Il bianco dei marmi di Auguste Rodin trionfa su assi di legno grezzo, sostenute da tubi Innocenti di colore rosso pompeiano rifiniti in oro. La sensualità è respirabile, veli come garze ricordano lo studio parigino dell’artista: questo è l’allestimento realizzato nella Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale a Milano per la grande retrospettiva dedicata al genio della scultura, considerato nella storia dell’arte secondo soltanto a Michelangelo.
Con sessantadue opere provenienti dal Musee Rodin di Parigi prende vita in quel di Milano una mostra emozionante e suggestiva, una prima assoluta in Italia.
Il marmo è un materiale ricco di riferimenti all’antichità, al mito dell’Antica Grecia e all’Italia rinascimentale. La tradizione ci ha insegmato che la scultura ha per oggetto il corpo nudo ed il marmo è considerato il materiale più adatto a restituire la sensazione della carne, acquisendo sotto lo scalpello dello scultore la morbidezza e il calore, tramutandosi così in materia palpitante. Rodin sa giocare con grandissima abilità con luci e ombre, incavi e sporgenze, e proprio in questo risiede la sua forza e la sua rivoluzione. Nel pensiero classico il compito dell’artista è quello di portare il marmo verso la trasparenza, cancellandolo dietro la forma. In Rodin ciò non avviene.
Nella mostra il percorso si divide in tre sezioni, quella dell’illusione della carne, dove si possono ammirare una serie di opere incredibili per bellezza come Il naufragio o La donna piangente ed il celeberrimo Bacio degli amanti, che scandalizzò la Francia di fine Ottocento, in cui da un blocco di marmo grezzo Amore e Psiche emergono in un abbraccio voluttuoso, giovani corpi levigati, opera ricca di connotazioni erotiche ispirata alla favola di Apuleio.
La seconda sezione propone alcune fra le opere più conosciute del grande maestro e mostra la piena maturità raggiunta, con figure sensuali dove i corpi sono slanciati nello spazio e paiono torcersi. Sono ritratti suggestivi e vibranti, come il busto dedicato alla compagna Rose Beuret, le bellissime Mains d’Amant, o Il Segreto, uno dei capolavori, dove due mani destre identiche si uniscono, slanciandosi come in offerta, in mezzo una scatola racchiude un segreto inconfessabile…..E poi Mano di Dio, la mano che crea l’uomo e la donna da un grumo di terra, la mano dello scultore che crea l’opera d’arte.
Nella terza sezione vi è la Poetica dell’Incompiuto, con alcuni dei più bei ritratti realizzati da Rodin, come quello dedicato a Victor Hugo o a Puvis de Chavannes e ancora di Marie Fenaille, con la testa adagiata sulle mani in struggente abbandono. Questo periodo inizia verso la fine degli anni ottanta dell’800 e segna la gloria assoluta per lo scultore, che gioca con le forme in contrasto: l’opera emerge incompiuta e levigata dal blocco grezzo, dove appaiono riconoscibili gli strumenti usati.
Il ruolo del non finito è fondamentale nella poetica di Rodin. Rodin declina la propria opera in virtù del materiale usato proprio per suggestionare e creare una sorta di illusione erotica della carne attraverso la pietra. Egli aveva un rapporto speciale con il marmo ed i suoi contemporanei lo vedevano come un dominatore della pietra. Le sue sculture danno vita e forma all anima moderna, dando nuovo senso alla materia classica per eccellenza e destinata per natura all’immobilità.