“Unità, coesione, concretezza: la nostra provincia è ricca di eccellenze, in tutti i comparti economici. Dobbiamo solo crederci, rimboccarci le maniche e valorizzarle al meglio”. Gian Paolo Coscia è seduto solo da pochi giorni alla sua scrivania di presidente della Camera di Commercio di Alessandria, ma mostra di avere le idee chiare, e la consapevolezza di assumere l’incarico in un momento particolarmente delicato. Quando arriviamo a trovarlo, è alle prese con le diverse funzioni del moderno centralino telefonico presidenziale, in effetti piuttosto simile, alla vista, alla ‘plancia’ di comando dell’Enteprise, la nave spaziale di Star Trek. Ma la fantascienza, come battuta, ci serve solo per rompere il ghiaccio. Poi via subito con una serie di domande su questioni molto più ‘terrene’, e territoriali.
Presidente, risultato elettorale come da pronostico, ma c’è stata battaglia. Come sono, e saranno, i rapporti con il suo ‘competitor’ Adelio Ferrari (presidente di Confartigianato Alessandria, ndr)?
C’è stato un confronto vero, come è giusto che sia. Ferrari è una persona capace, di valore, e credo che, mai come oggi, sia necessario, una volta confrontatici, remare tutti nella stessa direzione. Io sono una persona positiva, ottimista per natura. E credo che la nostra provincia sia ricca di eccellenze economiche, in tutti i comparti. La Camera di Commercio, che è la casa di tutte le imprese, deve riuscire ad operare una sintesi rappresentativa, in un’ottica di collegialità. Il che non vuol dire che saremo sempre per forza tutti d’accordo su tutti i temi: ma significa che noi, come Camera, dovremo saper rappresentare la sintesi dei diversi interessi di categoria, guardando al bene di tutto il territorio.
Quindi il primo agricoltore che conquista i vertici della Camera di Commercio è un’immagine efficace ma riduttiva?
Dal momento in cui si viene eletti, si smette di essere rappresentativi solo di una categoria, e si opera per l’interesse generale. Certo, le mie precedenti esperienze alla guida di Confagricoltura Alessandria e poi di Confagricoltura Piemonte (che per ora continuerà, non c’è incompatibilità di carica) sono un bagaglio che mi porto dietro, e che spero possa venire utile. Ma, in questo nuovo incarico, il mio punto di riferimento sarà lo statuto camerale. Lì dentro, all’articolo 1, c’è tutto l’essenziale: è attualissimo.
Ossia autogoverno del sistema delle imprese, ma anche sostegno al loro sviluppo, “favorendone l’apertura ai mercati internazionali e l’inserimento nel mercato globale”?
Esattamente così. La nostra Camera di Commercio rappresenta oltre 45 mila imprese, e un sistema di autentiche eccellenze praticamente in ogni comparto. Siamo concreti: Alessandria e la provincia non hanno magari la Torre di Pisa, o il Colosseo. Ossia il monumento simbolo, che possa rappresentare un autentico elemento di ‘richiamo’, con riferimento a grandi numeri naturalmente. Però in campo industriale, artigianale, logistico, commerciale, agricolo abbiamo tanti punti di forza (anche nel pieno della crisi che stiamo vivendo, e che sarebbe sciocco sottovalutare), che devono e possono rappresentare un elemento su cui puntare per ripartire, e ricominciare a crescere.
Puntando sull’export, in primis?
E’ un fatto che, anche in questi anni complicati, l’export nel nostro territorio ha prodotto e sta producendo numeri importanti. Quindi bisogna insistere, e supportare anche, in questa direzione, quelle aziende che magari da sole, per ragioni dimensionali o altro, fanno fatica a muoversi. Penso ad agevolazioni dirette per la partecipazione alle fiere internazioni, e alla necessità di proporre azioni concordate con le diverse associazioni di categoria. Unioncamere e Regione Piemonte mettono a disposizione strumenti e progetti importanti, sfruttiamoli di più: e puntiamo anche su partnership o joint-venture tra aziende piemontesi. E poi export vuol dire anche formazione: vogliamo puntare su una maggiore integrazione tra l’ufficio promozione e internazionalizzazione e lo sportello impresa, attualmente già esistenti e operanti in modo distinto. E offrire alla piccole aziende che intendono aprirsi ai mercati internazionali un servizio di consulenza, in cui un esperto possa valutare con le aziende stesse il livello minimo di organizzazione e di investimento strutturale necessari per avere buone possibilità di riuscita.
Poi c’è la questione del credito, presidente Coscia. E’ davvero così drammatico, oggi, il rapporto tra imprese e banche?
E’ molto delicato, e centrale. Mi rendo conto che esistono vincoli e regole, anche sul fronte delle banche, per cui ognuno cerca di fare bene il proprio mestiere, e di prendersi meno rischi che può. Però dico anche:perché non guardarci attorno, e ‘clonare’ anche esperienze positive che altrove stanno dando dei risultati. Penso, in particolare, alla necessità di creare, in collaborazione con le fondazioni bancarie del territorio, un fondo di garanzia per azioni di sostegno al credito, sia con interventi in abbattimento tassi che di sostegno ai fondi di garanzia dei confidi. La Camera di Commercio può, oltre che mettere anche risorse proprie, svolgere il ruolo di ‘collante’, e di cabina di regia. Ma bisogna fare presto.
Lei cita anche, nel suo programma di mandato, le opportunità legate a Expo 2015. Ma è vero che ci sono, e in cosa consistono? Perché chi arriva a Milano per l’Expo dovrebbe venire anche nell’alessandrino? A fare cosa?
L’Expo 2015 può certamente avere ricadute benefiche anche su territori limitrofi a Milano, come siamo noi, almeno per buona parte della provincia. Si tratta di una vetrina internazionale, mondiale, che porterà sul territorio, ad una manciata di chilometri da qui, un numero imponente di persone. Bisogna però saperle intercettare, e per questo sono fondamentali partnership e accordi, a livello pubblico ma poi soprattutto tra operatori privati, sul fronte delle province di Milano, Pavia, Vercelli, Novara. Che l’alessandrino possa offrire opportunità, di tipo turistico, culturale ed enogastronomico mi pare indubbio. Naturalmente bisogna fare sistema, far sapere che ci siamo, e che abbiamo un’offerta adeguata. E lavorare anche sul fronte dei trasporti.
Presidente Coscia, una riflessione sull’agricoltura però dobbiamo farla. E’ uno dei comparti che maggiormente hanno retto all’urto della crisi, e i giovani sembrano tornare ai campi come scelta consapevole, e non come ripiego. Anche l’alessandrino riscopre la sua vocazione agricola?
Beh, intanto ricordo che la nostra è la prima provincia in Italia per produzione di cereali, da sempre (la seconda è Bologna), e che siamo i primi anche per la presenza di marchi doc nel vitivinicolo. Guardando agli ultimi due anni: nel 2012, in effetti l’andamento è stato molto positivo, sul fronte dei prezzi dei prodotti. Non altrettanto il 2013, che ha visto contrazioni del prezzo dei cereali, ad esempio, anche del 30-40%, mentre per fortuna il prezzo delle uve rimane a buoni livelli. Certamente l’agricoltura rimane per noi un asset strategico, su cui puntare. Ed è vero che non pochi giovani scelgono di investire in questa direzione. Magari puntando su percorsi nuovi e coltivazioni specialistiche. L’agricoltura è uno dei comparti economici più stabili sul fronte della patrimonializzazione: la terra c’è, rimane, e sul mercato le sue quotazioni sono in crescita. E’ tassata, ma per il momento siamo riusciti ad evitare iper tassazioni straordinarie, che metterebbero in ginocchio il settore. Il problema è, molto spesso, la redditività: ed è in questa direzione che occorre lavorare. Perché, naturalmente, di solo patrimonio scarsamente fruttifero non si può campare.
Ettore Grassano