Materie prime di assoluta qualità, costante ricerca nell’innovazione del prodotto, grande flessibilità: questi gli ingredienti che hanno fatto di Bodrato cioccolato, nel corso di questi ultimi quindici anni, un’azienda di riferimento nella produzione di boeri, praline e crema di cacao. Un’azienda giovane, guidata da tre persone: Fabio Bergaglio, amministratore delegato, Paola Bergaglio, responsabile amministrativo e PierGiuseppe Bianchi, responsabile di produzione. Con loro lavorano 10 persone, con l’apporto, in alcuni momenti di intensa produzione, di alcuni collaboratori occasionali.
Il marchio è stato acquisito nel 2001 dalla famiglia Bergaglio, subentrata al fondatore nello stabilimento di Capriata d’Orba. Oggi produce ricercate prelibatezze diffuse nei negozi specializzati in tutto il mondo. In Italia, oltre che nelle pasticcerie, nelle enoteche e nelle dolcerie, è possibile trovare i prodotti Bodrato anche nei punti vendita Eataly e nella Rinascente di Milano.
“Nel fine settimana saremo presenti a Golosaria, che quest’anno si svolgerà a Milano – spiega Fabio Bergaglio – Siamo particolarmente legati a Paolo Massobrio, perché ci ha scoperti quasi per caso e da allora ci ha sempre sostenuti. E’ infatti accaduto che, durante in una sua sosta nel locale di Giorgio Pagella (la “Tazza d’Oro” di Alessandria), abbia assaggiato i nostri boeri. Paolo ne rimase favorevolmente impressionato e da allora, come per una positiva serie di situazioni, il nostro brand ha cominciato ad essere sempre più apprezzato. Ricordo, fra tutte, la consegna del “Great Taste Award”, assegnataci a Londra, per i nostri cioccolatini ripieni. Oggi, visto l’attuale trend di sviluppo della nostra azienda, siamo ormai pronti a rilocalizzare la produzione in locali più ampi, che abbiamo trovato a Novi Ligure, nel cuore del distretto dolciario, di fronte allo stabilimento Campari. Contiamo di trasferirci alla metà del 2014.”
Il boero, cioccolatino ripieno con un cuore di ciliegia, come prodotto di punta?
“Sicuramente, perché in pochissimi lo lavorano in modo artigianale come noi – continua Bergaglio -. Servono molta manualità, tempi distesi e grande impegno. Il boero, però, ci permette di avere uno straordinario biglietto da visita per entrare e farci conoscere in ambienti dove la concorrenza è davvero agguerrita. Dal boero il potenziale cliente assaggia poi gli altri prodotti e tutto diventa meno difficile. Per la materia prima abbiamo un’attenzione quasi maniacale. Usiamo la nocciola “Piemonte I.G.P.”, che acquistiamo direttamente a Cortemilia, per lavorarla nelle creme e per i gianduiotti, i cremini e i dragèes. Nel boero utilizziamo solo due tipi di ciliegie: il “durone” bianco di Vignola da alcuni produttori che hanno salvato questa coltivazione ormai quasi estinta e la “bella” di Garbagna, che è un presidio Slow Food. Acquistiamo la menta a Pancalieri, per il cremino al sale comperiamo la materia prima in Inghilterra, così come per il cacao utilizziamo una qualità piuttosto rara, il Criollo del Centro America…”.
Non manca l’attenzione al packaging. Infatti nella fase di elaborazione di un nuovo prodotto, mentre si testano le reazioni dei clienti in fasi di assaggio, uno studio grafico torinese che collabora con l’azienda da tempo, elabora la “vestizione” della nuova specialità, cercando di mantenerne sempre evidenti la caratteristiche di identificazione immediata con il marchio.
“Siamo in accordo con la “filosofia” di Oscar Farinetti, l’inventore di Eataly – conclude Bergaglio – Quando afferma che alcuni valori del territorio vanno salvaguardati, perché sono la vera occasione che può consentirne lo sviluppo, noi siamo in sintonia con lui. Nel nostro lavoro si parte sempre da un’identità, una storia, un valore intrinseco, per rivestirli di cioccolato e di dolcezza”.