Con Mauro Cattaneo, esponente di spicco dell’area ulivista del PD, vicino alle posizioni di Beppe Civati, arriviamo in questa seconda parte dell’intervista (qui la prima parte) alle questioni di maggiore rilevanza politica e, come si dice, di più stretta attualità. Come si potrà leggere, ma – soprattutto – come si potrà verificare dalla voce dello stesso Cattaneo, risalta la centralità della politica intesa come passione, trasparenza e competenza… Con la conseguente emarginazione di ogni cialtroneria o pressappochismo.
E’ proprio su questi due o tre assi fondamentali che si sta giocando la partita più grossa sia a livello locale che nazionale. Bene l’onestà, bene la trasparenza, benissimo la precisione e la competenza ma… ci sembra che manchi qualcosa, e proveremo ad esplicitarlo in chiusura di intervista.
Come a Civati, come allo stesso Sindaco di Roma Marino, come a tutti coloro i quali vedono la politica come attività primaria, quindi come lavoro/impegno, possibilità di “filtro” per altri (tecnici, imprese, associazioni), manca “qualcosa”. Ed è proprio quello che siamo stati in qualche modo invitati a dimenticare in quanto “cittadini partecipativi”: il piacere dell’impegno per sostenere un’idea anche mantenendo il proprio lavoro o i propri studi, a volte molto lontani dalla politica attiva, il piacere di discutere con altri senza preoccuparsi di chi sarà – domani – in “testa alla lista elettorale”, la tranquillità di sapere che non “sei esaminato” per non si sa quale missione, ma semplicemente ascoltato. Di questo passo non serviranno più i Consigli Comunali e nemmeno i Parlamenti nazionali, bastano i tecnici che, dopo cinque anni, saranno mantenuti o epurati a seconda dei risultati ottenuti.
E’ quello che – di fatto – è successo con la Legge 142 del 1990, ora possibile modello per il cosiddetto “Sindaco d’Italia”, che ha portato ad una forte verticizzazione delle scelte, ad una cabina di regia fatta di “pochi fidati” e di una – di fatto – campagna elettorale strisciante che ci costringe a leggere mail, tweets, comunicazioni, dichiarazioni, in continua successione, senza un vero programma di lavoro con obiettivi e tempi stabiliti e condivisi.
Si arriverà, e questo succederà a breve, prima della tecnicizzazione completa, ad un consiglio comunale per una città di centomila abitanti con solo 15 – 20 consiglieri, essendo tutto ormai concentrato nei cinque o sei di Giunta più il “plenipotenziario” Sindaco. No, non è questo che porterà al cambiamento, non è questo che merita tempo prezioso (… che la politica, comunque, sottrae….
Mauro Cattaneo, comunque, si è lanciato – e bene – nella kermesse e sta ben interpretando questa figura di politico a tempo pieno, con la possibilità di assumersi nuove responsabilità (vedi Assessorati e simili). Auguri di cuore. Forse qualcuno pensava che questo modo di intendere la politica fosse l’unico degno di essere vissuto ma, come ci ha insegnato Alexander Langer oppure Pasquale Cavaliere, c’è ben altro. In una frase “più cuore e meno tecnica”, perché è il cuore che dà, comunque, i grandi orizzonti.
Non è tanto di tecnici espertissimi che abbiamo bisogno, quanto di persone (meglio di gruppi numerosi di persone) che abbiano ben chiaro il percorso di questi ultimi anni e – soprattutto – portino idee valide per un rilancio e per un vero cambio. … Che è anche di persone, ma – ricordiamocelo – soprattutto di idee.
Andiamo a vedere nello specifico cosa ci dice il consigliere Mauro Cattaneo e se, come si dice, siamo arrivati a conclusioni affrettate…
Mauro, eravamo rimasti a Pippo Civati, possibile sorpresa delle prossime primarie…
Intanto cominciamo col dire che Civati nel documento che ha presentato e che è scritto a più mani, rimane l’unico – all’interno del Partito Democratico – a porre tutta una serie di questioni di marcato valore ambientalista. E qui sta il collegamento al discorso fatto nella prima parte dell’intervista, riguardante l’evoluzione della politica ambientale in questi ultimi trent’anni in Italia e in Europa. Civati è l’unico che si sia chiesto in modo chiaro il perché dell’assenza assoluta in Italia di un “partito verde”, giungendo alla conclusione che “tocca a noi”, tocca al PD assolvere quel compito
Sembrerebbe, perciò, che qualcuno riesca finalmente dare forza alla “green economy” anche qui da noi…
Beh, sì….La questione del collegamento fra politica e mondo della ‘green economy’ è sicuramente fondamentale e costituisce una delle scelte di fondo su cui si sta impegnando non solo il partito ma gran parte della società civile. Uno dei ‘cavalli di battaglia’ della sua campagna elettorale è stato quello del no agli impianti di incenerimento rifiuti (con l’aiuto di Mirco Tutino, assessore provinciale all’Ambiente a Reggio Emilia). In quella città, in modo ben più chiaro rispetto a quello che è successo a Parma con i Cinque Stelle, si è tornati indietro rispetto a scelte vetero- industrialiste già decise e che con coraggio Tutino ha saputo annullare.E questo perché si è impostato fin da subito una corretta politica di trattamento rifiuti che ha fatto sì che l’inceneritore diventasse inutile, con conseguente chiusura. Come tutti sanno a Reggio Emilia si è in una zona con una consuetudine al potere di ‘centro-sinistra’ e ciò nonostante, è potuto succedere. In presenza di una cultura (sedicente di sinistra) ancora molto industrialista che ha saputo, in quell’occasione correggersi. Così si è riusciti ad impostare una politica di trattamento rifiuti veramente alternativa che ha portato alla chiusura dell’inceneritore.
E sulla “forma partito” cosa ci puoi dire? Conta di più l’organizzazione di partito oppure l’ elettore?
Tenendo conto del fatto che l‘elettorato è sempre e comunque sovrano e che, se vota in modo diverso da quello che ci aspettiamo, è solo perché si è presentato male il programma o i contenuti di fondo, bisogna fare anche qualche altra riflessione. Per esempio partendo dai recenti commissariamenti di quattro federazioni provinciali dovuti a procedure discutibili in fase di voto ha preso ancora più forza, secondo me, il criterio di fondo di selezione dei quadri dirigenti: quello delle ‘primarie’. Le sole che possono portare veramente il cittadino all’interno della cabina di regia. Il tesseramento in quanto tale, retaggio sostanziale della Prima Repubblica, può essere manipolato in modo molto più semplice di un’espressione diretta. E ci sono molti esempi di ‘tesseramenti fasulli’ a sinistra e a destra del PD.
L’ultima fase dei Verdi provinciali può esserne stato un esempio?
Si è avuta una cosa simile anche nell’ultima fase della storia dei Verdi in provincia con i ‘signori delle tessere all’opera’ ben coperti da quello strano tipo di Pecoraro Scanio.
A questo punto mi verrebbe da ricordare a Mauro che, per lungo tempo, i consiglieri comunali verdi (Marcello Libener, Mauro Cattaneo e, allora, io stesso) eravamo stati di fatto abbandonati a noi stessi, con assemblee cittadine inesistenti e con l’impossibilità di far crescere correttamente una discussione all’interno del movimento. Vorrei anche ricordargli i gravi errori commessi durante la gestione della Lega Nord con uno sfruttamento intensivo delle opportunità fornite dalla legge 142 (e seguenti modifiche): scelte di vertice, “blindatura” in consiglio e con i mass-media, politica del “fatto compiuto”. Quella che, effettivamente, ci siamo trovati sul groppone sia per quanto riguarda la scelta discutibile del “ponte Meier” (e precedente abbattimento del “Cittadella”) e poi del P.I.S.U , importante progetto di riqualificazione urbana fino ad oggi off-limits per i semplici cittadini.
Ma riprendiamo la chiacchierata con Mauro…
Ma il “giudizio del voto” ha fatto la differenza anche in quell’occasione..
Sì, effettivamente quella fu la fase più assurda e convulsa della vita dei Verdi alessandrini a cui, come in tutte le situazioni difficili, ha posto fine l’elettorato che si è dimostrato, una volta ancora, più maturo degli stessi pseudo candidati verdi.
Per concludere alcune domande a cui rispondere in breve. Sicuramente sei per una revisione del sistema di raccolta rifiuti in città; sarà possibile tornare al “porta a porta” come era prima?
Sicuramente sì. Lo penso io e lo pensano tutti nella maggioranza che sostiene Rita Rossa. E’ la storia amministrativa a imporci quel tipo di scelta…
E allora cosa si frappone alla realizzazione di questo obiettivo?
Ora ad Alessandria, come è noto, più che altro ci sono problemi economici. Dipende solo ed esclusivamente dalla situazione in cui si trova il Comune ed è massima la mia fiducia nell’ingegnerLombardi che ha avuto la delega specifica dal Sindaco.
Entro la fine del mandato amministrativo vedremo qualche cambiamento?
Penso di sì. D’altra parte sappiamo bene che non c’è solo la situazione economica con cui fare i conti, “dissesto” e questioni collegate, ma c’è la componente AMIU che si presenta fra le più in difficoltà dal punto di vista amministrativo e organizzativo. Quindi diventerà importante capire come sarà modificato nel tempo il profilo dell’AMIU tenendo comunque fermo il “must” del riciclaggio dal porta a porta….
Domanda difficile…(che potrebbe valere anche per alcune perle del comparto culturale): con una gestione futura dell’AMIU marcatamente privata in una nuova prossima configurazione, sarà comunque possibile mantenere il “porta a porta”?
Sono convinto che il “pubblico” sia quello che potrà proporre e fare scelte “più determinate”… d’altra parte la scelta di un riciclaggio generalizzato e ben organizzato in tutte le sue fasi non è solo una ‘enunciazione di principio’ ma è, direi soprattutto, una scelta economica. Magari non nel brevissimo termine ma, di sicuro, nel breve / lungo termine andrà a determinare significativi ritorni economici. Sicuramente, quindi, anche un privato a maggioranza assoluta o relativa, chiunque esso sia, potrà mettere in atto efficaci politiche nel comparto rifiuti.
In ultimo, scegliendo nel settore cultura uno dei tre cardini della “promozione di qualità” alessandrina tra Teatro Comunale, utilizzo della Cittadella e Museo Civico, cosa ci puoi dire al riguardo, visto che si tratta di tre situazioni ‘in forte evoluzione’ per usare un eufemismo?
La risposta è sostanzialmente la stessa di quella già data in precedenza. C’è un’assessore (Oneto) che sta svolgendo bene il suo compito e che a breve relazionerà su tutto il settore. Posso solo rispondere che anche sul Museo Civico stiamo lavorando per un’apertura concertata e corretta entro i tempi di questa ‘consiliatura’.
E qui termina l’intervista che ha rappresentato, ce lo si lasci dire, un rappresentante dell’area civatiana un po’ più cauto del solito, ben dietro alle scelte prossime venture degli assessori citati in questo frangente: Lombardi per l’Ambiente e Oneto per la Cultura. Diciamo che la ristrettezza dei tempi concessi dall’intervista dal vivo hanno evitato più solenni impegni… che però, comunque, sono dietro l’angolo.
Forse i “tecnici”, quelli che dovrebbero trovare le soluzioni giuste per il rilancio di un serio “porta a porta” oppure quelli che studiano (in continuazione) dove mettere tesori, oggetti e quadri in condizioni fruibili per il pubblico, non sono ancora pronti, … o non sono ancora stati pagati, …o sono all’estero o… mettetela un po’ come volete… Siamo al secondo anno di Giunta Rossa e lo “scollinamento” non si è ancora visto. Speriamo che alla prossima occasione ci sia più carne al fuoco. Non ce ne voglia Mauro, gli siamo riconoscenti per l’intervista ma, come a volte capita, le cose sono un po’ troppo grandi per essere affrontate con i normali strumenti amministrativi. Qui il degrado è oltre ogni limite e merita attenzioni, collegamenti di forze (ora divise) e determinazioni inusuali.