Rimborsopoli: son briciole, ma che facce toste! [Controvento]

Regione Piemontedi Ettore Grassano

Ci sono diversi modi di guardare alla ‘rimborsopoli’ della Regione Piemonte, che vede coinvolti (con avvisi di garanzia ricevuti in questi giorni) 43 dei 60 consiglieri regionali in carica, per rimborsi illeciti (accusa da dimostrare, naturalmente) dal 2010 al 2012.

La prima osservazione potrebbe essere: stiamo parlando di un milione di euro su un bilancio (annuale: qui si parla di tre anni) della Regione di 10 miliardi. Ergo, un niente sul piano contabile, mentre il grande moloch regionale annaspa tra inefficienze, e ancora non pochi sprechi. E’ altrove che occorre orientarsi (non la magistratura, certo, che fa il suo mestiere: ma altri) per razionalizzare davvero, e risparmiare cifre assai maggiori.

La seconda osservazione: chissà se si guardasse anche più indietro, cosa salterebbe fuori. Nel senso che bisognerebbe capire cosa era consentito, cosa vietato, cosa semplicemente tollerato, nella consapevolezza di tutti.
Insomma: che i politici regionali, tra compensi diretti e indiretti, rimborsi chilometrici stratosferici, risorse destinate ai gruppi e ‘spartite’ senza andare troppo per il sottile fossero (e in parte forse ancora siano) dei nababbi, e spesso dei miracolati se guardiamo alle loro competenze, lo sappiamo tutti, da sempre. Per non pochi anni, nella seconda repubblica, quello è stato, ancor più di Roma, il ‘jolly’ della politica, e beato chi lo pescava. Per questo forse ora tutta questa indignazione ‘a orologeria’ fa un po’ ridere. I magistrati facciano, naturalmente, il loro dovere fino in fondo. Ma evitiamo di sposare la semplicistica equazione: rimborsi ai politici uguale fallimento del Paese. I politici hanno fatto e fanno molti più danni quando sono incompetenti, e inconcludenti, che non quando intascano qualche rimborso di troppo. Può non essere un discorso gradevole, ma è così.

Però, signori, c’è pure l’ultima osservazione da fare, perché altrimenti non vale. Ed è questa: passino i ristoranti e i mega rimborsi per spostamenti, che per chi fa politica davvero sul territorio, ed è sempre in giro, ci stanno. Ma quanta faccia di culo ci vuole (a prescindere dagli aspetti giudiziari, che non sono affar nostro) per farsi rimborsare dall’amministrazione regionale gli scontrini del macellario, del tagliaerbe, delle ricariche telefoniche per i famigliari, dei vestiti firmati in boutique prestigiose? Ve li immagine voi gli sguardi, e i commenti dietro le quinte, degli impiegati regionali che ricevevano e registravano questi rimborsi? Ah ah….dai, datemi retta: assolviamoli tutti, ma con obbligo di presentarsi d’ora in poi, su carta d’identità e biglietto da visita, con la qualifica ufficiale di ‘faccia di culo’. Non sarebbe una punizione socialmente assai più rilevante di una mini condanna con condono o simili?

Ps: secondo l’articolo de La Stampa, linkato sopra, tra gli indagati (e ‘avvisati’) non c’è nessun consigliere regionale del Pd: è corretto segnalarlo.