Le botte di nostalgia a volte aiutano a stare a galla. Amori andati a farsi benedire, la tenera età che adesso è solo un ricordo, glia anni andati e che non torneranno più.
L’importante è essersela goduta come dicono tutti. Allora avanti.
Sono qui che aspetto davanti al servizio bancomat di Piazza Mentana, ecco che qualcosa si fa spazio nella memoria, muove i ricordi.
Oh, quanti ricordi…
Quello che mi rimbalza davanti agli occhi nell’attesa del mio turno in coda davanti alla banca (dove un tempo c’era un negozio di commestibili, il famoso butiè, bottegaio per chi non sapesse), spaziando con lo sguardo qua e là, è la trasformazione della città, di un’Alessandria che sembra smarrire la sua identità e diventa quasi anonima.
Come dice il mio grande amico Danilo Arona questa è una città che conosco nei suoi aspetti più nascosti. Purtroppo sta cambiando troppo velocemente e sta diventando un’altra cosa… più aliena, meno nostra. Gli alessandrini puri sono ormai pochissimi, mi dicono circa 12.000 su una popolazione di quasi 100.000. è un mondo che sta scomparendo quello della vecchia Alessandria, se ne va lentamente e la mia generazione se ne va con lei. Non c’è nulla da fare per opporvisi. i vecchi sopravvissuti, quelli che parlano ancora il nostro straordinario dialetto scrollano la testa con rassegnata amarezza e dicono che non c’è più nessuno in giro con cui dividere la straordinaria filosofia del cü sgarà.
E bravo Danilo. Mi hai toccato nel vivo e poi la metti su quell’ironia che contraddistingue i mandrogni che usano buttarla in vacca, ma intanto nascondono dietro una battuta o una frase messa lì, tanto per dire, una filosofia profonda.
Io sono nato in Pista, ancora oggi considerato il quartiere più In della città, quello abitato, detta alla mandrogna con la filosofia del cü sgarà, dai calamaretti, gent con la spüssa suta u naš. Ho abitato i primi anni in Corso Romita che un tempo si chiamava Circonvallazione Liguria. Era una strada non asfaltata che rappresentava con l’attuale Via del Coniglio denominata un tempo la Strà Fonda le Colonne d’Ercole di Alessandria perché dopo c’erano distese di campi che si perdevano a vista d’occhio.
La mia infanzia l’ho trascorsa in Piazza Mentana. Io, come tanti della mia generazione pistaioli doc, sono figlio di quella piazza che ci ha accomunato nel gioco e nelle emozioni e che ha avuto altri figli prima di noi. Tra tutti quella banda di ragazzi studenti di famiglie piccolo borghesi che si formò all’indomani dell’8 settembre del 1943, il nucleo combattente dei GAP che compì le azioni più audaci di guerriglia urbana.
Quel gruppo ebbe tra i suoi caduti Ennio Massobrio, il primo e il più giovane partigiano combattente della città.
Niente li ricorda quei giovani se non la memoria dei nostri vecchi, i più ormai portati via dal destino irreversibile, quello cui nessuno può sottrarsi.
Dalla resistenza ai giochi a calcio e non solo negli anni 60 ne ha viste quella piazza che divideva la Pista dal Rione Cristo, che contiene ancora tante e tante piccole storie dei nostri giochi e dei nostri ritrovi da bambini.
Aihmè il tempo scorre inesorabile, le generazioni si succedono, la città si trasforma. Come diceva Gianni Fozzi tanto per citare un grande e se uv piaš nent purtè pažienša perché l’è ‘l mond che l’è luc, ma luc dabon.
E noi… quanta nostalgia.