Un giaciglio per la lunga notte di Roberto Nani

Nani Robertodi Bruno Soro

Domenica 1° dicembre il quartiere degli Orti ad Alessandria ha perduto uno dei suoi uomini migliori: Roberto Nani. Oltre ad aver trovato il lui un amico, Roberto è stato uno di quei personaggi che quando li scopri te ne innamori e non puoi più lasciarli. E così è stato fino alla fine.

Roberto è stato innanzitutto un grande benefattore, in primo luogo del quartiere nel quale è nato ed è vissuto. Dall’anno dopo l’alluvione del novembre 1994 egli è stato tra gli ideatori e poi l’animatore di una delle prime associazioni di volontariato per la protezione civile Orti Sicuro. Poi, Lui laico, un benefattore delle attività della Parrocchia di S. Maria della Sanità, luogo che ha sempre ritenuto capace di aggregazione e nel quale non ha mai mancato agli appuntamenti domenicali quando si è trattato di preparare il pranzo per i poveri della Caritas. Un benefattore della sua città, Alessandria, nelle cui scuole medie ha insegnato fino al raggiungimento dei limiti di età, molto apprezzato dai colleghi e da più di una generazione dei suoi allievi. Presso molte scuole elementari della città e del circondario ha contribuito a illustrare l’importanza delle attività di volontariato.

Benefattore del territorio provinciale. Roberto Nani ha girato in lungo e in largo le scuole della provincia raccogliendo, tra gli alunni e le loro famiglie, le offerte che poi tramutava in opere nei luoghi del suo impegno di cooperatore allo sviluppo. Così come benefattore di varie istituzioni laiche e diocesane, presso le quali si è instancabilmente recato per illustrare il tema della povertà in Africa, dimostrando quanto le istituzioni potrebbero fare, qualora lo volessero, se Lui da solo aveva realizzato tanto.

Impegnato nel sociale, Roberto non ha mai lesinato il suo aiuto alle Istituzioni sindacali e alle Associazioni culturali cittadine, apportando il suo contributo di conoscenza, con scritti, interviste e conferenze, al solo scopo di illustrare le attività svolte in collaborazione con l’Istituto per la Cooperazione allo Sviluppo di Alessandria. Dopo avere apportato benefici nel campo dell’istruzione e della sanità alla città cubana di Santa Clara, attività che si è concretizzata con la ristrutturazione dell’ospedale infantile Miranda, dall’inizio del nuovo secolo Nani ha trascorso diversi periodi in Mozambico, paese nel quale, grazie al Progetto Mitava, ha costruito pozzi, scuole, ed ha contribuito, con l’aiuto finanziario dell’Amministrazione comunale di Alessandria, a sostenere la biblioteca pubblica di Lichinga. Infine, con il ricavato dalla vendita del suo libro di racconti mozambicani “Dona Ana. Mozambico, Africa” – edito con il contributo dell’Assessorato alla Pubblica Istruzione della Provincia di Alessandria -, ha realizzato “il mulino delle bambine”. Da allora, qualche decina di bambine orfane di genitori vittime dell’AIDS, ospitate da una comunità di suore, non saranno più costrette a macinare a braccia tutte le mattine il mais che serve per il loro sostentamento.

Roberto Nani è stato la mia spalla razionale, un animatore culturale ed il mio consulente editoriale. Assieme, in questi diciannove anni, unitamente al Gruppo di Lavoro Alessandria Nord, abbiamo studiato, discusso ed elaborato tutti i documenti emessi da Orti Sicuro riguardanti la sicurezza del nodo idraulico di Alessandria. Usavamo scambiarci libri e letture, discutendo, talvolta animatamente, sui temi dello sviluppo economico e della cooperazione internazionale. Negli ultimi anni lo avevo coinvolto nei miei corsi di Economia all’Università di Genova, dove ha tenuto ai miei studenti seminari molto apprezzati sulla povertà estrema in Africa, con particolare riguardo al caso del Mozambico. Sottoponevo a lui tutti i miei articoli dei quali, Lui esperto di Linguistica, correggeva e annotava scrupolosamente sviste, pensieri poco chiari, giungendo talvolta a consigliarmi di cestinare lo scritto.

Laureato in Lettere all’Università di Torino negli anni della rivolta studentesca, Roberto Nani era un appassionato di etnologia, di storia e di fotografia: i suoi scatti, trasferiti su diapositive, hanno colto aspetti della cultura mozambicana che mi erano ignoti, come la cerimonia dell’Uniago (l’iniziazione alla quale si sottopongono i bambini e le bambine nel passaggio all’età adulta). Con tutto ciò, era un uomo schivo e modesto: valga a testimonianza di queste sue doti e della poca importanza che egli attribuiva al suo impegno nel sociale le parole di una poesia di Bertolt Brecht poste a conclusione delle presentazioni  con le quali usava illustrare il suo impegno:

“Ho sentito dire che a New York
All’angolo della 26° strada di Brodway
Nei mesi invernali ogni sera c’è un uomo
E ai senzatetto che si radunano
Pregando i passanti procura un giaciglio per la notte.

Con questo il mondo non cambia,
Le relazioni tra gli uomini non migliorano,
L’epoca dello sfruttamento non è per questo più vicina alla fine.
Ma a qualcuno non manca un giaciglio per una notte,
Il vento viene tenuto lontano da loro per una notte,
La neve destinata a loro cade sopra la strada.

Non deporre il libro tu che leggi, uomo.
A qualcuno non manca un giaciglio per la notte,
Il vento viene tenuto lontano da loro per una notte,
La neve destinata a loro cade sopra la strada.

Ma con questo il mondo non cambia,
Le relazioni tra gli uomini non migliorano,
L’epoca dello sfruttamento non è per questo più vicina alla fine.

Bertolt Brecht,
“I giacigli per la notte”

Ti sarò sempre grato, Roberto, per avermi donato la tua amicizia e per avere lasciato a tutti noi la tua testimonianza di vita. Riposa in pace nel giaciglio della tua lunga notte.