5 domande a… Claudio Braggio

braggio_claudio_02di Andrea Antonuccio.

L’alessandrino Claudio Braggio ha studiato sceneggiatura alla Scuola Holden di Torino, ha frequentato seminari di approfondimento con gente del calibro di Suso Cecchi d’Amico e Furio Scarpelli, ha seguito seminari sulla narrazione e sulla poesia con, tra gli altri, Erri De Luca e Paola Mastrocola. Ha firmato una ventina di sceneggiature fra cui “Caristo, la città rubata”, “La tua voce arriverà” e “Andrea Vochieri, il processo 1833, di cui ha curato anche la regia. Socio del Centro Nazionale di Drammaturgia Contemporanea Italiana, Claudio ha pubblicato  diversi saggi sulla sceneggiatura, insieme a racconti umoristici in antologie. Con l’amico Franco Galliani ha creato e conduce il microfestival poetico e letterario (e non solo) a cadenza mensile “Vi Piace? Scrittura ad alta voce”, che dall’ottobre in oltre trenta serate ha portato sulla ribalta dell’Isola Ritrovata in Alessandria ben centoundici autori, fra poeti, scrittori, saggisti, teatranti. Alcuni suoi monologhi umoristici sono stati inseriti nei cartelloni di molti teatri, soprattutto dell’Italia centrale. Vi pare poco?

1) Claudio, tu sei autore, sceneggiatore e drammaturgo. Ci si nasce o ci si diventa, tutte queste cose?
Credo d’esser nato lettore e poi di aver nutrito curiosità nei confronti della scrittura. Una parte di talento ci dev’essere, indubbiamente, ma per il 95 per cento e forse più occorrono disciplina e studio. Sono stato allievo della Scuola Holden di Torino e poi ho seguito diversi seminari, soprattutto di sceneggiatura, quindi ho sperimentato tecniche e talento in diversi progetti, dal documentario al cortometraggio di finzione, dal videoclip ai testi teatrali ed altro ancora. L’importante è non demordere, perché quando hai scritto un testo e ti sembra che sia venuto benino, allora devi essere tenace nelle successive revisioni. Si scrive una volta, ma si cancella e si riscrive decine e decine di volte, passando sempre per gli stessi sentieri. Se tutto questo non ti abbatte, allora puoi pensare d’esserci proprio nato, autore.

2) Nel tuo ambiente chi ti ha insegnato di più, a livello umano e professionale?
Mi fa piacere ricordare con affetto soprattutto tre sceneggiatori, fra le altre cose, che mi hanno onorato con la loro amicizia oltre ad insegnarmi molto, in ogni senso: Mario Verdone (padre di noti registi, cittadino onorario di Alessandria, la sua città natale), Furio Scarpelli e Riccardo Pazzaglia. Mi mancano moltissimo, come son certo mancano al pubblico.

braggio_galliani3) Sei uno degli artefici, insieme a Franco Galliani, di una “chiamata alle arti” teatrale, cinematografica e letteraria. In un periodo di crisi economica come il nostro, l’arte che cosa può ancora dire?
L’amico Franco ed io in realtà siamo due fra gli artefici di questa “chiamata alle arti”, che ha come vivo punto di riferimento il circolo “L’Isola Ritrovata” in Alessandria, autentico nodo d’incontro per la musica di qualità e non solo in riferimento al “Club Tenco”. Mancavano le altri arti e grazie al microfestival “Vi Piace? Scrittura ad alta voce” ed a Piemonte Movie stiamo colmando il vuoto. Soprattutto nei momenti di crisi economica l’arte è una grande. Anzi grandissima forma d’aiuto; intesa non soltanto in senso spirituale. Serve per costruire azioni positive per la ripresa economica, perché aiuta i cervelli a mettersi in moto e quindi procedere in modo spedito. Ne abbiamo necessità. Oh se ne abbiamo necessità!

braggio_claudio4) Che riscontro stanno avendo queste iniziative nella nostra città? Siamo dissestati anche nella cultura?
Bravo, stai usando un trapano da dentista direttamente sul nervo scoperto! Certo che siamo dissestati anche nella cultura, altrimenti ci sarebbero decine e decine e decine di iniziative di qualità ed almeno un paio di grandi eventi di altissimo livello. Anche se questa è una città che accoglie con difficoltà ogni iniziativa, specialmente quelle culturali. Così accade che la nostra platea all’isola Ritrovata sia sempre affollata, ma gli alessandrini non sono la maggior parte, mai. Fuori dai confini cittadini godiamo di buona considerazione, tant’è che addirittura un noto giornalista del TG3, Paolo Pasi, ha scelto di avviare il suo tour letterario proprio da noi, col suo ultimo romanzo “Il sabotatore di campane”. Adesso dovremmo produrre qualcosa di originale e di nostro ed esportarlo, magari anche soltanto nelle province circonvicine, se desideriamo davvero risalire la china.

5) Che cosa suggeriresti a chi volesse imparare il mestiere di scrivere?
Tre cose sono fondamentali: leggere, leggere, leggere. Un paio sono necessarie: ascoltare e poi ancora ascoltare. Una deve diventare prassi: fare costantemente esercizio di scrittura (avendo cura poi di cancellare la maggior parte delle cose scritte, perché la buona scrittura è fatta soprattutto di cancellazioni, operate senza alcun timore).