La bellissima mostra dedicata a Pierre Auguste Renoir illustra l’intero percorso artistico del grande maestro impressionista attraverso sessanta opere che affrontano i diversi temi in allestimento tematico-cronologico: i ritratti, la donna, il paesaggio, l’infanzia, la modernità e la gioia di vivere, i fiori, la musica. Ma vi è un tema in particolare, il ‘Nudo’, che ne sublima la poetica, esprimendosi infine nel capolavoro con cui termina la mostra , il celebre dipinto Le bagnanti.
La mostra in questione si tiene alla GAM di Torino fino al 23 febbraio 2014 ed è organizzata dal Comune di Torino insieme a Skira, curata da Silvie Patry e da Riccardo Passoni in collaborazione con Musee d’Orsay e l’Orangerie di Parigi.
Renoir affronta il tema del nudo sin dall’inizio della sua carriera. E’ in mostra anche un nudo maschile del 1864 (Il ragazzo con il Gatto) nella parte dedicata alla ritrattistica. Renoir però amava particolarmente il corpo femminile ed espresse intensamente questo piacere nella pittura. Dopo essersi ispirato intorno al 1880 ai nudi di Ingres, l’artista ritornò a questa forma di arte negli anni novanta per non abbandonarla più. Egli inserì i nudi in un contesto atemporale, nel desiderio di misurarsi con i grandi Maestri del passato: Raffaello, Tiziano, Rubens. Approfondì in maniera regolare ed ostinata il tema delle bagnanti, delle odalische, dei nudi nell’atelier e le scene di toilette. “La donna nuda sorgerà dall’onda amara o delusa dal suo letto. Si chiamerà Venere o Nini e mai si inventerà cosa migliore…” Questo il pensiero dell’artista.
Per Renoir il nudo è un mezzo per sfuggire al motivo, per evitare di essere letterario: perciò scelse qualcosa che tutti conoscono o ancora meglio qualcosa che è senza storia ed è espressione immediata di una pittura volutamente sensuale e colorata. In mostra sono presenti cinque opere sul tema. La toilette, donna che si pettina del 1907/8, che rimanda ad un rituale quotidiano, dove la capigliatura simboleggia la sensualità, L’odalisca che dorme, detta anche Odalisca con babbucce (1915-1917), Nudo disteso di schiena (1915-1917), Grande nudo, detto anche Nudo tra i cuscini (1907) e Donna nuda distesa (1906 circa), dove la donna ritratta è Gabrielle, balia e donna di servizio dei Renoir che gli ispirò circa duecento tele.
Sfidando la terribile malattia che lo colpì, l’artrite reumatoide, l’artista negli ultimi anni di vita, trasferitosi nella tenuta di Les Collettes in Provenza, ritrasse la nudità en plein air. Qui si dedicò alla realizzazione de Le bagnanti, che egli stesso considerò un testamento, un traguardo ed un trampolino per le ricerche future.
La scena è un invito a partecipare ad un Idillio, con la raffigurazione di bagnanti sensuali, dalle forme sinuose e giunoniche, fuori dal tempo, immerse in un eden inondato di luce. Renoir contrappone all’orrore della Guerra che sta volgendo al termine un opera ‘paradisiaca’ e trasmette ancora una volta il suo messaggio: l’arte deve guardare al bello e alla gioia di vivere. Disegna con il pennello e diluisce i pigmenti lasciando visibili le colature e ricercando la fluidità di un work in progress, frutto già di un ragionamento artistico che guarda al futuro; il non finito, come in Rodin, è già la modernità. L’opera è un omaggio ai maestri della classicità e del Rinascimento e guarda ad un mondo dove la morte non esiste. Matisse definirà quest’opera, appunto, il capolavoro di Renoir, testamento pittorico e spirituale per le generazioni future. Le bagnanti sono intrise di lirismo e di senso plastico, quasi trasfigurate, mentre prendono forma e colore nel paesaggio. Le loro carni madreperlacee risaltano nella magia del dipinto, trionfo della bellezza e della natura. A chiusura della mostra non a caso vi è un’opera che segna un’ideale prosecuzione… l’Arianna abbandonata di Giorgio De Chirico. Del 1931.