Ho appreso dai mezzi di informazione che è stata inaugurata a Firenze, alla presenza di autorità istituzionali tra cui il Sindaco, una nuova sede di Eataly che si estende su duemila metri quadri, disposta su tre piani, aperta tutti i giorni ore 9:00-22:30. Lo store, in onore al Rinascimento Fiorentino, riprende il tradizionale format di Eataly: comprare, mangiare, imparare. Ero informata sul buono pulito e giusto di Slow Food ma non conoscevo la triade eatalyana. Il locale ospita libreria, gelateria, gran bar, pasticceria, ristorantini tematici, compreso il ristorante del lampredotto, (che da estranea all’abitudine di mangiare animali, ho scoperto essere l’abomaso, uno dei quattro stomaci dei bovini), Osteria del Vino Libero, area dedicata all’acquisto di grandi vini e birre, terrazza panoramica, ristorante gourmet “Da Vinci”, aule didattiche con corsi di educazione alimentare per adulti e bambini.
Il locale offre 122 posti di lavoro, alcuni dei quali per coloro rimasti disoccupati con la chiusura della libreria che vi era prima, tra cui proprio il direttore che è diventato panettiere quindi, abituato a trattare con il pane della mente, adesso tratterà con il pane della pancia, e ne è felice. E’ soprattutto a lui che vanno la mia solidarietà e i miei sinceri auguri perché perdere un lavoro alla sua età e trovarne subito un altro è oggi un evento straordinario.
Mi ha colpito il fatto che il locale di Eataly fosse prima occupato dalla libreria Martelli e prima ancora dalla libreria Marzocco, un punto di riferimento per bibliofili e studenti e prima ancora in via Martelli c’era stata una sede di Giunti editore dove la casa editrice nacque. Insomma che quella via, cuore pulsante della bibliofilia, si è trasformata in pancia gorgogliante della gastronomia.
Mi ha colpito una dichiarazione del signor Oscar Farinetti, padre fondatore di Eataly: “i negozi sono il fulcro della società civile, visto che viviamo in una società di consumi, non per decisione nostra. Tutto quindi funziona così: posto di lavoro, salario, consumo. L’unica cosa che noi possiamo fare è cercare di mettere un po’ di poesia vicino a quello che facciamo, al cibo che cerchiamo anche di narrare”.
Non so a chi si riferisca quel “nostra” perché in quella che lui chiama “società civile” c’è tutto e il contrario di tutto e ogni società della storia è una “società di consumi” perché tutti, chi più chi meno, consumiamo e condizioniamo il mercato quindi la società. Il consumo non è affatto un male: casomai è il consumismo, cioè la degenerazione del consumo, ad esserlo. E poi non è affatto vero che tutto funziona così “posto di lavoro, salario, consumo”: è la solita stucchevole generalizzazione della società. Se così fosse, per esempio non esisterebbero le persone come me, ma noi esistiamo, caro signor Oscar Farinetti, e il mio salario, quindi il mio consumo, non finirà mai nelle casse di Eataly. Bisogna avere anche un bel coraggio a parlare di “poesia” legata alla produzione del cibo animale. So benissimo che allevare, cacciare, pescare, macellare e mangiare animali è cosa legale: Eataly può continuare a farlo serenamente ma trovare poesia in un allevamento e in un macello è davvero grottesco.
Considerato che le aule didattiche di Eataly serviranno a insegnare anche ai bambini, chi mai avrà il coraggio di insegnare loro la storia dell’animale che hanno nel piatto? Da quando nasce a quando viene mangiato, senza perdere un passaggio, come si fa quando si spiega la pastasciutta dal chicco di grano in poi. Se si raccontasse quella storia, non si troverebbero bambini che la definirebbero“poesia”.
Mi ha colpito il fatto che il ristorante gourmet, prenda il nome “Da Vinci” “perché siamo proprio di fronte alla casa dove ha alloggiato il grande Leonardo”, dice soddisfatto Oscar Farinetti.
Ricordare Leonardo tra i grandi del Rinascimento è doveroso, ci sarebbe da meravigliarsi del contrario, ma forse il signor Oscar Farinetti non sa che il genio dei genii non mangiava animali: se vivesse ora, come me diserterebbe il suo locale e forse ci ritroveremmo allo stesso tavolo in un altro ristorante altrove.
Credo che l’intitolazione di un ristorante in cui si mangiano animali a chi ripudiava questa abitudine, sia una cosa di cattivo gusto e soprattutto segno di scarsa conoscenza di un personaggio che tutto il mondo ci invidia. Ma, si sa, il nome di Leonardo è una garanzia, fosse anche affibbiato a una rotatoria stradale. Immagino il povero Leonardo affacciato alla sua finestra vedere la cucina di Eataly nelle cui pentole galleggiano gli animali morti che lui tanto amava vivi.
“Questo è l’unico ristorante al mondo in cui puoi ascoltare la storia del Rinascimento mentre compri il salame”, dice Oscar Farinetti. Infatti la storia del Rinascimento è stata riassunta da Antonio Scuderi in 35 cartelli appesi nel negozio, e può essere ascoltata utilizzando l’audioguida disponibile all’ingresso.
Strano che all’ufficio marketing di Eataly non sia venuto in mente di creare e intitolare degnamente una sala ristorante veg a Leonardo Da Vinci: questa sì che sarebbe stata una ghiotta occasione per unire affari e cultura! E io aggiungerei etica.
Nel frattempo, consiglio al signor Oscar Farinetti di esporre nel suo store anche qualche pensiero di Leonardo. Trattandosi di cibo e di un genio del Rinascimento, sarebbero perfetti.
“Verrà il tempo in cui l’uomo non dovrà più uccidere per mangiare, ed anche l’uccisione di un solo animale sarà considerato un grave delitto.”
“È vero che l’uomo è il re degli animali, perché la sua brutalità supera la loro. Viviamo grazie alla morte di altri. Già in giovane età ho rinnegato l’abitudine di cibarmi di carne.”
“Colui che non rispetta la vita, non la merita. L’uccisione di un animale verrà considerata alla stessa stregua dell’uccisione di un uomo.”
“L’uomo ha grande discorso, del quale la più parte è vano e falso. Li animali l’hanno piccolo, ma è utile e vero, e meglio è la piccola certezza che la gran bugia.”
“Gli animali sono esemplo de la vita mondiale.”
Giorgio Vasari, nella sua opera “Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori italiani, da Cimabue insino a’ tempi nostri”, a proposito di Leonardo, scrive “passando da i luoghi dove si vendevano uccelli, di sua mano cavandoli di gabbia e pagatogli a chi li vendeva il prezzo che n’era chiesto, li lasciava in aria a volo, restituendoli la perduta libertà”.
Questi sono solo alcuni dei caposaldi dell’etica leonardesca. Sono passati secoli e il suo insegnamento è ancora più forte proprio perché l’antispecismo e la cultura dell’alimentazione vegetariana e vegana si afferma giorno dopo giorno con maggiore conoscenza e coscienza.
I dati epidemiologici parlano chiaro: i vegan godono di una salute migliore rispetto agli onnivori. Una dieta senza prodotti animali riduce l’incidenza di numerose patologie, in particolare quelle cardiocircolatorie e tumorali, che sono le prime cause di morte nei paesi industrializzati e le più difficili da curare. Fin dal 2003, ben dieci anni fa, i nutrizionisti della American Dietetic Association e i Dietitians of Canada, nella “Position Paper of the American Dietetic Association, Journal of the American Dietetic Association” affermavano “le diete vegane ben bilanciate e altri tipi di diete vegetariane risultano appropriate per tutti gli stadi del ciclo vitale, inclusi gravidanza, allattamento, prima e seconda infanzia e adolescenza. Le diete vegetariane offrono molteplici vantaggi sul piano nutrizionale, compreso un ridotto contenuto di acidi grassi saturi, colesterolo e proteine animali, a fronte di un più elevato contenuto di carboidrati, fibre, magnesio, potassio, acido folico e antiossidanti, quali ad esempio le vitamine C ed E e le sostanze fitochimiche”.
Come è noto, gli affari sono affari, e sarei ingenua a pensare che Eataly facesse prevalere il messaggio etico su quello commerciale ma credo che Eataly abbia sottovalutato proprio quest’ultimo aspetto della ristorazione veg che, partendo da un principio etico, è sconfinata in quello salutistico e molto probabilmente sfonderà quello commerciale. Lo scopriremo solo vivendo.
Cordiali saluti.
Paola Re
Tortona (AL)