Balduzzi: “Sostegno al Governo Letta, in sette punti”

Balduzzi RenatoEcco il testo dell’intervento di mercoledì 11 novembre nel quale l’on. Renato Balduzzi ha motivato il voto di fiducia di Scelta Civica al Governo Letta.

Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, colleghi, ho sette minuti, Presidente Letta, e vorrei dedicarli a sette parole, una al minuto, tra quelle che lei ha usato.

La prima è «lavoro». Non è solo – sarebbe già molto – il fondamento della Repubblica, ma è l’emergenza di ogni giorno, l’emergenza di ogni famiglia italiana. La linea politico-culturale di questo Governo e del precedente è quella di puntare su politiche attive. Le politiche passive sono necessarie, ma sono per loro natura deboli. Quali sono queste politiche attive ? Di formazione, di incentivi, di ricollocazione. Sono queste che vanno promosse e su questo la linea intrapresa, Presidente, è buona, va perseguita con determinazione e vanno coinvolti i territori e l’associazionismo. Vada avanti su questa linea, Presidente, e i risultati arriveranno.

La seconda parola è «Europa». C’è bisogno di più buona Europa in Italia, ma c’è anche bisogno di più Italia in Europa. Stiamo cominciando a prendere sul serio la fase ascendente di formazione delle politiche europee e proprio in questo ramo del Parlamento abbiamo avuto un esempio di questo a proposito dell’Agenzia Frontex, controllo dell’immigrazione alle frontiere, ma non basta. È certo molto importante il suo ruolo, Presidente, sui tavoli europei, il suo ruolo autorevole, ma lo è altrettanto la capacità del Parlamento di dimostrare ai cittadini che l’Unione europea non è una torre d’avorio di una tecnocrazia algida e distante, ma è il sogno di una generazione, di una generazione tra le più importanti della storia italiana ed europea. Presidente Letta, noi vogliamo portare avanti questo sogno, è ancora il nostro sogno.

La terza parola è «riforme». Non abbia esitazioni. Un perimetro più contenuto della maggioranza, nella misura in cui riduce i poteri di veto e la – diciamo così – circonferenza delle larghe intese, può essere la premessa per una maggiore incisività. Scelta Civica le ha consegnato, negli scorsi giorni, proposte articolate di quello che per molti mesi Mario Monti ha invocato come contratto di coalizione e che oggi anche altri, a cominciare dal nuovo segretario del Partito Democratico, prendono sul serio. Noi non possiamo che essere contenti di questo.    Si parla spesso e non sempre a proposito di Germania. Ma che cos’altro ha fatto Frau Merkel, se non definire con fatica e tenacia un trattato di coalizione con la SPD ? E perché non dovremmo fare anche noi questa stessa fatica ?

La quarta parola è «governabilità». Lei si è opportunamente soffermato sulla legge elettorale. Il testo di risulta dopo la sentenza della Corte costituzionale non poteva presumibilmente incorporare l’esigenza della formazione di una forte e stabile maggioranza parlamentare, che il proporzionale puro in collegi grandi non può garantire. Ma anche l’esigenza di avvicinare i candidati agli elettori attraverso una preferenza è frustrata dalla dimensione dei collegi e delle circoscrizioni. Dobbiamo allora intervenire, intervenire in fretta, sapendo andare oltre le convenienze di gruppo e di parte. Scelta Civica ha presentato una proposta che coniuga rappresentanza e governabilità, che non fotografa l’esistente: può essere una delle basi sulle quali ripartire. Anche su questo, noi ci siamo, Presidente Letta, e ci siamo in questa Camera.

La quinta parola è «autonomia». Assai opportunamente lei ha inserito tra i quattro oggetti del ritrovato – aggiungo io, e benvenuto – percorso dell’articolo 138 della Costituzione per rivedere la Costituzione la modifica del Titolo V sotto il segno di un autonomismo responsabile. Dobbiamo chiedere alle autonomie locali e territoriali questa capacità di serietà e di responsabilità, ma saremo credibili, Presidente, se faremo questo dando attuazione a una norma costituzionale che abbiamo per troppo tempo lasciata negletta: l’ultimo periodo dell’articolo 5, quello per cui la Repubblica adegua i principi e i metodi – i principi e i metodi ! – della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento. Non solo dell’autonomia locale, dell’autonomia tout court ! Ebbene, noi questo faremo ricordando che nell’articolo 5 il limite è l’unità e l’indivisibilità, ma il principio è l’autonomia. Possiamo chiedere sacrifici ai territori, se riusciamo noi per primi ad attuare la Costituzione.
 
La sesta parola è «politica», quella buona politica che i cittadini nella loro collera talvolta invocano, e non sempre riuscendo peraltro a distinguere tra chi la buona politica la fa e la vive, la serve, e chi se ne serve. A tutti i cittadini è chiesta fedeltà alla Repubblica e hanno tutti il dovere di osservare la Costituzione e le leggi, ma ai cittadini che hanno funzioni pubbliche, ad essi, è chiesto qualcosa di più: è chiesto di adempierle con disciplina e onore, così dice la Costituzione. Ebbene, tra Paese legale e Paese reale, tra Paese delle istituzioni e Paese reale, in democrazia c’è sempre una necessaria consonanza, ma al Paese della politica è chiesto qualcosa di più: la capacità di guardare negli occhi qualunque cittadino che protesta e di dirgli: «Puoi avere fiducia perché sono onorevole, cioè adempio il mio dovere con disciplina e onore». Questo è chiesto, Presidente, a tutti noi, e questo dobbiamo avere il coraggio di ribadire, e lo abbiamo fatto anche poco fa, in quest’Aula, rispetto a posizioni inaccettabili.

L’ultima parola è proprio «fiducia», Presidente. La diffidenza è una delle cifre della contemporaneità; ci affoga tutti nella nostra quotidianità. L’antidoto a quella diffidenza che impedisce una vera coesione sociale è proprio la fiducia, non al buio, non come atteggiamento naïf, ma basata sulle cose fatte e non soltanto promesse, e sulle cose ragionevoli proposte dopo un ragionevole dialogo. Di quale fiducia parliamo ? Quella del Parlamento, certo, oggi, ma attraverso il Parlamento quella dei cittadini, quei cittadini che riconoscono a lei e al suo Governo, Presidente, serietà e autorevolezza. Il suo discorso è stato un discorso onesto e leale. Agli onesti e ai leali la fiducia si dà, si deve dare, Presidente. Faremo in modo, tutti insieme e senza sconti, che tale fiducia sia meritata.

on. Renato Balduzzi
www.renatobalduzzi.com