Non è una novità, ma esistono storie che la dicono lunga. Sul nostro presente e sul futuro che incombe. Questa – che ha già raggiunto una certa notorietà, ma non tutta quella che meriterebbe – è a dir poco incredibile.
Si svolge in Canada oltre una ventina di anni fa. Lì una coppia di agricoltori, Percy e Louise Schmeiser, gestiscono la propria azienda agricola, tentando di usare meno pesticidi possibili per riconvertirsi al metodo biologico. Nel bel mezzo di questo progetto i loro campi di semi di colza subiscono una contaminazione da colza OGM. Invece che venire risarciti, come dovrebbe accadere in un mondo normale, gli Schmeiser sono citati in giudizio dalla famosa multinazionale che detiene il brevetto su scala planetaria, ovvero la Monsanto.
E sono chiamati in giudizio per “detenzione illecita di materiale brevettato”, con la richiesta di 120.000 dollari di risarcimento perché nella loro colza è finita quella manipolata della Monsanto.
La causa si protrae per sei anni e si conclude con la condanna degli Schmeiser: come la si direbbe a Napoli, cornuti e mazziati. Il vento ti deposita nel campo il contagio altrui e c’è chi ti accusa – dimostrando che è vero – di avere rubato. Ma ecco come la racconta Percy, oggi in pensione: “Innanzitutto non importa come una pianta geneticamente modificata entri nel campo di un contadino. Il modo più comune in cui può avvenire è l’impollinazione, o il trasporto dei semi da parte del vento, di uccelli o altri animali. Dal momento in cui avviene la contaminazione, il raccolto e le sementi non sono più tue, ma di chi le ha contaminate. L’intero raccolto dei nostri campi di colza del 1998 è andato alla Monsanto. Il giudice decise anche che non avevamo il diritto di riutilizzare di nuovo le nostre sementi. I semi che ci erano costati cinquant’anni di lavoro e di selezione non erano più nostri: questo è ciò che sconvolge gli agricoltori di tutto il mondo quando ne parlo, ovvero che un contadino che utilizza metodi convenzionali o biologici può perdere tutto da un giorno all’altro”.
Casualità o il grande complotto dei furbi che hanno i soldi per comperarsi il pianeta? Ognuno può pensarla come crede, ma non può ignorare che da anni le multinazionali dell’OGM stanno bussando alle porte dell’Europa e dell’Italia per poter impiantare i propri semi su larga scala, determinando così la fine di fatto delle colture tradizionali e naturali. “Non è affatto possibile la coesistenza”, dice Schmeiser, “e dalla mia esperienza di mezzo secolo da contadino so che se viene introdotto un gene modificato in un qualsiasi organismo, questo gene sarà dominante. Alla fine il gene modificato prevarrà. Non è possibile avere allo stesso tempo in un qualsivoglia paese coltivazioni OGM e biologiche o convenzionali. Il rischio è che alla fine tutto diventerà OGM.
Credetemi, gli agricoltori biologici delle praterie del Canada non possono più coltivare la soia o la colza. Tutti i nostri semi adesso sono contaminati da OGM. La possibilità di scelta è stata tolta sia agli agricoltori biologici che a quelli convenzionali.”
Europa, svegliati… Ma so bene che è pura retorica. All’Europa, regno del business, su certe tematiche piace dormire.