Fu tra i primissimi (e tra i pochi) a prendere le distanze dall’ultima fase del ‘berlusconismo’, “senza peraltro mai dimenticare quel che Berlusconi ha fatto, e ciò che di importante ha rappresentato: ma via via si è circondato di personaggi sempre più imbarazzanti: e in Piemonte ne sappiamo qualcosa”. E, la scorsa primavera, proprio dalle colonne del nostro magazine, l’onorevole Franco Stradella lanciò provocatoriamente, ma non troppo, l’Nds, ossia il suo partito ideale: non di sinistra. Oggi, dopo un periodo trascorso ad osservare gli sviluppi (e gli attorcigliamenti) della politica nazionale, ‘mordendo il freno’ di fronte ad uno scenario di sempre maggior decadenza, per il politico-imprenditore alessandrino sembra arrivato il momento di tornare a giocare un ruolo da protagonista. Anche se lui, da democristiano doc prudente e astuto, sorride e non si ‘sbottona’ più di tanto: “sono stato a Roma, al primo incontro del Nuovo Centro Destra, il movimento promosso da Alfano, per sintetizzare. Ora vedremo: se si tratta di ripartire, seriamente, a far politica sul territorio, fra la gente, un po’ di esperienza posso metterla a disposizione. Ma è tutto ancora da decidere: le prossime settimane serviranno a fare chiarezza”. Prematuro, dunque, definirlo ‘generale’ delle truppe piemontesi, e alessandrine, del partito che sta nascendo dalla scissione del Pdl. Ma giusti i tempi per cercare, con Franco Stradella, di fare il punto sulla situazione politico-economica, e sui possibili scenari futuri.
Onorevole Stradella, l’elettorato moderato italiano è disorientato, di fronte a quel che sta accadendo. Si avvicina il momento di ridargli voce e rappresentanza in maniera decisa?
Me lo auguro. Ci si è provato con Monti, ma è stato un (direi prevedibile) fallimento, perché Monti è tante cose: un professore, un burocrate, un tecnico. Ma certamente non un politico: gli manca la duttilità, e la capacità di non farne sempre una questione di orgoglio personale. In parallelo nel Pdl abbiamo visto una serie di contrapposizioni personali, e l’emergere di figure pericolose, portatrici di ideologie estremiste (come l’onorevole Santanché), o peggio ancora di nessuna posizione: semplicemente uomini e donne ‘prone’ di fronte agli interessi del capo, per interesse personale. Non faccio nomi, non mi ci voglio neppure mettere: ma come è stato ridotto il Pdl in Piemonte, con una serie di parlamentari ‘cooptati’, che il nostro territorio neppure sanno cosa sia, è sotto gli occhi di tutti. Così come non basta essere piemontesi, se della politica non si posseggono gli strumenti, le capacità di analisi, e di rappresentare parti ‘vive’ della società: oggi in enorme sofferenza.
Quindi, onorevole Stradella, ben venga un nuovo partito per il centro destra, ci pare di capire. Ma l’Ncd di Alfano non rischia di essere solo un nutrito drappello di parlamentari, che saranno ‘spazzati’ via al primo ‘giro’ elettorale? Berlusconi li ha già ‘battezzati’ Cugini d’Italia, per dire che che non peseranno più dei Fratelli d’Italia, e che il ‘boccino’, anche se fuori dal Parlamento, rimarrà saldamente in mano sua….
La battuta sui Cugini d’Italia è stata divertente, Berlusconi rimane un grande comunicatore, non c’è dubbio. E il suo carisma sull’elettorato è ancora molto forte, e non si deve dimenticare tutto quel che ha fatto di buono. Però il mondo va avanti, e oggi più che mai c’è bisogno di figure in grado di dialogare, e di trovare punti di incontro, di sintesi. Agganciandoci sempre più all’Europa, e al Ppe: e puntando alla stabilità del Paese, per uscire dall’emergenza e aprire una nuova fase di sviluppo.
E tutto questo può farlo Alfano, con i suoi ‘governativi’?
Direi che oggi il compito essenziale dei parlamentari del nuovo movimento-partito (magari qualcuno di loro animato anche dal traguardo personale di rimanere a Roma un altro po’: e chi lo nega?) è sostenere il governo Letta, per senso di responsabilità verso il Paese. A condizione, naturalmente, che si proceda rapidamente sul fronte delle riforme, per poi tornare a votare.
Tra le riforme essenziali, c’è anche il superamento del famigerato ‘porcellum’?
Certo che sì, e ai primissimi posti. Il ‘porcellum’ è una pessima legge, utilizzata in maniera ancora peggiore, se possibile, dal centro destra. Che ne fece un utilizzo personalistico, trattando il territorio (e quello piemontese, in particolare) come carne da macello. Basti vedere chi oggi ci rappresenta, e quanto ha inciso in questi mesi, a fronte di emergenze assai rilevanti che hanno coinvolto Alessandria e la sua provincia.
In effetti, sulla vicenda dissesto del Comune di Alessandria e dintorni. si è avuta la netta percezione che, a Roma, il centro destra non ci fosse….
Finché ci sono stato, ho fatto la mia parte. Per il dopo, chiedete altrove….
La vicenda della soppressione/trasformazione delle Province come la vede?
Le riforme serie non si fanno con l’accetta, ma con la ragione. Cercando la strada più ragionevole, in grado sì di razionalizzare le risorse, ma anche di garantire i servizi. Mi pare che finora non sia stato fatto: se si vuole riorganizzare tutta la macchina pubblica (che è sacrosanto), non si può scegliere un bersaglio a caso, più o meno simbolico, e accanirsi su quello. Vedremo cosa accadrà.
On. Stradella, lei è stato parlamentare, ma anche imprenditore. In che modo la politica può, in questo momento, contribuire a ridare fiato all’economia? Senza produzione, e senza lavoro, possiamo raccontarcela finché vogliamo, ma il declino sarà inarrestabile…
Ovvio che è così. Alla politica spetta il compito di approvare regole che semplifichino il rapporto tra burocrazia e aziende, professionisti e persone. O si supera il reciproco sospetto, per cui lo Stato considera il contribuente un potenziale delinquente, e il contribuente ritiene lo Stato un oppressore, o non ne viene fuori. La situazione rovinosa in cui si trova un settore come il commercio è emblematica: il commerciante al dettaglio, anello debole della catena distributiva, finisce con l’essere oppresso da tanti costi, vincoli, balzelli che preferisce chiudere, e ritirarsi. Ma è una dinamica da invertire assolutamente, o siamo perduti.
Intanto però in politica c’è la ‘baraonda’ più completa. Compresa la Regione, dove sono arrivati pure a fare a cazzotti. L’anno prossimo a maggio potremmo avere una sorta di ‘election day’ generale: lei ci sarà?
Cosa succederà da qui a maggio, a Roma come a Torino, cercheremo di capirlo strada facendo. Di certo l’anno prossimo si vota per le Europee, e per diversi comuni. Due fronti su cui non ho intenzione di candidarmi in maniera diretta: però di esserci sì, in un centro destra mi auguro rinnovato, e capace di tornare a confrontarsi con la gente, anche quando arrabbiata e delusa. E un centro destra capace di selezionare i migliori, i più adatti ad ogni ruolo: mettendo finalmente la parola fine al meccanismo dei cooptati incompetenti, che ci ha fatto perdere credibilità e consenso. Pur essendo la maggioranza degli italiani di cultura moderata, e non di sinistra.
Ettore Grassano