Qualche giorno fa guardavo sui telegiornali la manifestazione contro la vivisezione. Guardavo le giovani facce dei partecipanti, appassionate, indignate, convinte di combattere una battaglia giusta, dalla parte della civiltà e del welfare animale. Guardavo e mi sorgeva un vago sentimento di invidia per le loro certezze, per la mancanza di ogni dubbio nel chiedere la messa al bando della ricerca scientifica su animali vivi da parte delle potentissime multinazionali del farmaco. Dev’essere davvero bello poter gridare la propria indignazione, scandire insieme slogan buoni e giusti, inalberare fotografie che testinoniano le indicibili sofferenze di cani, gatti, scimmie. Chi siamo noi, mi chiedevo, per disporre a piacimento delle vite di altre specie con cui condividiamo il pianeta?, Ma ecco che subito a questo sentimento di adesione si contrapponeva il dubbio? Ma sarà proprio vero? Saranno tutte bugie quelle degli scienziati e ricercatori che sostengono l’indispensabilità di queste ricerche per combattere le malattie che ci affliggono. Saranno tutti crudeli e senza pietà? La loro morale sarà così consunta da lacerarsi, da lasciarsi corrompere dalle aziende farmaceutiche e adattarsi a portare avanti, per denaro, ricerche che non servono a nulla e potrebbero essere agevolmente sostituite da indolori procedure informatiche? E ancora. Come pensarla a proposito del fondamentale antiumanesimo che sta dietro a movimenti di questo tipo, alla concezione della presenza umana come una sorta di disgustoso cancro che infetta il pianeta e porta malvagità laddove c’è solo la magnifica ‘innocenza’ che è appannaggio dei bambini in età pre-razionale? Mah! Sono problemi grossi che non pretendo certo di risolvere, ma soltanto di condividere.
Piuttosto, cercando una uscita laterale per evitare di portare fino in fondo un’analisi di tipo filosofico, vorrei porre, alla francese, une question che interessa da vicino tutto l’alessandrino. Ogni anno all’approssimarsi dell’estate assistiamo alla promozione su tutti i media, della ‘lotta alle zanzare’, mentre all’inizio dell’autunno è la volta dei bilanci, sempre deludenti per mancanza di fondi adeguati e di politiche lungimiranti. Col risultato di creare stati generalizzati d’ansia, scene di panico al primo ronzare dei pur fastidiosi insetti, con gente che si barrica in casa come di fronte all’assalto di uno sciame di api assassine, col proliferare di leggende metropolitane, ma sopratutto campestri, sulla pericolosità dei morsi, in grado di diffondere le più strane malattie. Ebbene, visto che nel nostro territorio non si corrono rischi (escludendo quelli che potrebbero derivare dalle zanzare tigre di cui si segnalano anche alcuni insediamenti anche ad Alessandria, specie nelle vicinanze del cimitero) di contrarre malattie pericolose come la malaria, tutto questo allarmismo mi appare abbastanza isterico. Ma come, le zanzare non fanno parte della natura? Per loro il welfare animale non si applica? Non fanno parte dell’ecosistema? non hanno diritto al rispetto che secondo gli animalisti dobbiamo portare a tutta la fauna?
Niente, nessuno sembra crearsi sensi di colpa di fronte a questi progetti di sterminio studiati per esclusivo beneficio umano.
Andrà a finire che tra qualche anno, come fanno in America con i serpenti a sonagli oggetto di ripopolamento all’interno dei parchi che ne hanno visto diminuirne la popolazione, dovessimo investire altri soldi per reintrodurle nell’ecosistema.
Per chiudere un cattivo pensiero. Ma non sarà che gli entusiasti amatori della ‘natura’ e degli ‘innocenti’ animali, in realtà di fronte al mondo naturale, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti (per esempio il profumo del letame che loro definiscono puzza), si trovino un tantinino a disagio?