Apprendo dai telegiornali che il governo Letta ha emanato un apposito decreto legge secondo il quale da martedì 3 dicembre 2013 “bruciare i rifiuti è reato”. Scrivendo pressoché in contemporanea all’annuncio, so di correre il rischio di cadere nelle infinite trappole comunicative che si trovano sulla strada degli infiniti strumenti di informazione oggi a disponibili e quindi sarà meglio chiedere anticipatamente scusa per ogni eventuale fraintendimento, ma la mia reazione immediata è stata quella di chiedermi: “ma allora fino ad oggi chi incendiava le discariche provocando fumi dannosi alla salute non commetteva reato? Lo faceva senza rischiare alcun tipo di incriminazione, neanche quello di danno ambientale”? Possibile che tra la montagna sterminata delle 300.000 leggi che regolano la nostra vita quotidiana non ce fosse finora una che, magari in un comma, puniva quei roghi che nell’eloquio comune vengono reglarmente abbinati all’aggettivo dolosi? No, non è possibile! Pur non essendo un giurista credo di poter dire che le discariche abusive siano già proibite dalla legge. E vuoi che il loro incendio (a volte, fra l’altro, provocato da fenomeni di autocombustione) non sia stato finora considerato un atto criminale? Impossibile!
Potrei sbagliarmi ma credo piuttosto che il decreto di cui parliamo sia un esempio lampante di come vengono affrontati i problemi in Italia. Si è scoperto, con ritardo mostruoso, visto che i primi servizi giornalistici risalgono ad almeno un anno fa, che esiste ‘la terra dei fuochi’ e cosa si fa? Per prima cosa un bel decreto da annunciare con enfasi, accompagnandolo con la promessa che entro 150 giorni tutti i luoghi saranno censiti e “perimetrati”. Così si fa bella figura e si dimostra che il governo sta sempre sul pezzo. E se la legge già esiste, pazienza, basta che si cambi qualcosa, magari inasprendo le pene e tutto va a posto! Tanto tra 300.000 e 300.001 che differenza c’è?
Chissà se la camorra si è spaventata!