I cugini d’Italia, Alfano e Formigoni, sono avvertiti. L’etichetta ‘appiccicata’ da Berlusconi con ironia a chi gli ha voltato le spalle (“ci sono già I Fratelli d’Italia: loro potrebbero chiamarsi Cugini, così resteremmo tutti una famiglia) è emblematica: da un lato avverte che con la nuova formazione politica (Nuovo Centrodestra sarebbe il non originalissimo nome, non sappiamo se provvisorio) ci dovrà essere dialogo, frenando così la deriva di possibili pubblici insulti ai ‘traditori’. Dall’altro chiarisce che sta nascendo un partito da 2%.
E in effetti l’elevato numero di parlamentari ‘frondisti’ non deve trarre in inganno: trattasi per lo più di comprimari, che senza l’egida e il marchio di Silvio se ne andranno a casa alle prossime elezioni politiche. O almeno questo lascia intendere Berlusconi, perché in realtà che ne sarà di questo Paese nel 2014, politicamente ma ancor prima sul fronte socio economico, lo scopriremo solo strada facendo. Per cui, davvero, ipotizzare come si potrà scomporre e ricomporre il quadro partitico diventa in questo momento un puro divertissment per appassionati. Berlusconi sarà a fine mese destituito dal suo scranno da senatore, e obbligato a scontare almeno una parte della sua pena, come toccherebbe ad un comune mortale? E si fa presto a dire: farà il leader extraparlamentare, come Grillo. Grillo mica sta in carcere, o a scontare pene alternative: e se ci fosse, lo murerebbero vivo sia pur a tempo determinato, come successe a tanti altri in passato.
Del resto, da quando un galeotto che sta ai domiciliari (o ai servizi sociali) può fare vita pubblica, indire riunioni, dialogare con chi gli pare, rilasciare interviste ecc ecc? Si creerebbe un altro precedente interessante, quanto meno.
E poi, a proposito di scenario politico, non sono da sottovalutare neanche le primarie del Pd dell’8 dicembre, e le loro possibili conseguenze. Insomma, Letta e Napolitano hanno un bel ‘blindare’ la Cancellieri (confermando, ma non ce n’era bisogno, che non siamo una democrazia matura, e neanche dignitosa), e raccontare che la ripresa è roba concreta, basta aspettare. Nei prossimi mesi ne succederanno di cose, eccome.
In tutto ciò, il ritorno a Forza Italia fa sorridere, ma è probabilmente anche un tentativo di fornire un’identità, o almeno un appiglio, alla maggior parte degli italiani: scoraggiati, amareggiati, ma pur sempre moderati o destrorsi che dir si voglia. Certo, il fatto che poi le sezioni (pardon, i club) sul territorio si chiameranno Forza Silvio la butta un po’ in burletta. Ma gli italiani amano l’amarcord, tutto sommato, e la mistificazione della propria storia, recente e non. Così, ad un certo punto (ma magari mi sono sbagliato) mi è sembrato di sentire Silvio giustificare, anzi quasi lodare, il clima da ‘mazzetta’ capillarmente diffusa nella prima Repubblica, in quanto reazione non solo legittima, ma anzi fortemente democratica, per frenare lo strapotere del Pci: che veniva alimentato, secondo il Cavaliere (per ora credo si possa dire, la revoca del titolo ancora non c’è stata), da fiumi di denaro sotterraneo dall’est, e dominava con case editrici e media, per cui Dc e Psi (meglio: tanti loro esponenti) per far sopravvivere la democrazia, sono stati costretti ad accettare qualche regaluccio da alcuni privati con senso patrio. Dite quel che volete, ma siamo un Paese meraviglioso. Chi pensava che Tangentopoli fosse stata l’apoteosi dell’animo italico, la punta di diamante di un sistema di ‘arraffa arraffa’ e corruzione di cui è emerso forse un decimo rispetto alla consistenza effettiva, è servito!
Meno divertente, un po’ da replica pomeridiana, la parte sulla magistratura, su cui ormai Silvio non riesce ad aggiungere più nessun elemento significativo: e quando al trasferirci tutti all’estero, sappiamo bene che Egli potrebbe in qualsiasi momento, nonostante la formalità del passaporto. Segnalategli però per favore che gli italiani migliori, più preparati e dinamici, lo stanno già facendo, e sempre più lo faranno, ma per ragioni assai diverse.
Un ultimo aspetto divertente, che magari è sfuggito: quando Berlusconi parla di individuare “quattro sentinelle del voto per ogni seggio elettorale”, in grado di contrastare i brogli della sinistra ecc ecc, ma soprattutto di sapere come votano gli italiani, famiglia per famiglia, e di convincerli uno per uno, propone un modello di partito che è l’esatto opposto del format mediatico con cui lui ha regnato, dall’alto e appunto tramite la tv: entrando sì in ogni casa, ma senza un partito di territorio, che non aveva. In altri termini, vagheggia un ritorno al modello capillare che fu del Pci, e della Democrazia Cristiana.
Poi, naturalmente, a fine discorso quasi gli viene un ‘coccolone’, perché è pur sempre un anziano a fine corsa, tutto schiacciato tra la paura e l’orgoglio. La paura non della galera, ma dello sgretolamento dell’impero. L’orgoglio di chi ha vissuto nel culto di se stesso, e sarà prigioniero fino alla fine di quella gabbia psicologica.
Chissa se, di tutto questo, si rendono conto coloro che lo circondano, e sperano forse di utilizzarlo per un altro giro, fingendo che sia per difenderlo.