Il poeta e scrittore Charles Baudelaire in un famoso testo pubblicato nel 1863, ‘Le Peintre de la vie moderne’, incitava gli artisti a dipingere i costumi dei propri contemporanei e a raffigurare il presente. ‘La modernità è transitoria, fuggevole, contingente’ egli affermava, ed elogiava la rapidità di esecuzione dell’impressione.
Baudelaire scomparve prima dell’avvento dell’Impressionismo, mentre il collega Emile Zola incoraggiò coloro che dalla fine degli anni Ottanta dell’Ottocento assunsero il nome di ‘attualisti’, tra i quali Renoir e Monet. Il pittore deve uscire dall’atelier – dichiarava il letterato – e inventare un’arte ‘che abbracci la vita, la fiamma moderna, che palpiti dinanzi allo spettacolo della realtà e dell’esistenza contemporanea’. La ricerca della modernità divenne allora il fulcro dell’ispirazione impressionista. La modernità per Renoir si interpretava nei locali da ballo, i cabaret, i teatri dove esplodeva la gioia di vivere, nei movimenti della danza, nella gestualità della recitazione.
Ed ecco che l’apoteosi dell’attualismo viene raggiunta dall’artista con la raffigurazione della danza in un duplice dipinto, due tele complementari esposte in questo periodo alla Gam di Torino nella mostra già citata nel blog qualche settimana fa e facenti parte della collezione del Musee d’Orsay. I due dipinti sono stati pensati proprio per essere l’uno il pendant dell’altro: sono infatti dello stesso formato, a grandezza naturale e rappresentano due aspetti opposti e contrastanti della danza. Vivace, allegra, ruspante, dai colori accesi La danza di campagna dove l’autore ritrae la futura moglie, Aline Charigot. Il compagno di ballo è invece un amico di Pierre, il giornalista Paul Lothe. I due ballano in uno dei locali sorti lungo la Senna o la Marna di cui Renoir era un assiduo frequentatore.
Anche gli elementi intorno fanno pensare ad un’esplosione di gioia per una danza improvvisata, come ad esempio il cappello caduto in terra ed il tavolo disordinato. L’opera pare un manifesto estetico che si traduce in un ideale di naturalezza e semplicità.
Elegante, raffinata, sobria è invece La danza di città, dove la modella ritratta è l’artista Suzanne Valadon, al braccio di Paul Lothe; qui la gamma cromatica rispetta i toni più freddi ed austeri ma l’atmosfera è comunque incantevole e charmant. L’ambiente è serio, decorato da marmi bianchi. Le due coppie paiono collegate da un unico movimento, come se impersonassero la sequenza di uno stesso ballo..
Le due opere, esposte per molti anni presso la galleria del mercante Durand Ruel, testimoniano l’ evoluzione del pittore dagli inizi degli Anni Ottanta dell’Ottocento: il disegno è piu preciso e la tavolozza dei colori più semplificata, le forme scultore, testimoniano un mutamento ispirato probabilmente dal viaggio in Italia, dove Renoir aveva avuto la possibilità di ammirare i dipinti di Raffaello.
L’altalena, dipinto simbolo della mostra, facente parte del tema collegato alla modernità e alla gioia di vivere del 1876, esprime assoluta pace e serenità, dove lo svago del divertimento si unisce al piacere della conversazione. Nel dipinto si avverte l’assenza da ogni angoscia, i due giovani ritratti esprimono appunto la gioia di vivere, come se tutto il resto intorno non esistesse, la luce del sole del mattino filtra dal fogliame e fa da sfondo ad un istante di indefinibile bellezza. E’ un dipinto che esprime la felicità: per l’amore, la giovinezza, la bella stagione. Un’eta dell’oro, un paradiso ‘en plen air’ che Renoir ci ha regalato nel momento più alto della sua bella arte, e che ora citandola, dedico a tutti i lettori del blog Very Art e del magazine CorriereAl, con l’augurio di trascorrere in armonia e serenità le Feste imminenti. (se possibile anche con la ‘gioia di vivere’)