Mario Sironi: quadri, monumenti e disegni di un genio [Very Art]

Sironi, l'architettodi Cristina Antoni

‘L’ arte non ha bisogno di riuscire simpatica…ma esige grandezza’: questa è la dichiarazione di Mario Sironi che più introduce e avvicina alla sua pittura. Grandezza ovviamente intesa non come dimensione fisica ma come allusione alla potenza espressiva e alla plasticità delle forme.

Lo si vede anche nella mostra in corso a Palazzo Salmatoris (Cherasco), che comprende significativi dipinti monumentali nel senso letterale del termine, ma dove uno dei piu’ monumentali è L’Architetto, dipinto alto meno di un metro, un capolavoro assoluto della pittura dell’epoca, metafora di ogni forma di arte e di edificazione, e dell’uomo politico inteso come edificatore dello Stato o anche la piccola ‘locomotiva’, assediata da una muraglia di rocce , che adempie al suo compito come una macchina titanica, un’invenzione moderna che ha la stessa maestosità delle montagne millenarie.

Ogni opera di Sironi aspira alla grandezza, anzi se al termine di grandiosità si sostituiscePerferia con figure quello di forza, potenza, plasticità non ce n’è una che non vi abbia accennato.
Mario Sironi è considerato insieme a Umberto Boccioni e Fortunato Depero il più autorevole ed originale pittore legato alle esperienze evoluzionistiche del futurismo italiano su scala europea. Con una stilizzazione, che rimanda ad arcaici modelli pre-rinascimentali con un potente senso dei valori plastici e dei colori ha dato voce all’Umanesimo civile d’intonazione fascista degli anni 20/30.

Nato a Sassari, nel 1884, romano d’ adozione, abbandonati gli studi di ingegneria iniziò a frequentare l’Accademia  di Belle Arti dove conobbe Umberto Boccioni e Gino Severini.
La sua ricerca personale partì dall’ esperienza Divisionista (La madre che cuce, 1905,6)  per approdare poi nel 1913, trasferitosi a Milano, al movimento Futurista, di cui condivise l’esperienza bellica nei volontari ciclisti. Al Futurismo Sironi diece un’interpretazione soprattutto volumetrica. Nei primi anni Venti la sua pittura restò essenzialmente futurista anche se, celatamente, nel suo stile si stavano gia’ delineando forme sempre più monumentali tendenti al Metafisico, di cui diede una personale ed intensa interpretazione soprattutto nei paesaggi urbani intrisi di moderna drammaticità. Il primo critico che parla della ‘grandiosità’ e segnala Sironi per la sua genialità  è Margherita Sarfatti, osservando proprio i paesaggi urbani. Dagli anni Trenta Sironi teorizza e pratica la pittura murale, in gran parte legata al Fascismo, ma che nasce come ispirazione dalla passione artistica per l’antico. Protagonisti delle sue opere sono infatti personaggi legati al mito; i  pescatori, i contadini, i costruttori dei suoi dipinti non sono uomini concreti, ma figure primordiali e titaniche; non sono ripresi dalla realtà ma evocati da un mondo senza tempo. Tra i paesaggi urbani in mostra bellissimo Periferia del 1920 e Periferia con figure (1927).

Composizione con fregi decorativiIn esposizione vi è anche un gruppo di opere inedite provenienti dalla collezione della moglie Matilde Sironi, scoperte e raccolte in mostra da Elena Pontiggia, ricercatrice studiosa dell’artista. La mostra comprende circa sessanta opere provenienti da collezioni private.
Figura centrale del Novecento Italiano, Sironi appoggiò Mussolini dalla marcia su Roma fino alla Repubblica di Salò, ma cio’ che emerge dalla mostra è la totalità dell’opera sironiana e la sua versatilità espressiva, che rappresenta una ‘forza’ nel sottolineare adeguatamente le proprie convinzioni e l’impegno politico e culturale attraverso il mezzo pittorico, facendo propri con maestria i nuovi linguaggi, caricati di passionalità e coinvolgimento emotivo.