Un uomo con un orologio sa sempre che ore sono, un uomo con due orologi non è mai sicuro.*
Erich Segal o Arthur Bloch, a riprova della validità della frase.
Guardandomi intorno, non vedo francamente grossi motivi per sorridere nel calcio locale; è vero che è un momento di crisi economica con gli investitori che non fanno più la fila per riciclare-investire nelle società alessandrine, e a pagarne le spese per prime sono le squadre dilettantistiche.
Non che quelle professionistiche vadano molto meglio, ma a raccontare le ragioni della crisi dell’Alessandria ci sono molte persone più qualificate ed informate dei fatti di me, mentre sul calcio minore ritengo di poter ancora dire la mia.
Così, tra una Novese che non ha i punti in classifica che si meriterebbe per il gioco che mostra ma intanto a vederla sono sempre di meno, un Derthona che cambia il quarto terzo allenatore dall’inizio della stagione e questa volta pesca addirittura in Argentina, un Villalvernia che è tornato alla vittoria dopo così tanto tempo che le interviste del dopopartita sono incominciate con «Oggi abbiamo… abbiamo… com’è che si dice quando non pareggi e non perdi?», un Libarna che sembra divertirsi a recitare la parte di Penelope che disfa nella partita successiva quanto di buono fatto in quella prima, il terzetto in Promozione Ovada-La Sorgente-Gaviese che dovrà sudarsi la salvezza fino all’ultimo e l’acume degli amici che ti fanno notare che però Savoia ed Arquatese stanno dominando il loro girone di Prima Categoria dimenticando convenientemente che nel gruppo H sono TUTTE alessandrine, la situazione in provincia resta grama.
O meglio, resterebbe grama perchè a tirarla su ci pensano i settori giovanili delle due rappresentanti in serie D, che mostrano come quando ci si affida alle persone giuste i risultati non possono che arrivare: tecnici preparati e con un curriculum ben più importante di quello che ci aspettebbe (Guida – che l’anno scorso condusse la Juniores del Villalvernia ad uno splendido sesto posto finale con buona parte dei ragazzi della rosa che ora sono titolari in Eccellenza – nella Juniores del Derthona e poi rispettivamente al Derthona e alla Novese Simoniello e Magrì nei ’97, Patta e Nicorelli nei ’98, Cartasegna e Della Latta nei 99) e squadre che ottengono la qualificazione ai regionali in tre su quattro – fuori solo allo spareggio i ragazzi di Patta che comunque finora hanno fatto vedere un ottimo calcio ed hanno iniziato a «prestare» uomini ai ’97 -; stanno deludendo solo i ragazzi della Juniores della Novese, ma è statisticamente fisiologico.
In questa ottica, ci si aspetterebbe che questi ragazzi un giorno siano protagonisti nelle rispettive squadre fornendo un serbatoio inesauribile di uomini e mezzi per mantenere bassi i costi ed avere un quid extra dall’attaccamento alla maglia della propria città o comunque per cui si gioca da quando si era bambini.
Uso il condizionale perchè, per quanto abbia fiducia nelle persone summenzionate, negli ultimi sei anni di Juniores Nazionale gli unici giocatori che hanno continuato a giocare in serie D anche dopo il periodo da fuoriquota sono stati Magnè e Cesana; la speranza è che la tendenza nei prossimi anni vada cambiando, qualche segnale c’è, ma è ancora troppo timido: aspettiamo tre-quattro anni e vedremo quanti dei protagonisti di oggi saranno ancora su certi palcoscenici.
*ad onor del vero Raùl Longhi, tecnico preparatissimo e dal curriculum chilometrico, ha dimostrato di avere bene in testa la sua idea di calcio ed è stato punito da un errore al 93′ piuttosto marchiano da parte di un suo giocatore. Ho però anche notato che è un uomo di spirito, e sicuramente apprezzerà il vedersi al centro di questo bell’articolo sulle giovanili ritratto nella conferenza stampa post-partita domenica.