“Ora pare che ci sia Annibale alle porte, e che l’ipotesi di affidamento della Cittadella ai privati sia chissà quale imprevisto accidente: ma a me sembra la logica conseguenza del disinteresse, e dell’incapacità, mostrata in questi ultimi 7-8 anni dai diversi enti territoriali di riferimento. Perché scandalizzarsi ora, se accade l’inevitabile?”. Guido Ratti (nella foto), presidente del Comitato per la Difesa della Cittadella, nonché già docente universitario di discipline storiche in diverse Università, da Torino a Lione, ha lo sguardo un po’ contrariato, anche se ‘protetto’ dal suo cappello Borsalino autunnale, da alessandrino doc. Anzi, spinettese. La Cittadella è per lui passione di una vita (anche appunto per i suoi interessi accademici), e non gli piace proprio l’idea che la politica, dopo tanta disattenzione nei confronti della Fortezza alessandrina, ora cerchi di ‘salvare il salvabile’, o di mettersi dalla parte degli strenui difensori del monumento, “che invece è stato a lungo e colpevolmente ignorato dalle istituzioni locali”. Ma oggi, dopo le dichiarazioni ufficiali del Demanio (proprietario della Cittadella), cosa succederà realmente? La politica continuerà a protestare in ordine sparso, senza ‘uno straccio’ di progetto organico, o c’è la possibilità che davvero la ‘scossa’ dei giorni scorsi generi una reazione autentica, e la ricerca di soluzioni concrete e praticabili? E possono essere queste ultime realizzate soltanto dal privato, o la mano pubblica può e deve giocare un ruolo nel rilancio della Cittadella?
Professor Ratti, che autunno formidabile per la Cittadella: dopo un decennio di silenzio, o di passettini in ordine sparso, ora sembra che non ci sia altro di cui parlare. Che succede?
Che succederà davvero lo capiteremo nei prossimi 15-20 giorni secondo me. Quando ognuno mostrerà davvero le proprie carte, e scopriremo se siamo di fronte all’ennesimo bluff, e a provocazioni medianiche, o se si va verso un percorso reale di recupero e valorizzazione di un monumento di valore inestimabile che, non dimentichiamocelo, l’incuria dello Stato, che ne è proprietario, e dei diversi enti territoriali (Comune, Provincia, Comune) sta mandando in rovina.
Lei quindi è un fan della privatizzazione della Cittadella?
Ma neanche per idea. Io, a dirla tutta, sento odore di sciacallaggio, di saldi di fine stagione, di svendita, e vedremo a chi. E sono assolutamente certo che la mano pubblica deve mantenere un ruolo essenziale, di coordinamento o controllo. I privati, se investono, lo fanno per fare soldi, questo mi pare evidente. E se non gli si pongono vincoli stretti, cercano anche di farne il più possibile, e senza andare tanto per il sottile. C’è bisogno di dirle, queste cose? No, sono scontate!
Personalmente però rimango convinto che però qualcosa si debba fare, perché qui il rischio è il disfacimento, l’abbandono totale. Penso agli effetti devastanti dell’ailanto, ma anche di altri tipi di vegetazione. La porta di soccorso della Fortezza, per fare un esempio per nulla noto agli alessandrini, presenta ampie crepe, così come i bastioni in diversi punti sono a rischio anche per la presenza di pioppi. Ma adesso, davvero, la mossa del Demanio potrebbe aprire a scenari nuovi, tutti da valutare, e da sfruttare a vantaggio della città.
Quali?
Beh, se ho ben compreso quel che è successo nei giorni scorsi, il Demanio ha fatto uno scatto in avanti da solo, prendendo in contropiede la stessa Sovrintendenza, per non dire i vari politici del territorio che, ognuno per proprio conto come al solito, enunciavano con la solita enfasi (magari preelettorale: del resto da noi qualche elezione c’è sempre) i loro buoni propositi. Però, attenzione, il ‘taglio’ delle enunciazioni del Demanio è inquietante, perché si pone l’enfasi quasi esclusivamente sulla possibile resa economica della Cittadella. Come a dire che, in epoca di bilanci in profondo rosso, si vuole fare cassa. Ma non scherziamo: qui stiamo parlando di un vero e proprio patrimonio paesaggistico, culturale, storico. E alessandrino, in primis! Quando il Demanio parla di resa economica, dobbiamo chiederci per chi: per lo Stato? E Alessandria? Ci prendiamo solo gli effetti negativi?
Cosa farebbe lei, ora?
Se crediamo (e mi pare che su questo tutti concordino) che la Cittadella può essere un grande simbolo di rinascita della città, e di un’area assai più ampia, si agisca di conseguenza. Ossia si elabori, tutti insieme e rapidamente, un decalogo rigoroso da sottoporre al Demanio, in cui chiariamo che la Cittadella è una risorsa alessandrina, e che può e deve essere rilanciata, ma a patto che costituisca davvero un volàno di sviluppo per il nostro territorio. E che, naturalmente, si prendano in considerazione esclusivamente progetti che mirino anche alla completa tutela, salvaguardia e recupero della Fortezza. Anche perché, parliamoci chiaro, se si sviluppa un progetto di grande richiamo popolare, questo significa affrontare anche importanti investimenti sul fronte della viabilità e dell’accoglienza. E c’è una serie di autorizzazioni che, per legge, spetta al Comune concedere, e non ad altri.
Insomma, la mossa del Demanio, paradossalmente, rilancia il ruolo degli enti territoriali?
Beh, direi di uno solo, per quanto dissestato, ossia Palazzo Rosso. La Provincia è in fase di scioglimento, la Regione latitante da sempre su questo fronte. E’ il Comune che, nei prossimi mese, deve mostrare che intenzioni ha. Certamente c’è una nuova opportunità di immaginare nuovi percorsi, o provare a praticare qualcuna delle vecchie proposte, o per influire sulle condizioni stesse del bando d’appalto. In ogni caso con la decisione del Demanio, il problema Cittadella si pone in termini nuovi. E’ ovvio che occorrerà partire dal bando d’appalto, ma è altrettanto ovvio che il bando e la concessione stessa possono aprire il campo a scenari davvero inediti. Mi auguro che il comune decida di aprire un
dialogo immediato con il mondo dell’associazionismo. Voglio ricordarlo: se la Cittadella non è ancora completamente chiusa e sepolta è merito di una serie di soggetti collettivi, e di singole persone, che si sono sempre prodigati per non farla morire. Per cui tutti quanti, dal Fai ai Bersaglieri, da Italia Nostra a Rilanciamo Alessandria, a tutti gli altri, devono essere coinvolti in una nuova fase ‘sistemica’. O adesso, o davvero mai più. Noi, come Comitato per la Difesa della Cittadella (costituito da 4 associazioni: Cittadella 1728, Italia Nostra, Pro Natura, Amici della Fraschetta), ma anche allargando il discorso ad altri come l’iniziativa popolare di Franco Dell’Alba, o il consigliere comunale Maurizio Sciaudone, sia pronti a far sentire la nostra voce, e vogliamo vederci chiaro, chiarissimo, su questi progetti di rilancio: che, ripeto, non possono essere una svendita ai privati.
Professor Ratti, lei crede sempre ad una dimensione europea del progetto di rilancio?
Assolutamente sì: e ad una dimensione fortemente culturale, ma in senso appunto continentale, non localistico. Consideriamo che strutture come la Cittadella (che porta con sé, attenzione, anche tre Forti esterni altrettanto abbandonati: Bormida, Ferrovia e Acqui) sono ormai rarissime in Europa: ce n’è una simile alle porte di Parigi, ma inserita ormai in un contesto di banlieue e urbanizzazione che la rende meno appetibile, sul piano della valorizzazione. Per questo muoversi in sintonia con Bruxelles, nella direzione che è stata stimolata nei mesi scorsi da Tino Rossi e Barosini, con la presenza qui in Cittadella nelle settimane scorse di un tecnico dell’Unione Europea esperto di finanziamenti, diventa essenziale. Però serve un progetto vero, importante, e pensato appunto non come alessandrino, ma come minimo come italo francese. Naturalmente è un percorso enorme, e in divenire, che non esclude una articolazione di utilizzi. Sento parlare di grandi eventi musicali: a determinate condizioni, perché no? Anche se la Cittadella, rimango convinto, non può certo essere solo quello, e c’è una dimensione, quella dei Musei militari ormai tutti in dismissione in Italia, per tanti motivi, che potrebbe trovare qui la sua casa naturale, con un appeal davvero di dimensione internazionale. L’importante è che ora la politica alessandrina dimostri di esserci, e di saper esercitare un ruolo di guida e coordinamento, al di là delle singole parrocchiette.
Ma lei è fiducioso professore? Chiuda gli occhi e ci dica, tra un anno, come immagina la situazione della Cittadella….
(sorride, ndr) Mi sa che questo è il momento di tenerli bene aperti, gli occhi, perché può succedere di tutto, e le prossime settimane saranno decisive. Se penso alla gestione sciagurata della Fortezza degli ultimi 10 anni, e alla logica dello ‘spezzatino’ avviata dalla giunta Fabbio, e nei fatti continuata dal centro sinistra, non posso dire che la fiducia sia oggi il mio sentimento prevalente. Ma la speranza, quella deve esserci sempre: se ripenso a quando, nel 1993, riaprimmo per la prima volta la Cittadella restituendola per un giorno alla città, con l’associazione Amici del Plana, e a quanto fu emozionante e ci abbiamo creduto, dico che non possiamo mollare proprio ora.
Diamoci tutti da fare, però!
Ettore Grassano