Ma in che città viviamo? Ad Alessandria c’e lo stiamo domandando in tanti e da tempo, in particolare negli ultimi 18 mesi, ma è propria questa la città che vogliamo? E perchè tutti insieme ad iniziare dai cittadini incivili, commercianti, imprese, sino ad arrivare ai politici che mandiamo a governare la città, non facciamo niente per cambiare la situazione, anzichè assistere passivamente, quasi con l’indifferenza, che è tipica degli alessandrini? Questa è la conclusione a cui si arriva dopo avere analizzato i contenuti della ricerca che Il Sole 24 Ore ha recentemente pubblicato, dove con una serie di dati statistici si misura la qualità della vita delle 107 province italiane. Vengono pesi in considerazione i seguenti parametri: tenore di vita, servizi e ambiente, affari e lavoro, ordine pubblico, popolazione, tempo libero.
Questi i risultati della posizione in classifica di Alessandria: Tenore di vita: 25° – Servizi e Ambiente 58° – Affari e Lavoro 42° – Ordine pubblico 71° – Popolazione: 37° e Tempo libero 75°. Come si evince la situazione è insoddisfacente per servizi, ambiente, ordine pubblico, tempo libero, affari e lavoro. Gli unici dati accettabili sono quelli relativi a tenore di vita e popolazione. Un’analisi, che non ci sorprende, visto che in particolare negli ultimi 18 mesi l’ambiente è in costante degrado, con disfunzioni per quanto riguarda la raccolta rifiuti, la pulizia e l’inesistente manutenzione delle strade. L’insicurezza personale, per quanto concerne la criminalità e la viabilità stradale, a causa di carenze nel controllo del territorio. Il tenore di vita, pur rimanendo almeno per ora a discreti livelli, sta cominciando a flettere a causa della crisi economica che ha determinato la perdita di posti di lavoro (anche per la locale situazione di dissesto) così come di conseguenza il tempo libero (inteso come vacanze, divertimenti, ecc…).
Può andare ancora peggio di così? Su questo le opinioni sono contrastanti e c’è chi già ora per interessi personali o politici tende a sminuire se non per taluni aspetti ad escludere i problemi, chi sottovalutandoli pensa che abbiamo toccato il fondo e quindi che in futuro le cose miglioreranno e invece chi con più realismo ritiene che se non si prenderanno provvedimenti immediati la situazione potrebbe ulteriormente peggiorare.
A questo proposito c’e ne sono taluni che non comportano costi elevati, come ad esempio la ridefinizione dei compiti della Polizia Municipale, che deve ritornare sulle strade per disciplinare il traffico, velocità pericolosa, sosta selvaggia, come deterrente nei confronti della criminalità, del vandalismo e dell’abbandono dei rifiuti. Per quanto concerne la criminalità sarebbe auspicabile anche un maggiore controllo da parte delle forze dell’ordine. Relativamente alla pulizia delle strade, oltre a migliorare l’efficienza dell’Amiu (appena possibile si dovrà ritornare al porta e porta) e applicare le relative sanzioni agli incivili è necessario un intervento educativo nelle scuole per insegnare ai giovani che la città è di tutti e quindi non si sporca.
Perciò la maggioranza che governa la città, se vuole meritare la fiducia che gli era stata concessa, non può limitarsi a lavorare per evitare il dissesto definitivo, ma deve iniziare a produrre dei fatti concreti, ad esempio mettendo in pratica quanto sopra, oltre a specifiche strategie di marketing per un piano industriale di sviluppo (il vero banco di prova), finalizzato da subito, ma in particolare quando si uscirà dal dissesto, a rilanciare la situazione economica e quindi favorire l’occupazione.
Infine ai cittadini, con i quali l’Amministrazione deve dialogare più di quanto abbia fatto sinora, va ricordato che la città va considerata e trattata come casa propria, basterebbe prendere ad esempio i paesi civilmente avanzati e questo forse è il problema più difficile da risolvere, dato che comporterebbe l’adozione di un modello culturale sconosciuto per una certa categoria di persone, in tal senso si potrebbe sperare nelle future generazioni, ma se vengono dati certi esempi…
Pier Carlo Lava