La professione di studente è complessa ed è fortemente condizionata dalla società del tempo.
In quarant’anni di scuola vorrei definire, in maniera forse grossolana ma documentata, almeno tre figure di studenti in rapporto a tre periodi storici differenti.
Intendendo per studenti i giovani che frequentano il secondo ciclo della Scuola Primaria (allora Scuola Elementare) e la Scuola Secondaria di primo grado (allora Scuola Media).
Anni Settanta
La scuola è un dovere oltreché un diritto.
Si arriva in orario con i compiti fatti meglio che si può.
L’intervallo è fatto per mangiare cento lire di focaccia e giocare a palla in cortile.
I compiti a casa si fanno subito dopo pranzo. Poi si gioca in piazzetta, quando fa buio c’è la tv dei ragazzi.
Il prof ha sempre ragione.
La promozione è una conquista.
Anni Novanta
La scuola è un diritto oltreché un dovere.
Si arriva in orario se si riesce e con i compiti fatti quando si può.
L’intervallo è fatto per mangiare una merendina al cioccolato e giocare alle “Magic”.
I compiti a casa si fanno prima di cena, dopo aver guardato un paio d’ore di cartoni animati in tv.
Qualche volta il prof ha ragione, ma deve dimostrarlo.
La promozione è un atto dovuto.
Anni Dieci
La scuola è un azzardo.
Si arriva in orario quando si può, altrimenti si resta a casa. I compiti? Sono sempre troppi.
L’intervallo è fatto per sgranocchiare i crackers dietetici della compagna e fare a spintoni mettendosi le mani addosso.
I compiti a casa si fanno solo se resta tempo.
Il prof è sempre in torto.
La promozione è un colpo di slot-machine.
Tre fotografie, la prima in bianco e nero, la seconda a colori, la terza in 3-D.
Ora, dopo averle scattate, rifletto su cosa si è sbagliato.
Se non si è sbagliato, l’errore sono io.