paolo Emilio Morgari e Andrea Gastaldi.
Un altro pittore di valore, un giovane della famiglia Grosso (stirpe di pittori piemontesi dell’Ottocento), morì cadendo mentre affrescava il gruppo centrale della sala da ballo.
Si dice che il suo fantasma vaghi ancora nelle sale del castello e forse è proprio lui che a dispetto dei suoi proprietari, amici e ospiti accende le luci negli angoli più impensati, e non solo…

Principali fonti:
Siti istituzionali dei singoli Comuni
http://www.alessandriaturismopiemonte.it/ (Provincia di Alessandria)
wikipedia
eventuali siti dei singoli monumenti
http://www.artestoria.net/Indici/Bancadati.php