Ho ricevuto anch’io l’ultima lettera di Matteo Renzi contenente il suo invito al voto e non posso nascondere il mio stupore.
Premesso che sulle primarie la penso esattamente come Massimo Cacciari “Il segretario di un partito lo eleggono gli iscritti, non altri” – e che l’idea stessa di queste pseudoelezioni mi sembra assai peregrina, simile in fondo alla pretesa di Grillo di far passare i suoi follower come la vera voce del popolo italiano, cioè a un peccato di orgoglio – devo dire che ai suoi esordi il sindaco di Firenze mi aveva in qualche modo colpito, per l’eloquio libero dagli stilemi fastidiosi del politichese, per una gioiosa voglia di rinnovamento che mi appariva sincera e liberatoria nei confronti di un partito burocraticamente blindato, per la denuncia di un antiberlusconismo di deriva giacobino – giustizialista ecc.
Ma nel suo cammino politico, e cioè nel suo obbligatorio calarsi nella realtà effettuale del suo partito ho percepito un progressivo appannarsi dello smalto iniziale. Le parole taglienti come bisturi degli esordi perdevano progressivamente il filo, si venivano progressivamente usurando, mentre, sul piano dei programmi concreti notavo una certa vaghezza di intenti: timide fughe in avanti insieme con incerte riprese di un po’ polverose proposte. E mi avevano colpito anche le improvvise virate a sinistra evidentemente motivate dalla necessità di guadagnarsi i voti della ‘base’. Una strategia vincente, visto che gli ha permesso di vincere le elezioni per il congresso nazionale, ma pericolosa perché lo ha costretto ad annacquare la spinta spavaldamente rivoluzionaria degli esordi con continue mediazioni tattiche che hanno praticamente oscurato la sua strategia rottamatoria.
E così, lungo questo percorso, si è arrivati a questa lettera che ci propone un Renzi ormai osmoticamente prigioniero della ‘politica’. Si tratta in sostanza di un ‘libro dei sogni’, privo di ogni idea nuova capace di incidere sul corpo di uno Stato che si sta rapidamente avviando verso una paralisi da superfetazione. La stessa divisione in punti programmatici non fa che evidenziare la genericità delle proposte, così attente a rifuggire dalla concretezza che quando inopinatamente vi si sofferma più di tanto, come a proposito del promesso taglio di un miliardo dei costi della politica, rischia di sfiorare l’assurdo.
Per quanto mi sforzi non riesco a trovare in questa missiva renziana nessun effettivo disegno di cambiamento, ma un coacervo di ‘lanci’ di subliminale vaghezza. Può darsi che gli elettori vadano titillati in questo modo. Io credo al contrario che Renzi, come tanti altri li sottovaluti.
Vedremo. Nel frattempo, per correttezza, unisco qui di seguito il link al testo renziano: http://www.matteorenzi.it/newsletter/2013-12-03/
Carlo Viscardi – Arcipelago