Scuola e gender [La coda dell’occhio]

Zoccola Paolodi Paolo Zoccola

Dichiarazione in bella vista dal 25 novembre scorso (scriviamo sabato 14 dicembre 2013) sul sito del Miur, Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca.

IL MIUR CONTRO LA VIOLENZA DI GENERE

Roma, 25 novembre 2013

Campagne di sensibilizzazione, concorsi, promozione e diffusione di spettacoli nelle scuole. Sono solo alcune delle azioni del ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca per il contrasto alla violenza di genere. L’ultima è sul piano della formazione dei docenti, così come previsto dal Decreto “L’istruzione riparte”, che punta “all’aumento delle competenze relative all’educazione all’affettività, al rispetto delle diversità e delle pari opportunità di genere”. “Dobbiamo fare in modo che la scuola non sia semplicemente un luogo in cui si celebrano le ricorrenze, ma lo spazio in cui si sedimenta un reale cambiamento culturale”, ha dichiarato il Ministro Maria Chiara Carrozza. Il Miur quindi è al lavoro per un vero e proprio piano di formazione degli insegnanti contro la violenza di genere, che coinvolga anche i dirigenti scolastici e i direttori degli Uffici scolastici regionali, con il sostegno delle università e delle associazioni.
Quest’anno il Miur ha preparato anche la campagna di sensibilizzazione “Tante diversità uguali diritti”, con diffusione on line di materiali informativi e formativi, un concorso per corti cinematografici ed approfondimenti curriculari sul tema donne e legalità. Come ogni anno, poi, l’8 marzo verranno premiati al Quirinale i migliori progetti delle scuole che partecipano al concorso “Donne per le donne”.
Tra gli altri appuntamenti annuali, la settimana contro la violenza e la discriminazione, che si celebra dal 10 al 16 ottobre.

Qualche brivido mi percorre la schiena mentre leggo questo proclama del ministro Mariamaria-chiara-carrozza Chiara Carrozza. Intanto quell’aumento delle competenze della scuola nel settore delle competenze “all’educazione all’affettività, al rispetto delle diversità e delle pari oportunità di genere” in accoppiata con la dichiarata volontà di fare della scuola “lo spazio in cui si sedimenta un reale cambiamento culturale” mi richiamano immediatamentee alla memoria le pericolosissime presunzioni di chi lungo i secoli della storia si proponeva di ‘cambiare gli italiani’.

Opera difficilissima (fra l’altro anche iettatoria, vista la brutta fine dell’ultimo che vi ha posto seriamente anche se, come prevedibile, fallimentarmente mano) che presuppone un uso improprio dello stato e della scuola.

Mi dispiace turbare le gentili coscienze politicamente corrette dei nostri attuali governanti e la loro volontà di essere sempre up to date come se vivessero permanentemente all’interno di talk-show pomeridiano, ma indirizzi simili ricordano troppo da vicino quella “volontà di modellare la coscienza morale e sociale del popolo (Wikipedia, ad vocem Minculpop) che aveva ispirato Mussolini a creare il potentissimo Ministero della cultura popolare.

E affidare questo compito a un sistema scolastico in stato confusionale, mi sembra veramente pericoloso. Quello che deve fare la scuola, e che oggi non fa, è puntare sui valori su cui si incardina la società e che si formano in centinaia e centinaia di anni, non sulle voghe del giorno. Almeno si fosse parlato di istruzione, invece che usare il delicatissimo termine educazione. Istruire, e cioè fornire gli elementi per la formazione di un giudizio è sicuramente compito scolastico mentre non lo è certamente il voler sedimentare un reale cambiamento culturale: si tratta di cosa di ben altro momento.