“Il vero competitor del commercio tradizionale oggi non è più la grande distribuzione (alle prese anch’essa con un ‘cambiamento di pelle’), ma, dati alla mano, sono le vendite on line. Per questo, come Ascom, ci stiamo attrezzando per lanciare, a breve, un progetto di portale web indirizzato alle diverse categorie merceologiche: è il futuro!”. Luigi Boano, ormai ‘storico’ presidente dell’Associazione Commercianti provinciale, ci riceve la mattina di buon’ora nel suo ufficio di via Modena, e ci racconta come e in quali direzioni l’associazione si sta muovendo, in un momento tanto delicato per il settore, “ma in verità per tutto il nostro sistema economico: noi semplicemente siamo il penultimo anello della filiera, la distribuzione. E l’ultimo sono i consumatori, ossia coloro che stanno soffrendo più di tutti”.
Presidente Boano, qualcuno dice che le associazioni di categoria del commercio non sanno che pesci prendere, e non fanno fronte comune contro l’emergenza: mancherebbe un progetto d’insieme, insomma…
Non è assolutamente così, ed è ormai un vizio italico, oltre che alessandrino, quello di criticare a priori, senza conoscere. Ma partiamo dallo scenario, se mi consente: che è quello nazionale, in cui il commercio ha subìto una forte recessione, a causa del drastico calo dei consumi. E qui, mi spiace dirlo perché anche questo in fondo è ormai un luogo comune, ma la politica ha davvero responsabilità pesanti. E non dico in astratto: parlo di iva in costante aumento, di tasse dirette e indirette a livelli insostenibili per qualsiasi esercente. Ma le pare possibile che a noi un dipendente costi 2.500 euro al mese, e lui se ne metta in tasca solo 1.200? Ora sentiamo parlare di cuneo fiscale, di inversione di tendenza per il 2014, e come sempre siamo fiduciosi, perché è nel nostro dna esserlo, e in questo momento è anche doveroso. Ma è un fatto che, a fine ottobre, ancora non sappiamo se pagheremo l’Imu di dicembre, e a quanto ammonterà la Tares: che l’anno prossimo a quanto sembra cambierà ancora nome, e magari aumenterà ulteriormente: mi dice lei, in queste condizioni, una piccola o piccolissima impresa che pianificazione può fare?
Tutto vero presidente: e poi c’è Alessandria, con la sua ‘crisi nella crisi’: ma davvero c’è tutta questa povertà in città, o c’è anche un po’ di retorica nel piagnisteo quotidiano? In fondo questa è un’area con risparmi elevati, e buona parte della cittadinanza a reddito fisso e garantito. Almeno per ora…
E’ vero, ma ci sono anche fasce di popolazione che la crisi l’hanno già sentita davvero sulla loro pelle. E poi è pesantissimo il fattore psicologico: noi negozianti, che siamo a contatto diretto con la gente, lo constatiamo ogni giorno. La gente non scherza più, e non parla delle tante amenità quotidiane. Siamo tutti diventati monotematici: la crisi, il dissesto, il futuro nero. Tocca a tutti fare la propria parte, e cercare di invertire la tendenza: e molti commercianti alessandrini, vorrei sottolinearlo, hanno deciso di ‘assorbire’ il nuovo aumento Iva, senza ricaricarlo sui clienti.
Ma, a livello di esercizi commerciali cittadini, prevedete ulteriori contrazioni a fine anno?
Direi che la situazione è critica, da questo punto di vista, già da un paio d’anni, e certamente le cessazioni di attività superano di parecchio le nuove aperture. Però non è tutto negativo: e anzi noi siamo i primi, quando veniamo interpellati da aspiranti commercianti (giovani, o anche meno giovani) a non scoraggiarli, ma anche a metterli all’erta dai rischi, e dalla necessità di fare un percorso guidato e calibrato. Con un bel business plan, per parlare impegnativo, che consenta di calibrare rischi e obiettivi. E, glielo dico in anteprima, stiamo per lanciare un vero e proprio percorso formativo ‘strutturato’, per chi desidera aprire una nuova attività. Perché davvero quello del commerciante è un lavoro bellissimo, e gli spazi per farlo con soddisfazione ci sono, e ci saranno sempre. E’ la storia del mondo che lo insegna, a saperla guardare con un po’ di distacco. Certo, le modalità cambiano, e bisogna sapersi adeguare. Ma i commercianti sono coriacei, non mollano mai, e sanno trovare sempre nuove strade e percorsi.
E oggi quali sono questi percorsi?
La flessibilità è un elemento essenziale. Nel sapersi riposizionare, così come nell’accettare una notevole elasticità di orario. Non è il momento di alzare steccati in questa direzione. E poi dobbiamo saper rendere le nostre attività sempre più gradevoli, andando incontro al cliente, alle sue esigenze. Se lo facciamo tutti insieme, il risultato sarà un’Alessandria più accogliente, nel suo insieme. Chi passa in città, anche occasionalmente, deve avere l’immagine di una città viva, vivace, e aver voglia di tornarci.
Che però, presidente Boano, non è esattamente la sensazione che si ha oggi. Le varie feste commerciali tematiche, con aperture domenicali, servono da questo punto di vista a rivitalizzare il panorama commerciale?
Secondo noi poco e niente: è durante la settimana, dal lunedì al sabato, che dobbiamo essere innovativi e propositivi. Le aperture domenicali degli esercizi commerciali ce le siamo ‘inventate’ una decina di anni fa, con cadenza al massimo mensile. Ma francamente mi pare che oggi, moltiplicandosi le iniziative, l’impatto in termini di novità, e di reale business aggiuntivo, sia pressoché scomparso. Aggiungiamoci poi che spesso sono feste basate sulle bancarelle, e sull’arrivo di decine o centinaia di ambulanti da fuori: non mi pare che, al commercio tradizionale, portino grande vantaggio.
E la grande distribuzione? Ora si torna a parlare del progetto di un nuovo ipermercato nell’area ex zuccherificio: ce n’è bisogno?
La grande distribuzione ha dinamiche proprie, e attraversa anch’essa in questa fase un momento di ripensamento, e di riorganizzazione dell’offerta. No, Alessandria non credo abbia davvero necessità di un nuovo grande ipermercato nella sua cintura esterna, diciamo così, dove già ne abbiamo in abbondanza. Sento parlare di Spinetta, e ad un certo punto si è parlato anche di un altro progetto a Castellazzo, che ora pare essersi fermato. L’area ex zuccherificio però, lo dico da alessandrino prima ancora che da commerciante, non può mica rimanere così com’è: è un biglietto da visita fatiscente, un simbolo di decadenza messo proprio alle porte della città. Ora poi si è aggiunto il Palazzo dell’Edilizia….Credo proprio che quell’area vada rivitalizzata, ma pensando a formule davvero innovative. Quella dei parchi di divertimento, ad esempio. Senza escludere peraltro che, anche lì, attività commerciali di tipo tradizionale possano trovare un nuovo sbocco: e torniamo al concetto di flessibilità, e di sapersi reinventare.
Da più parti, presidente, si parla anche di valorizzazione della ex caserma Valfrè: c’è chi vorrebbe farne la Cittadella della Giustizia, chi pensa ad un centro fieristico, ma anche chi ipotizza un utilizzo in chiave commerciale….
Sono tutti progetti che devono, se ci sono, essere analizzati nel dettaglio. Io ci andrei cauto con l’idea di spostare però il baricentro commerciale dalle attuali vie del centro, attorno a piazzetta della Lega e a Corso Roma, in zona Valfrè. Temo che i costi (anche in termini di svalorizzazione del patrimonio immobiliare cittadino) sarebbero più dei benefici. Torno, invece, a ribadire che l’amministrazione comunale alcune cose facili, di buon senso e di grande impatto immediato potrebbe farle, a partire da una viabilità e da un piano parcheggi più razionali, e meno penalizzanti per chi vuole andare in centro a fare acquisti, o anche solo al bar. Perché mai non ripristinano le due ore di parcheggio gratuito in pausa pranzo, ad esempio? E perché, come si fa altrove, non avviare una politica di ‘parcheggio gentile’, per cui se si ‘sgarra’ di pochi minuti rispetto al pagamento non scatta implacabile la multa, ma semplicemente un costo leggermente maggiorato da pagare immediatamente?
Non abbiamo parlato di banche, e di credito….
(sorride, ndr) Dobbiamo proprio? La situazione è quella che sappiamo, purtroppo. Le banche io non le demonizzo, fanno il loro mestiere, che è quello di prestare soldi. E oggi, con tutti i vincoli imposti dagli accordi di Basilea, lo fanno con criteri molto rigidi. Purtroppo però devono capire che questa eccessiva rigidità, soprattutto nei confronti delle piccole e piccolissime imprese, come quelle del commercio, genera una vera e propria paralisi del sistema, che in fin dei conti poi danneggia anche loro. Speriamo che arrivino segnali di maggior apertura: ad oggi la situazione, che monitoriamo costantemente, è di grande difficoltà.
Presidente Boano, da pochi giorni la Camera di Commercio ha un nuovo presidente, Gian Paolo Coscia, eletto anche con il voto dei commercianti: da lì possono arrivare segnali importanti?
Intanto sottolineerei che il presidente Coscia ha avuto il consenso di tutte le associazioni del nostro comparto, a proposito di segnali di sensibilità comune. La Camera di Commercio può e deve giocare un ruolo di primissimo piano nel rilancio del nostro territorio, e sono certo che così sarà: e non importa, guardi, se il presidente è un industriale, un agricoltore come in questo caso, o un commerciante. Quella deve essere davvero la casa comune di tutte le imprese, e svolgere un ruolo essenziale di rappresentanza, di stimolo e di progettualità.
Ettore Grassano