L’opera simbolo del Novecento, il Quarto Stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo sarà anche l’immagine di Expo 2015. Così è stato annunciato in conferenza stampa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano, in apertura della mostra dedicata all’opera.
Il valore iconico del Quarto Stato attraversa i secoli aumentando il suo potenziale e a Milano viene appunto nuovamente celebrato, dopo dieci anni di ricerca appassionata da parte di Aurora Scotti Tosini, massima esperta mondiale di Divisionismo, arricchendolo di nuovi significati ed approfondimenti. La mostra, che si svolge al Museo del Novecento durerà fino al 9 marzo 2014 e comprende circa trenta opere tra studi, disegni, cartoni preparatori e dipinti che fanno da corollario al capolavoro.
Giuseppe Pellizza dipinse il Quarto Stato tra il 1898 ed il 1901, dal vero, in tre anni di impegno assiduo e faticoso, utilizzando come modelli le persone del luogo, tra i quali l’amatissima moglie Teresa, morta prematuramente di parto. Gli fece da sfondo Piazza Malaspina a Volpedo, spazio leggermente elevato, che godeva di una luce particolarmente intensa e vibrante specialmente nei mesi estivi. Così documentano anche i diari dell’artista ed alcuni scatti fotografici che sono stati ritrovati. Egli operava sulla grande tela (2,85 per 5,43) con grosse e corpose pennellate all’inizio, usando l’impasto di bianco d’argento e le terre e finiva poi con i verdi, rossi, gialli, blu applicati secondo una perfetta tecnica divisionista che trae origine dal ‘pointillisme’ o puntinismo francese o post-impressionismo di Georges Seurat e Paul Signac, seguito in Italia anche da altri artisti come Gaetano Previati, Plinio Nomellini, Giovanni Segantini e Angelo Morbelli. Un triennale complesso percorso per giungere ad un esito di perfetta armonia ed equilibrio, ottenuti passando attraverso la realizzazione di opere molto belle e complete che per Pellizza sono state preparatorie al capolavoro, come Fiumana, realizzata ed elaborata più volte tra il 1895 ed il 1896 e prima ancora Gli ambasciatori della Fame del 1892.
Il Quarto Stato si può quindi definire come l’esito finale di una lunga ed appassionata ricerca ispirata dalla spiccata sensibilità dell’artista per le problematiche sociali dell’epoca e dall’assoluta convinzione di dover interpretare al meglio il suo tempo, sia dal punto di vista artistico che dei contenuti.
Il dipinto di Pellizza era proiettato nel futuro, in quanto contenente problematiche che sarebbero divenute fondamentali nel corso del Novecento. Giovanni Cena, critico d’arte e poeta disse infatti del dipinto: ‘Non ha paura del tempo, perché il tempo gli gioverà’
Le grandi dimensioni della tela e la tecnica pittorica collocherebbero il dipinto in una tradizione di tipo ottocentesco ma la ‘marcia dei lavoratori’ ha rappresentato per tutto il secolo successivo un grande tema di discussione, confronto e riflessione ed ha ancora oggi un forte potere evocativo.
L’artista si suicida nel suo studio nel 1907; nel 1920 il Quarto Stato viene acquistato con sottoscrizione pubblica dai milanesi. Durante gli Anni del Fascismo, non gli viene data grande attenzione, visto il contenuto ‘scomodo’ ma dopo la seconda Guerra Mondiale l’opera riacquista il suo significato di valore politico e sociale e viene esposta all’Arengario. Negli anni Settanta si riaprono studi e ricerche sul dipinto soprattutto per quanto riguarda il valore artistico divisionista, oltre che come icona.
Attualmente, tornato al Museo del Novecento dopo un passaggio a Palazzo Marino, il Quarto Stato è fruibile a tutti gratuitamente, protetto però per ragioni di sicurezza da una spessa vetrata che purtroppo non permette di godere appieno dell’ineccepibile perfezione stilistica.