E’ semplicemente impensabile che qualsiasi progetto redatto da privati per sfruttare la Cittadella commercialmente, possa portare ad un completo recupero e mantenimento della struttura. Parliamo di un’estensione enorme composta di ettari di bastioni fortificati e edifici, alcuni con grossi problemi strutturali da affrontare urgentemente.
Nessun privato potrebbe risolvere seriamente questo problema rispettando le normative che tutelano i monumenti e arrivare dopo questa spesa enorme a poterlo sfruttare e trarre profitto. Quindi oltre al doveroso controllo che le istituzioni devono porre nei confronti di chiunque presenti progetti tesi ad utilizzare la Cittadella a scopo speculativo come suggerisce il Demanio.. ci si deve attivare in fretta per trovare una valida alternativa etica e sostenibile, che vada oltre alle solite e già viste iniziative tese ad usare la Cittadella come sfondo ad eventi e manifestazioni, troppo spesso avulsi dal contesto storico monumentale e irrispettose della memoria di un luogo dove hanno sofferto e sono morti soldati e patrioti protagonisti della storia italiana.
E non dimentichiamo il ruolo cruciale della Cittadella che ha segnato l’inizio ufficiale del periodo risorgimentale attraverso i moti del marzo 1821, dei quali sarebbe opportuno già oggi pensare alle celebrazioni del bicentenario del 2021, piuttosto che arrivarci con la fortezza ridotta ad un luna park o peggio.
Bicentenario che presuppone, purtroppo non a tempi brevi ma almeno quattro o cinque anni prima, un piano d’intervento che preveda anche una doverosa richiesta di fondi allo Stato italiano, che non può di certo trascurare l’importanza dell’evento che vide sventolare per la prima volta il tricolore proprio in Cittadella.
Visto che però è richiesta una soluzione a tempi brevi, l’unica alternativa valida ad un’improbabile impegno etico di privati, è un progetto istituzionale che tenga presente le possibilità date dall’Unione Europea, sia per un utilizzo corretto e sostenibile, sia per il necessario recupero della Cittadella attraverso i fondi strutturali 2014-2020 che prevedono esplicitamente finanziamenti, confermati dal dott. Luca Tognana esperto di fondi europei che ho personalmente accompagnato recentemente ad un sopralluogo nella fortezza.
Oltretutto non avrebbe senso far utilizzare questi fondi da un privato che attraverso l’importanza della Cittadella riesce ad accedervi, senza poi garantire un pieno ripristino e utilità alla cittadinanza. Come troppo spesso vediamo succedere in operazioni avventurose con fondi pubblici.
Quindi occorre una visione nuova, responsabile e collettiva, che la cittadinanza alessandrina e piemontese deve immediatamente attivare, per portare avanti un serio piano di recupero del monumento.
Per arrivare a questo l’unica strada percorribile parte dalla costituzione di un “tavolo comune” che suggerisco venga istituito dalle figure di rappresentanza e riferimento del Comune e Provincia di Alessandria, del Parlamento europeo e pure della Regione Piemonte, se disponibile.
E invitare a questo tavolo tutte le realtà utili alla salvaguardia della Cittadella, quindi Istituzioni, associazioni, università, fondazioni e banche, aziende tese non a speculare ma a dare un contributo e assumere un ruolo di finanziatore sono per aumentare il proprio prestigio… vedi il caso Della Valle con il Colosseo.
E tutti insieme valutare in tempi brevi le alternative percorribili, arrivando a stabilire un progetto valido da proporre all’Europa e al Demanio.
E non dimentichiamo anche un altro aspetto importante: lo Stato italiano è tenuto ad attribuire la Cittadella a titolo non oneroso, cioè gratis, ad un ente territoriale come il Comune di Alessandria che, superato il dissesto, sia in grado di garantire la massima valorizzazione funzionale del bene demaniale. (Vedi il decreto legge 85/2010).
Una Cittadella resa sostenibile da un progetto pubblico diventerebbe così non una risorsa per pochi ma per tutto il territorio.
In qualità di Presidente del Consiglio Provinciale invito pubblicamente il mio collega del Comune di Alessandria a collaborare per l’istituzione di questo tavolo di lavoro, nella sede provinciale o in Comune.
Questo servirebbe anche per non dare adito come sta succedendo a voci di accordi preventivi tra soggetti pubblici e privati, oltretutto non previsti dalla Legge.
L’importante è fare in fretta senza lasciar passare ulteriore tempo, che è anche alleato del degrado nella fortezza.