Vi è un lampo di vita ‘fuggevole’ da cogliere al volo, espressa in un fiocco, nel fruscio della sete, nello scintillio delle perle. Tutto è vivace, nell’andirivieni di colori ed ombre, tutto procede nello spazio e nel tempo, nello straordinario dinamismo delle linee dei dipinti e dei disegni di Giovanni Boldini.
Tutto è racchiuso in un istante magico dove la pennellata perfetta e piena di grazia afferra l’istante della bellezza e la rende immortale.
Giovanni Boldini incarna la ‘belle époque’ quei pochi decenni che hanno incantato l’Europa ed in particolare Parigi, età dell’oro, di allegria e divertimenti nei tabarin, nei casinò, negli atelier, nei teatri: rimasta un mito di bellezza e vanità. La protagonista dei dipinti di Boldini e degli altri ‘Italiens de Paris’, come Giuseppe De Nittis, Federico Zandomeneghi, Mosè Bianchi, Ulisse Caputo, è quasi sempre la donna, elegante e frizzante, bella e sensuale, divinità terrena incantatrice.
A Milano, presso la Bottegantica di Via Manzoni è possibile visitare fino al 21 dicembre la mostra di dipinti e disegni intitolata Belle Epoque, da Boldini a De Nittis, organizzata da CLP Relazioni pubbliche. Le opere esposte sono circa cinquanta, una raccolta di raffinate produzioni che illustrano perfettamente lo spirito dell’epoca.
Giovanni Boldini, ferrarese di nascita e ‘macchiaiolo’ negli anni fiorentini della frequentazione al Caffé Michelangelo, è il maestro della Belle Epoque, dallo stile unico e inconfondibile, affermato nella sua unicità resistendo alle seduzioni dell’impressionismo, pur essendo grande amico di Edgar Degas e trovando solo a Parigi quindi e nel suo ‘esprit’ la vera vocazione. Egli è stato il pittore ‘dinamico’ per eccellenza, non solo per la sua incredibile capacità di rappresentare con poche veloci pennellate lineari il movimento, ma anche perché fino all’ultimo respiro ha cercato di superare se stesso.
Boldini è stato il pittore del gesto, del fremito che aleggia attorno ad una mano quando si posa su un guanto o su un bouquet di viole del pensiero (vedi immagine Le Viole del Pensiero, 1910).
Nei suoi dipinti il gesto non è mai posa bensì moto e transizione. Dotato di un virtuosismo tecnico invidiabile, l’artista ferrarese indulgeva al piacere del segno calato sul foglio con folgorante rapidità. Si trattava però di una velocità interna, non di esecuzione in quanto è risaputo di ritratti che gli costarono mesi di studio e lavoro. I suoi ritratti hanno un forte potere d’incanto e attrazione, le sue muse, donne eleganti, sinuose e sottili sono spesso le sue amanti, come Berthe, la modella di ‘The Summer Stroll’ o la contessa Gabrielle de Rasty, in ‘La lettera mattutina’, oppure negli anni del grande successo donne dell’alta società viennese, torinese, parigina, che gli commissionavano ritratti. E’ proprio lo chic, insieme al mistero, al fascino, all’innocenza maliziosa a fare di queste dipinti di più della semplice descrizione di una singola donna: è come se l’artista fosse riuscito a rappresentare ‘l’eterno femminino’.
A partire dagli anni ottanta i ritratti si fanno più leggeri e trasparenti, grazie anche all’uso del pastello. Le pennellate, notevolmente allungate creano l’effetto ottico del movimento in modo accentuato, anticipando la ricerca dei Futuristi. Alla fine del secolo i suoi dipinti erano già considerati delle vere e proprie icone, famose anche oltreoceano. Sono esposti in mostra anche alcuni bellissimi disegni. Boldini era molto interessato a questa antica tecnica da lui sperimentata fin dalla tenera età. Tanto che si diceva avesse imparato prima a disegnare che a leggere. Il disegno fu per lui regola quotidiana di vita, che gli permetteva di indagare, analizzare, riprodurre particolari e libero nello sperimentare nuovi modelli di ispirazione.