di Giancarlo Patrucco
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E così, ci siamo. Domenica prossima, buona sorte permettendo, il popolo del centrosinistra si metterà in marcia verso i seggi delle primarie, con la tessera elettorale in mano e due euro spicci in tasca. Un modo intelligente di partecipare, non alieno da qualche rischio di cui però qui non vorrei parlare per non turbare la festa.
Vorrei, invece, parlare un po’ dei tre candidati, che elenco in rigoroso ordine alfabetico, Civati Cuperlo Renzi, e della scelta che saremo chiamati a fare in quel momento. Mi capita di leggere spesso – ultimamente nell’editoriale di Franco Livorsi – che non possiamo trascurare un altro, un’autorevole personalità del Partito Democratico, nonché attuale Presidente del Consiglio: Enrico Letta. Se queste primarie per identificare il segretario del partito sono propedeutiche alla scelta del prossimo competitor per la presidenza di un nuovo governo, quando sarà, Enrico Letta ha le chances e i numeri per essere in lizza con gli altri.
Concordo pienamente. Quindi, insieme ai tre, attuali sfidanti, aggiungerò alle mie riflessioni anche questo quarto protagonista. I fantastici quattro, come li ho indicati nel titolo, perché vada come vada ai singoli, per il PD si profila comunque un successo. L’unico vero partito italiano che riesca a dar prova di una democrazia fattiva. L’unico, vero partito italiano che si apra senza riserve verso l’esterno. L’unico, vero partito italiano che non sia etero diretto, vuoi da Arcore, vuoi da un blog. Ce n’è quanto basta per dire che, se il PD scrive pagine ignominiose come quelle dell’elezione del Presidente della Repubblica, è pur tuttavia capace di scrivere pagine esaltanti come quella di domenica prossima. Anzi, di farle scrivere a un popolo, mettendoci la trama, il refrain, la location, ma lasciando il risultato finale in bianco. Tocca a noi.
Già. Tocca a noi e io sto cercando di mettere in fila i miei sì ma però, provando a ragionare di me e del futuro del Paese con assoluta franchezza e anche con quel tanto di durezza che impongono scelte come questa e tempi duri come quelli che stiamo attraversando. Ci proverò. Poi, ognun per sé e Dio per tutti.
Una mia cara, carissima amica, mi diceva l’altro giorno delle sue perplessità sulla scelta diRenzi, che io da un po’ vado rimasticando. Pensaci bene, mi ripeteva, quello ha idee di destra. Vuole una legge elettorale maggioritaria, ma che porti al Governo un Presidente del Consiglio coi poteri dei sindaci. Insomma, il sindaco d’Italia, un Presidente eletto sì dal popolo ma con i poteri di un monarca. E, tutto questo, in una democrazia parlamentare come la nostra, stravolgendo di fatto uno dei capisaldi della Costituzione del ’48.
I cavalli di battaglia di Renzi sono le riforme istituzionali, l’articolazione dello Stato, la tosatura dei costi della politica. Ma, dal punto di vista economico-sociale, Renzi e soprattutto il suo entourage si scagliano spesso contro quel che resta del welfare e dei diritti comuni. Ritengono buona una legge come quella Fornero, vogliono ritoccare le pensioni di quelli che ci sono andati col contributivo, intendono metter mano alla sanità e all’acqua mirando a una progressiva privatizzazione di questi beni comuni e non sprecano fiato sui diritti civili.
Insomma, stai attento a ciò che fai, perché Renzi metterebbe le mani in tasca ai politici, ma anche a te, mettendo a rischio quanto ti sei guadagnato con una vita industriosa e proba.
Ci ho pensato su, non lo nego, e sono arrivato alla conclusione che la scelta di domenica, al di là dei singoli elementi programmatici e delle enunciazioni dei candidati si svolge fra queste doppie antinomie: da una parte, i miei interessi personali e quello generale; dall’altra parte, la conservazione o il cambiamento drastico che promette Renzi. Cosa metto al primo posto? E, soprattutto, c’è qualcuno che può assicurarmi e rassicurarmi meglio di quanto non faccia Renzi sul mio futuro prossimo? Qualcuno che sbaracchi veramente questo dilapidamento di risorse, questo assalto alla diligenza, questa serie di rapine, di favori reciproci, di svaccamento totale al centro come in periferia, di acquiescenza supina verso i poteri forti, le cerchie più o meno magiche, i furbetti del quartierino? Ci sono tanti scalpi da prendere: gli evasori, i corruttori, gli elusori, i fannulloni, i manigoldi. Perché prendere lo scalpo a me, che non ho mai rubato, eluso, corrotto alcunché?
Ci sarebbe Civati. Il giovanotto mi piace, molte delle cose che dice anche. Ma Civati è un outsider che ha ben poche possibilità di vincere e, quand’anche ce la facesse, nessuna probabilità di attuare veramente il suo programma. So che è una cosa da non dire, perché in teoria ogni candidato vale quanto gli altri. Però, la realtà è questa e Civati avrebbe un peso non certo determinante nelle future scelte del PD, a prescindere da un suo miracoloso successo alle primarie. Lo rivedremo ancora e io lo aspetterò, certo che non mancherà l’appuntamento.
Poi c’è Cuperlo. Lui è in grado di tranquillizzarmi di più nel merito delle scelte economico-sociali. So che non attenterà alla mia pensione, non mi toglierà la sponda della sanità e neanche l’acqua pubblica. Cercherà di stanare gli evasori, perseguirà i corruttori e cercherà i soldi che mancano tosando le rendite e mettendo una patrimoniale sui redditi da scandalo.
Ma da Cuperlo non posso attendermi lo sbaraccamento dell’attuale sistema. Lui si inserisce in una linea di continuità che non mi offre le garanzie di un effettivo cambiamento. Non rovisterà nel pattume prodotto da sessant’anni di Repubblica, tra ammiccamenti vari alla parte avversa e colpevoli tolleranze verso le numerosi degenerazioni della parte sua. Anche mia, almeno nel breve tempo in cui c’ero. Tutto nel superiore interesse di una sinistra ormai imbolsita, imborghesita, ma che comunque dev’essere difesa perché si deve votare comunque, qui e così. Altrimenti vincono gli altri. Vero, ma che differenza c’è?
Dirò di più. Sono convinto – e lo dico a malincuore – che questo Paese abbia qualche speranza solo se viene rivoltato come un calzino. Altrimenti, anche Cuperlo si troverà costretto a giocare in difesa, barcamenandosi come potrà. Accadrà, dunque, quel che accade adesso con Enrico Letta: una sinistra che difende i diritti dei più deboli e degli onesti arretrando via via la sua linea di difesa. Abbiamo ottenuto la cassa integrazione per altri mille operai. Abbiamo trovato le risorse per altri mille senza tetto. Abbiamo convenuto con le parti in causa un altro mese di proroga. Abbiamo…
Da giovane ho giocato un po’ al calcio. Preferivo giocare in attacco che in difesa.