di Giancarlo Patrucco
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Con la maggioranza bulgara che è uscita domenica dalle urne delle primarie, e con lo straordinario afflusso di gente ai seggi, che si è determinato nonostante il periodo difficile e quel che la gente comune pensa dei politici, il primo passo dell’avventura renziana alla testa del PD si può dire felicemente compiuto. Addirittura, in maniera ancor più lusinghiera delle aspettative.
Ora, messo al sicuro il partito, tutti i commentatori stanno concentrando lo sguardo su quel che Renzi dovrà, potrà, e forse non riuscirà a realizzare facilmente in quel luogo di rissa e non governo che è ormai diventato il Parlamento. Grillo va avanti a forza di Vaffa, Berlusconi è in campagna elettorale perenne, Alfano crede di essere diventato uno statista, le varie parrocchiette si coccolano l’idea che, andando a votare con il proporzionale puro, rimasto dopo la rasatura della Consulta, potrebbero riuscire a campare ancora anni.
Ma io credo ancora, più di prima, che Renzi debba sì guardare avanti, però sia meglio che ogni tanto si volti per assicurarsi le spalle. E’ vero che ieri ha raccolto un consenso pieno e rotondo, fra gli elettori delle primarie. Ma il popolo delle primarie, una volta votato, torna a casa. Invece, i baroni del PD resteranno, a Roma, come in ogni piccola o grande organizzazione della Penisola. Resteranno e, tra uno slogan e l’altro, proveranno a cambiare tutto perché non cambi niente.
So bene che le mie parole non saranno ascoltate e il mio monito respinto con sufficienza. Quindi mi sono trovato un alleato, uno ben più noto di me e fiorentino come Renzi, Quel Niccolò Machiavelli che ne “Il Principe”, di cui cade quest’anno il 500° anniversario, fra i tanti ammonimenti sulla conduzione della politica ai suoi giorni, ne mise uno che sembra fatto apposta per Renzi e per l’avventura che egli si appresta a vivere da oggi.
Sentiamolo:
“Quelli e’ quali per vie virtuose diventano principi, acquistano el principato con difficultà, ma con facilità lo tengono; e le difficultà che gli hanno nello acquistare el principato, in parte nascono da’ nuovi ordini e modi che sono forzati introdurle per fondare lo stato loro e la loro securità. E debbasi considerare come non è cosa più difficile a trattare, né più dubia a riuscire, né più pericolosa a maneggiare che farsi capo a introdurre nuovi ordini: perché lo introduttore ha per nimici tutti quelli che degli ordini nuovi farebbono bene. La quale tiepidezza nasce, parte per paura degli avversarii, che hanno le leggi dal canto loro, parte dalla incredulità degli uomini, li quali non credano in verità le cose nuove, se non ne veggano nata una ferma esperienza; donde nasce che qualunque volta quelli che sono nimici hanno occasione di assaltare, lo fanno partigianamente, e quegli altri defendano tepidamente: in modo che insieme con loro si periclita”.*
Parola di Machiavelli.
* In G. Mazzoni e M. Casella, Tutte le opere storiche e letterarie di Niccolò Machiavelli, Firenze, 1929