Gli avvocati Solvay sparano come un plotone di esecuzione, anzi, considerato il numero, come un reggimento di fucilieri, sparano sui dirigenti ASL e ARPA, e non so se si rendono conto che stanno sparando contro se stessi, in pieno petto e alle spalle dei loro imputati (qualche volta, quando si inceppa lo schioppo, si sparacchiano anche sui propri preziosi piedi). Volenti o nolenti, tramite queste mitragliate, mettono in risalto il “J’accuse” che abbiamo anticipato all’avvio del processo: lo scandalo della bomba ecologica di Spinetta Marengo è anche uno scandalo politico. Confermano da protagonisti che i politici, gli amministratori, di destra e di sinistra, nel corso dei decenni e fino ai giorni nostri, sono stati o inetti o collusi o corrotti, hanno chiuso un occhio se non tutti e due sulle loro malefatte industriali. Ma non fanno i nomi di questi politici: sparlano della nuora (ASL, ARPA) perché suocera (Comune, Provincia, sindacato) intenda, infatti Comune e Provincia e Sindacato in questo Processo sono belle statuine, e tali devono restare: intimano da Solvay. Se questi sempremenovotati politici avessero realizzato la nostra proposta di Osservatorio ambientale della Fraschetta, avrebbero messo in moto uno strumento di trasparenza e democrazia che avrebbe da un lato delimitato i loro abusati poteri e, dall’altro però, che avrebbe evitato tante vittime (ci si dimentica troppo spesso in questo processo degli ammalati e dei morti). Ma questi sempreverdi politici (su Lorenzo Repetto e Piercarlo Fabbio ritorneremo ad es.) si sono ben guardati dal realizzare l’Osservatorio, perché avrebbe scardinato i loro rapporti con l’azienda. Anche il meno peggio, Tino Rossi (teste in udienza chiamato da Solvay) avrebbe in venti anni avuto sterminati poteri (in Comune Provincia Regione Parlamento italiano, Parlamento europeo ecc.) invece non ha neppure tentato di realizzarlo. Farebbe in tempo ancora oggi, piuttosto che prodursi in inutili interpellanze. [Per leggere l’articolo completo clicca qui]